La rivoluzione silenziosa delle donne afghane

Sono tornati a volare gli aquiloni in questo venerdì di ramadan sulla collina che domina Kabul

È con queste parole che si apre il libro Afghanistan a volto scoperto – La rivoluzione silenziosa delle donne, un libro fotografico realizzato dalla Fondazione Pangea in collaborazione con il fotogiornalista Ugo Panella. Parole di speranza che fanno riferimento a un semplice gesto, proibito per anni dal governo talebano in nome di un esasperante fanatismo religioso. Un gesto divenuto simbolo di una libertà a lungo inseguita e poi promessa da una guerra “di liberazione” condotta dalle potenze occidentali al prezzo di migliaia di vite innocenti.

Il libro di Ugo Panella non è affatto un quadro confortante di sogni realizzati e promesse mantenute. È piuttosto un gioco acrobatico in bilico tra speranza e frustrazione, tra gioia e paura. La bellezza di una terra maledetta, intrisa nel sangue delle sue vittime, si fonde con lo sguardo degli umili protagonisti che giorno dopo giorno continuano a sopportare soprusi e ingiustizie.

Per chi è costretto a vivere un quotidiano avaro di speranze concrete in un luogo senza apparente identità, fa fatica a riconoscersi in quelle promesse che avrebbero dovuto regalare democrazia, progresso e pace stabile

Tra chi la liberazione la vive ancora come un sogno lontano, le donne occupano senz’altro un posto di rilievo in questo libro carico di emozioni profonde. Il burqa, le violenze e la miseria disegnano un quadro composto da case di argilla e legno, discariche di periferia e colline polverose. Al centro della città il progresso è testimoniato da sterili centri commerciali e palazzine pretenziose che poco hanno a che vedere con le condizioni in cui versa la maggior parte della popolazione. La guerra si rivela come il banale investimento finanziario di potentati locali e organismi stranieri, coltivatori d’oppio e mercanti d’armi, politici corrotti e spietati mercenari.

Per porre un freno a tutto questo, per denunciare le falle di un sistema imperfetto e intervenire al tempo stesso con azioni concrete, Pangea opera a Kabul da marzo 2003 con un progetto di microcredito affiancato da altri servizi di tipo sociale e finanziario. Le donne coinvolte, provenienti da situazioni di particolare emarginazione sociale ed economica, vengono aiutate a ricostruire la loro vita e quella del loro nucleo familiare tramite lo sviluppo di competenze professionali e di piccoli progetti imprenditoriali. Vengono svolti corsi di alfabetizzazione, aritmetica, diritti umani, igiene e salute riproduttiva, al termine dei quali viene elargito un credito compreso tra i 150 e i 400 euro con cui avviare un’attività remunerativa.

Ugo Panella ha accompagnato l’attività della fondazione con il suo occhio esperto e sempre molto attento. Fotogiornalista sin dagli anni settanta, ha iniziato documentando le guerre civili in Nicaragua, Salvador e Guatemala. I suoi reportage gli sono valsi un ampio successo internazionale e nel 2009 ha vinto il premio Eugenio Montale per il fotogiornalismo. Il suo operato è incisivo, ma sempre carico di grande rispetto e attenzione verso i meno fortunati a cui tenta di dare voce.

Il libro (130 pagine a colori) è disponibile sul sito della Fondazione Pangea e richiede una donazione di 30 euro che verrà devoluta a favore della costruzione di una casa di accoglienza per i bambini di Kabul che ogni giorno, in mancanza di una sicurezza familiare ed economica, sono esposti al rischio di abusi di ogni tipo.

3 commenti su “La rivoluzione silenziosa delle donne afghane”

  1. Grazie Andre per il tuo interessamento.
    Personalmente sono spesso un po’ scettico riguardo alle “organizzazioni umanitarie” all’estero, ma da quel che ho potuto leggere mi sembra che Pangea stia facendo proprio un bel lavoro, basato su obiettivi precisi e il coinvolgimento attivo della popolazione locale. Ugo Panella – di cui un’intervista uscirà a breve su NonSoloTuristi – trasmette con le sue parole una grande passione e un sincero impegno civile e morale nella sua professione.
    Per domande e chiarimenti riguardo alla Fondazione e al libro vi rimando ai contatti di Pangea:
    Sede: Via Carlo Crivelli 26, 20122 Milano
    Tel./Fax: 02.733202
    e-mail: [email protected]
    http://www.pangeaonlus.org

  2. Anche io sono molto scettico riguardo alle “organizzazioni umanitarie” ma come Flavio, ho l’impressione che Pangea si stia muovendo bene, con obiettivi chiari e precisi.

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