7 mila miglia intorno al mondo #36: Kenya, la fine di un capitolo, l’inizio di uno nuovo

7MML coinvolge professionisti dell’immagine e della comunicazione in un viaggio ispirato dal cuore e guidato dal desiderio di conoscere altre realtà, finalizzato all’aiuto umanitario, alla valorizzazione etica ed estetica del viaggiare consapevole, alla sensibilizzazione ecologica nei confronti dell’ambiente.

Le tappe precedenti:

Ora la nuova squadra di avventurieri ha preso in carico i veicoli e le attrezzature ed è pronta per la traversata dal Sudamerica fino in Kenya. Le offerte raccolte da questa tappa verranno destinate all’organizzazione non governativa di cooperazione internazionale CESVI, che tra una grande varietà di progetti in Africa punta anche ad accrescere la disponibilità del cibo e l’accesso ad alimenti nutrizionalmente adeguati e a migliorare la conservazione dei viveri. CESVI lotta da anni contro la fame nel mondo attraverso progetti di sviluppo nel Sud e campagne di sensibilizzazione e educazione nel Nord del mondo. Partendo dalle sue competenze in tema di sicurezza alimentare, lancia la nuova campagna Food Right Now per educare e sensibilizzare la cittadinanza sul tema della lotta alla fame e sulla promozione del diritto al cibo per tutti.

Dal diario di Enrico Ranzanici

All’alba il Kilimangiaro si scrolla di dosso la coltre di cumuli nembi e lascia ammirare la sua maestosità. Le due cime, Kibo e Mawenzi, si stagliano imbiancate sopra di noi mentre viaggiamo su una strada di terra vulcanica, verso Campi Ya Kanzi. Siamo alle pendici delle Chyulu Hills, le verdi colline d’Africa di Hernest Hemingway, nella terra dei Maasai, dove Luca Belpietro e sua moglie Antonella quasi vent’anni fa hanno dato vita a un grande sogno. Hanno creato un incantevole eco-lodge coinvolgendo attivamente la comunità locale e apportando i benefici del turismo sostenibile ai villaggi così come alla flora e alla fauna del territorio.

Dopo l’affettuosa accoglienza dell’amico Stefano Ricci, da anni guida al campo, ci troviamo immersi in quella terra ancestrale accompagnati da Parashi, una guida Maasai, e con lui ci avventuriamo a piedi nella savana protetti dalla sua lancia e dalla sua fierezza di guerriero. Raggiunta la vetta del monte Koikuma, da quei monoliti color ocra mentre cala il sole percepiamo l’immensità di ciò che ci circonda e viviamo quel contatto magico con la natura sovrana. La sorpresa arriva poco prima di cena, la nostra cena non la loro, sei leoni si avvicinano al campo nel profondo buio della notte africana. Il silenzio pare che lasci percepire il battito del cuore di ognuno di noi mentre li contempliamo abbeverarsi alla pozza poco distante da noi. Siamo “piccoli uomini sul pianeta Terra”, condotti a una dimensione atavica percepiamo una sensazione molto rara e distante dalla nostra vita. Per amore di tutto questo, di questa terra e della sua gente, Luca e Antonella hanno affiancato al campo una fondazione, la Maasai Wilderness Conservation Trust, grazie alla quale impiegano ricercatori e ranger per la protezione di flora e fauna, gestiscono dispensari medici e sostengono le scuole primarie e secondarie.

Dopo aver vissuto questa forte empatia con la natura, essere entrati in contatto con le persone che la abitano e la proteggono lasciamo il campo con la consapevolezza di avere nel cuore un prezioso, raro frammento d’Africa.

Dal diario di Giuliano Radici

È giunta l’ora dell’ ultimo post del team #06 Africa [Cape Town to Malindi] e dare il benvenuto al nuovo equipaggio, l’ultimo del progetto 7MML “around the world”2014-2015, che da Malindi risalirà l’ultimo tratto africano e arriverà a Milano ai primi di maggio. Lo scrivo come viaggiatore e “ingranaggio” del progetto visto che per motivi di lavoro, Paolo, il giornalista del nostro team, ha lasciato il gruppo tempo addietro per impegni di lavoro.

Non è la prima volta che scrivo per raccontare le mie impressioni raccolte viaggiando. Ma è la prima volta che affronto la questione durante questo progetto 7milamiglialontano. D’istinto, o solo per pigrizia, lascio sempre la parola al linguaggio a me più consono, la fotografia, il compito di mostrare agli interessati la mia personale visione del viaggio.

Non è la prima volta che viaggio in paesi dal “carattere” forte, paesi dall’imbarazzante e costante “presenza” in tutte le ore del giorno e della notte. “Presenza” soffocante e intrigante che non ti permette errori di valutazione. Paesi che risvegliano, con altalenanti vibrazioni, tutti i sensi e, giorno per giorno, li preparano a nuove esperienze.
Ma è la prima volta che lo faccio in Africa, ad eccezione di una piccola parentesi in Etiopia nel 2013.

Tornando a ritroso nel tempo, ormai due anni sono passati dalla nascita del progetto, mi ricordo ancora il momento della scelta del tragitto e consapevole delle sue difficoltà , scelsi proprio l’Africa come esperienza finale.
Ora, con poche frasi, che nell’arco del viaggio si sono materializzate costantemente nelle mie riflessioni, frasi forse scontate ad una lettura di primo achito, provo a sintetizzare le mie emozioni.

“L’Africa toglie il respiro con i suoi paesaggi”. Molte sono state le volte, dove frastornato dalla bellezza del posto, mi soffermavo estasiato a godere della sua bellezza.

“L’Africa terrorizza con la sua sporcizia e le sue malattie”. Costantemente, durante il viaggio, questa certezza mi creava tensione e solo la curiosità e la bramosia di nuove esperienze visive ne attutiva, la sfacciata evidenza, rendendo la sporcizia “vita quotidiana” e le malattie “karma” da non sottovalutare ma assolutamente da non temere.

“L’Africa incanta con la gioia di vivere della sua gente”. Niente è più vero, semplice e forte, di un saluto o un sorriso ricevuto dalla gente africana.

“L’Africa umilia l’arroganza degli avventurieri”.  Anche se spavaldo, viaggiando per migliaia di chilometri sui nostri mezzi fuori strada, la semplicità del vivere umile, mi riportava spesso e volentieri a riflettere sulla vita.

Leggi la puntata precedente: Tanzania, tra fango e nuovi amici

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