Volontariato in Marocco: tribù nomadi del deserto e piccoli studenti di città

Il volontariato internazionale non è solo un modo per rendersi utili durante i propri viaggi e accrescere al tempo stesso le proprie esperienze. È una finestra verso la comunità locale da cui affacciarsi per cogliere aspetti che al comune viaggiatore restano preclusi e intessere in questo modo un legame più intimo con la società di cui si è ospiti.

Io ho approfittato di questa finestra durante il mio soggiorno a Rabat, la capitale del Marocco, e ho ficcato al naso in alcuni progetti realizzati da Projects Abroad, l’organizzazione non governativa con cui avevo collaborato durante la mia avventura in Africa qualche anno fa.

Tra i progetti più interessanti che Projects Abroad ha avviato a in Marocco ce n’è uno legato alla cultura nomade delle tribù del deserto. I volontari hanno la possibilità di vivere per uno o più mesi insieme ad una famiglia di queste tribù, condividerne i ritmi arcaici e assistere i membri nei più semplici lavori quotidiani. Il contributo pratico dei partecipanti non è fondamentale alla sopravvivenza di queste comunità, che da generazioni difendono orgogliosamente le proprie tradizioni contro l’inesorabile avanzata della civilizzazione moderna, ma il pagamento che ricevono in cambio di vitto e alloggio consente loro di acquistare i beni fondamentali che non sono in grado di produrre con le attività di sostentamento tradizionali (agricoltura e pastorizia). Dal punto di vista dei volontari, è un’occasione unica e straordinaria per assaporare la vita nel deserto e cogliere le sfumature di una società affascinante e antichissima.

Le tribù in questione hanno avuto origine da una tribù “madre” nota come Tekhna nata dalla fusione di gruppi etnici Sahrawi – il popolo del deserto – e Berberi – gli abitanti originari dell’Africa settentrionale antecedenti agli arabi. Le tribù sono disseminate sul territorio compreso tra Marocco – tra Agadir e Guelmin – Mauritania e Mali. Alcune tribù contano fino a 3000 individui, ma una stima esatta del numero di componenti è pressoché impossibile a causa della mancanza di un archivio anagrafico (in Marocco le approssimazioni variano tra i 90.000 e i 200.000 individui). Molti di loro si è adattato alla vita sedentaria di città e villaggi, ma altre famiglie sono ancora strenuamente legate a una vita nomade fondata sull’allevamento di cammelli e capre.

Sono soprattutto le donne a realizzare i prodotti poi commerciati dagli uomini nei suk di villaggi e città, come latte, burro e pelli di cammello lavorate. La terra che abitano e il loro stile di vita sono per loro sacri. Oltre che per il commercio, si avvicinano alle città solo per portare i figli a scuola, soprattutto i maschi e molto raramente le femmine. I volontari che scelgono questo progetto devono prepararsi a una vita senza elettricità o acqua corrente. Negli insediamenti non ci sono bagni e l’acqua del pozzo è potabile solo dopo averla portata a ebollizione. Ci si sveglia all’alba e si va a letto al tramonto, e durante la giornata si assiste nelle faccende domestiche e nelle attività legate all’allevamento.

Tra i progetti di volontariato realizzati in città, invece, i più popolari sono quelli legati all’insegnamento. A lavoratori e studenti che desiderano migliorare il proprio curriculum i ragazzi di Projects Abroad dedicano dei corsi di inglese gratuiti, mentre nelle aule di Salé, la città separata da Rabat dal fiume Bouregreg, vengono accolti piccoli alunni provenienti da situazioni disagiate.

Raccolti nelle umili stanze del centro educativo di Salé, i responsabili del progetto insegnano arabo, francese e educazione civica a ragazzi e ragazze tra i 6 e i 16 anni a cui l’inserimento naturale nelle classi dei loro coetanei è impedito dal contesto sociale in cui sono cresciuti. In alcuni casi si tratta di giovani provenienti da aree molto rurali dove non hanno frequentato i primi danni di scuola, in altri il ritardo nell’educazione è stato semplicemente dovuto alla precarietà economica in cui versa la famiglia.

I volontari, invece, sono chiamati a svolgere attività sportive, giochi di gruppo e improvvisazioni artistiche che stimolino la socialità dei piccoli e la loro fantasia. Solitamente dopo un anno di questi corsi speciali gli alunni sono in grado di confrontarsi con i propri coetanei e riprendere così il normale percorso educativo negli istituti statali.

Il Marocco è una terra di grande bellezza, impreziosita dalla cordialità dei suoi abitanti e dalla ricchezza delle loro tradizioni, ma è anche un paese segnato da grandi disagi sociali. Partire pensando di cambiare il mondo in pochi mesi sarebbe sciocco e deleterio, ma lavorare con umiltà per portare il proprio contributo dove richiesto è un gesto di grande maturità e generosità, che può contribuire a rendere ancor più memorabile la propria esperienza di viaggio.

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