7 mila miglia intorno al mondo #35: Tanzania, tra fango e nuovi amici

7MML coinvolge professionisti dell’immagine e della comunicazione in un viaggio ispirato dal cuore e guidato dal desiderio di conoscere altre realtà, finalizzato all’aiuto umanitario, alla valorizzazione etica ed estetica del viaggiare consapevole, alla sensibilizzazione ecologica nei confronti dell’ambiente.

Le tappe precedenti:

Ora la nuova squadra di avventurieri ha preso in carico i veicoli e le attrezzature ed è pronta per la traversata dal Sudamerica fino in Kenya. Le offerte raccolte da questa tappa verranno destinate all’organizzazione non governativa di cooperazione internazionale CESVI, che tra una grande varietà di progetti in Africa punta anche ad accrescere la disponibilità del cibo e l’accesso ad alimenti nutrizionalmente adeguati e a migliorare la conservazione dei viveri. CESVI lotta da anni contro la fame nel mondo attraverso progetti di sviluppo nel Sud e campagne di sensibilizzazione e educazione nel Nord del mondo. Partendo dalle sue competenze in tema di sicurezza alimentare, lancia la nuova campagna Food Right Now per educare e sensibilizzare la cittadinanza sul tema della lotta alla fame e sulla promozione del diritto al cibo per tutti.

Dal diario di Akis Temperidis

Dovevo essere ancora in Italia a prepararmi per Nairobi e invece eccomi qui con gli altri membri del team “06 Africa” ad assaporare il continente prima ancora che cominci l’ultima tappa di 7MML. Dopo aver salutato Paolo Brovelli, il giornalista della squadra uscente, ho preso il posto di scrittore-pilota guidato dal mio immenso amore per l’Africa e dalla nostalgia per un capitolo della mia vita trascorso proprio qui in Tanzania.

Prima di stabilirmi definitivamente in Italia avevo vissuto un anno e mezzo nella lussureggiante giungla di Saadani, sulla celebre costa swahili della Tanzania. Un’esperienza “dell’altro mondo” che non è possibile descrivere a parole, un patrimonio di ricordi ed emozioni che porterò per sempre nel mio cuore.

Il giorno della mia partenza il sesto team era già a Bagamoyo, un paese di pescatori a 60 chilometri a nord di Dar es Salaam che gode di un impressionante patrimonio storico. Un patrimonio che però non è esente da tristi ricordi, visto che ripercorre l’itinerario della tratta degli schiavi dell’Ottocento. I commercianti di vite umane dell’epoca coloniale imbarcavano le loro vittime proprio a Bagamoyo, qui salivano sulle navi negriere le migliaia di corpi devastati dalla sofferenza dei Bantù diretti verso i mercati dei continenti acquirenti.

L’ultima volta che la squadra ha dato segnali di vita si trovava immersa in una bella pausa sulla cosa del lago Malawi, gioiello naturale dell’omonimo paese africano. Alla guida del pick-up su cui ho messo le mani c’era ancora il buon Paolo Corti, pilastro indimenticato del team. Da lì sono entrati in Tanzania e hanno trascorso la notte a Mbeya. Dopo aver varcato il parco nazionale di Mikumi sotto un’intensa pioggia e attraverso le strade incerte del Paese, sono giunti a Bagamoyo.

Sono passati solo tre giorni dal mio arrivo, ma mi sembrano molti di più. Il nostro percorso ha lasciato la strada principale per spingersi fino al Sanctuary Saadani River Lodge, un sogno materializzatosi ai bordi del parco di Saadani, il palco di “quel” capitolo della mia vita passata. Con il nostro amico Costas Coucoulis — un africano insolitamente pallido, nato in Burundi da genitori greci e residente in Tanzania da quindici anni — abbiamo messo alla prova le macchine sul “black cotton”, il fango più minaccioso di tutta l’Africa, e abbiamo inseguito gli ippopotami sul fiume Wami. Quando l’appetito ci richiamava a tavola, siamo passati dai fasti della cucina africana più ricercata allo street food al profumo di palma, con gamberi e riso sotto la pioggia di Saadani.

Costas — un sognatore che ha dedicato la sua esistenza alla natura e ai popoli africani — ci ha consegnati al Saadani, alla fine del quale siamo giunti a Pangani. Dalla riva dell’omonimo fiume ci siamo imbarcati per giungere al villaggio sulla sponda opposta, dove in una tipica stamberga africana abbiamo campeggiato per la notte. La mia prima notte in una tenda sul tetto di un SUV é stata il primo assaggio della lunga avventura africana che ho davanti.

Leggi la puntata precedente: tappa nel magico Malawi

Leggi la puntata successiva: Kenya, la fine di un capitolo, l’inizio di uno nuovo

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