Bienna, la capitale bilingue degli orologi e dell’ospitalità svizzera

Passeggiavo sulla Strada del Lago che costeggia il quartiere di Pasquart quando l’ho vista svettare alla mia sinistra. La Parrocchia Evangelica Riformata di Pasquart è una mirabile visione neogotica che scruta la città dalla sua collinetta. Vedersela piombare addosso così, senza avvertimento, è una tentazione irresistibile a salire per le scalinate per dare un’occhiata da vicino. Il portone era chiuso, ma quando mi ha sentito spingere da fuori il carpentiere che si stava occupando della manutenzione interna è uscito subito e mi è venuto incontro. “Monseiur, voulez vous visiter l’église à l’interieur?

Volevo vederla sì, la chiesa al suo interno. E lui senza battere ciglio mi apre la porta laterale e mi lascia gironzolare tra le panche e l’umilissimo altare mentre continua a lavorare. A dire la verità l’interno della chiesa non tiene affatto fede alle promesse d’eleganza fatte da fuori. Scarno ed essenziale, proprio come dovrebbe essere un luogo di culto. Ma la gente di Bienna, cittadina sull’omonimo lago nel nord-ovest della Svizzera, me la ricorderò sempre così: umile, semplice, accogliente, gentile.

Bienna è il nome italiano, il meno usato. In tedesco dicono Biel, in francese è Bienne. Sì perché anche questa graziosa cittadina si bilancia su un equilibrato bilinguismo tipicamente svizzero, tanto che alla cassa del tabaccaio è del tutto normale sentire la ragazza rivolgersi ai sui clienti una volta in tedesco e un’altra in francese con assoluta naturalezza.

Bienna è anche la capitale dell’industria orologiera. Rolex, Tissot, Omega, Swatch… hanno tutte sede qui, insieme a molte altre aziende più o meno note, più o meno prestigiose. Io l’ho letto da qualche parte, poi non è che in giro sia tutto a forma di orologio o altro. Noto solamente la pacchiana insegna della Rolex sul pendio della collina, per il resto è una nozione di scarsa importanza per un turista come me, che nemmeno mi ricordo più da quanto tempo non ho un orologio al polso. Probabilmente dal mio primo cellulare.

Il centro storico, compatto e dalle dimensioni contenute, è una graziosa esposizione di architetture medievali, che culminano nel bel municipio e nella chiesa gotica del XV secolo. Dietro ogni angolo e al centro di ogni piazzetta c’è una fontana, una baldanzosa statua sostenuta da una colonna o un’antica insegna commerciale.

Tornando verso la stazione ferroviaria – mi attende un immeritato viaggio in prima classe con il mio Swiss Travel Pass, sproporzionata concessione degli amici di Svizzera Turismo – attraverso la più moderna area commerciale. L’ampia piazza sulle cui facciate di cornice si riflette un sole caldo solo nelle tonalità che annunciano il tramonto. Il vialone dei negozi e delle immancabili boutique di vestiti e accessori. Nonostante sia una giornata infrasettimanale di pieno inverno l’atmosfera è vivace e allegra.

Chissà in primavera, quando si svolge la Braderie de Bienne, a giugno, un tradizione di mercati e concerti che persiste da oltre settant’anni. Oppure in estate, a luglio, mese in cui si tiene la Festa del Lago e i banchetti gastronomici sono illuminati dallo spettacolo dei fuochi d’artificio che irradiano la notte. Per scoprirlo dovrò tornare a Bienna, la città degli orologi e dei carpentieri premurosi.

Bienna, Svizzera

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