Tra la terra e il cielo: viaggio in Patagonia – quinta e ultima parte

Stamattina la temperatura è calata molto e il vento è notevolmente più freddo dei giorni precedenti. Dopo la colazione ci spostiamo in auto al parcheggio del porto in modo da avere l’auto comoda al ritorno dall’escursione. Poiché di tanto in tanto scende anche qualche goccia, stabiliamo che è il momento propizio per immergerci nei numerosi negozi di Ushuaia, approfittandone così per conoscere meglio la città. Alle 14.30 facciamo ritorno al porto e alle 15 partiamo per l’escursione. Fortunatamente ha smesso di piovere, anche se il freddo insistente ci spinge a ripararci all’interno della barca.

La prima sosta della barca è di fronte all’isola dei leoni marini, dove abbiamo la possibilità di osservarli molto da vicino, ammassati sulle piatte rocce delle scogliere.

 Di enorme fascino è anche l’isolotto dei cormorani.

Ci spostiamo poi all’isola del Faro di San Juan de Salvamento, reso famoso da Jules Verne ne “Il faro in capo al mondo”. L’ultima tappa è un’isola sulla quale scendiamo per raggiungere, in un quarto d’ora di cammino, un punto di vista privilegiato su tutto il canale di Beagle.

Facciamo ritorno intorno alle 19 e alle 20 scegliamo un ristorante specializzato nell’asado.

Oggi è il nostro ultimo giorno a Ushuaia, o meglio, la nostra ultima mezza giornata. Scegliamo di ascoltare il consiglio di Fernando e di sfruttare la mattinata andando al Glaciar Martial che dista pochi km dalla città. Infatti, dopo soli 10 minuti di auto, arriviamo a un posteggio dove lasciamo l’auto e prendiamo una seggiovia che, con 50 pesos a testa, ci porta nel punto in cui partono diversi percorsi, alcuni appunto diretti al ghiacciaio. Noi non abbiamo sufficiente tempo per il ghiacciaio ma decidiamo comunque di percorrere un sentiero che ci permette di godere della vista dall’alto della città e del canale. Terminata l’escursione, ci rechiamo al campeggio di Fernando per prendere accordi sulla restituzione del veicolo.

Abbiamo ancora il tempo per un pranzo per cui ci dirigiamo alla famosa Panaderia di Ushuaia dove assaporiamo dolci ed empanadas tradizionali. Alle 14.30 puntuali siamo all’aeroporto. Spegniamo l’auto con il contachilometri che ci dice che abbiamo fatto in tutto 5465 km. Dopo un veloce check, le foto di rito e i doverosi ringraziamenti, ci dirigiamo all’imbarco.

Alle 20.30 atterriamo a Buenos Aires. Ad attenderci c’è il pick up inviato da Oscar che in un quarto d’ora raggiunge il nostro hotel, l’Aspen Square, albergo molto bello, con camere ampie e piscina e solarium molto curati (120€ a notte a camera).

Sono salita in camera da appena 10 minuti quando ricevo una telefonata dalla reception che mi avvisa che il mio amico Manuelo è nella hall che mi aspetta. Manuelo e la fidanzata Clementina si sono trasferiti a vivere a Rio de Janeiro per alcuni mesi e hanno deciso di venire a fare una piccola vacanza a Buenos Aires proprio nei giorni da noi programmati così da poterci incontrare. Ceniamo nel quartiere in cui è situato il nostro albergo, Palermo Vecchia, zona molto frequentata dai giovani perchè ricca di locali. Noi ci sentiamo un po’ frastornati da tutta questa confusione e sentiamo già nostalgia per i silenzi della Patagonia.

Dopo una splendida colazione ci incamminiamo per andare a visitare la città. Oggi siamo in 6 perché con noi ci sono anche Clementina e Manuelo. Nonostante una leggera brezza fa molto caldo, ci aggiriamo sui 35 gradi e non c’è una nuvola in cielo. Prendiamo la metropolitana per raggiungere il centro della città. Architettonicamente Buenos Aires ha un carattere molto europeo.
Ammetto che nessuno dei principali monumenti mi conquista. Procediamo a piedi fino a Puerto Madero, la zona più moderna e ricca della città, dove facciamo una lunga camminata lungo fiume. La passeggiata è ricca di ristoranti e locali di diverso genere. Procediamo ancora a piedi verso il quartiere Recoleta, dove giriamo un po’ per il mercato e dove visitiamo il più famoso cimitero storico argentino in cui è seppellita anche Evita Peron.

Siccome si sono fatte le 17, Sara ed io decidiamo di tornare in albergo per goderci qualche ora di sole nel solarium dell’albergo. Appena arrivata in albergo mi rendo conto di essermi scottata passeggiando per la città. Purtroppo avevo sottovalutato questo sole!

Ceniamo di nuovo tutti insieme anche per salutarci perché domani Clementina e Manuelo dovranno partire. Scegliamo Palermo Soho, quartiere ricco di ristoranti che in meno di mezz’ora raggiungiamo a piedi dal nostro albergo.

L’indomani cambiamo strategia preferendo le due ore di piscina al mattino. A mezzogiorno abbiamo appuntamento con Gabri e Max per continuare la visita della città. Ci informiamo per prendere un pullman che ci porti al quartiere Boca poiché la metropolitana non ci arriva. Ci mettiamo circa mezz’ora ad arrivare al celebre quartiere italiano. Il posto è molto bello, case colorate, ballerini di tango per le strade, negozi e ristoranti. Bello ma molto, anzi troppo, turistico.

Ci spingiamo fino al mitico stadio del Boca Juniors, più noto con il nome di Bombonera. Da lì procediamo a piedi in direzione San Telmo, quartiere che raggiungiamo dopo un’oretta di passeggiata. San Telmo è noto per essere uno dei quartieri più antichi della città e proprio per questo ospita molti negozi d’antiquariato. Oggi è domenica per cui, in tutta la via principale, si svolge il mercato. Ci rendiamo presto conto che è un mercato infinito, tanto che termina in Plaza de Mayo.

Da Plaza de Mayo prendiamo la metropolitana per tornare in albergo. E’ ora di fare le valigie. Per la cena scegliamo nuovamente Palermo Vecchia.

Scendiamo per fare colazione e troviamo già Oscar che è passato per salutarci. Siamo proprio contenti di aver avuto a che fare con una persona come lui e ci auguriamo di riuscire a incontrarlo presto, magari ospitandolo in Italia! Alle 10.40 arriva il pick up, sempre compreso nel pacchetto offerto da Oscar, che in poco meno di un’ora ci porta all’aeroporto internazionale. Alle 14.15, dopo una coda infinita e aggiungerei, scandalosa, al check in, decolliamo in direzione Roma. Volo pessimo: arrivati alle utime file non c’era più la possibilità di scegliere il pasto perché avevano esaurito la pasta, film in prima visione non disponibili, monitor che indicano la rotta e il tempo percorso di viaggio non funzionanti. Volare Alitalia non è stata una bella esperienza.

La Patagonia insegna la pazienza e l’ottimismo: puoi procedere per ore senza che il paesaggio muti di un solo particolare, ma bastano pochi secondi per trovarsi improvvisamente catapultati nella meraviglia più assoluta. E non si avranno mai abbastanza occhi per poter assaporare lo spettacolo della terra e del cielo che avanzano all’unisono in un’armonia di forme e colori.

 

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