Da Monaco a Venezia sulla Ciclovia dell’Amicizia

Recentemente mi è capitato di fare un suggestivo viaggio sulla “Ciclovia dell’Amicizia” che da Monaco conduce fino a Venezia: 3000 metri di dislivello su un variegato percorso di 560 chilometri. Sono quindici i comuni interessati a questo nuovo progetto ancora in fase di ultimazione, il cui scopo è promuovere il cicloturismo perseguendo anche diversi obiettivi come connettere le ciclovie esistenti lungo l’asse Venezia-Monaco in una segnaletica comune e la costituzione di una rete di soggetti, locali e internazionali, che si adoperino in sinergia per l’elaborazione di un prodotto turistico funzionale.

Dalle Prealpi bavaresi attraverso il Tirolo del Nord, fino al cuore delle Dolomiti per arrivare nella splendida città lagunare. Cinque regioni, tre zone climatiche e tre stati attraversati: Germania, Austria, Italia. Un’immersione affascinante in culture e tradizioni differenti.

Si parte in bici da Monaco – la “metropoli con il cuore” – e ci si spinge attraverso la Baviera. Una breve visita al museo Swarovski a Hall, in Tirolo, e 60 chilometri dopo si arriva in Alto Adige nella Val d’Isarco, il cui capoluogo è l’incantevole Vipiteno (Sterzing) – uno dei “Borghi più belli d’Italia” – a 948 metri sul mare. Qui si notano eleganti case ornate di fiori policromi, le insegne in ferro battuto delle locande ma, soprattutto, la Torre delle Dodici risalente al 1468 che si erge in fondo alla centrale arteria pedonale per un’altezza di 46 metri, dividendo l’agglomerato abitativo in Città Vecchia e Città Nuova.

Sempre a Vipiteno di particolare pregio architettonico è la Chiesa di Santo Spirito, un vero e proprio gioiello tardogotico che nel Medioevo dava alloggio a forestieri e pellegrini. Inoltre non bisogna perdee l’occasione di ammirare la chiesa parrocchiale Madonna della Palude e la statua di San Giovanni Nepomuceno – protettore contro le alluvioni – posta di fonte al Municipio.

Curiosa l’idea che Vipiteno possa essere “”sulla bocca di tutti”, ma, più che per la il suo patrimonio artistico, per la produzione di yogurt presso la latteria sociale – fondata nel 1884 – e i canederli a cui è dedicata una festa con una tavolata di 400 metri, all’insegna di 30 specialità diverse.

Una volta ripartiti, da Monguelfo si pedala agevolmente verso Castelpietra e il Lago di Braies dalle sfumature verde smeraldo, perla delle Dolomiti, per questo considerato patrimonio umanitario dell’UNESCO. Si percorre la“lunga via delle Dolomiti” , una pista ciclabile costruita lungo il tracciato della vecchia ferrovia, durante la Prima Guerra Mondiale, e dismessa nel 1964. Su percorsi di notevole impatto dal punto di vista emozionale per gli intensi contrasti cromatici, si prosegue per Bressanone, Dobbiaco e giù per un percorso in discesa versa la “Regina delle Dolomiti”, la modaiola Cortina D’Ampezzo.

Il tracciato si addentra in un fitto bosco fino a raggiungere la Chiesa di Ospitale, dedicata al protettore dei viandanti, dinanzi a vecchie stazioncine, oscure gallerie, ammirando l’incantevole Crota Rossa da cui sono state disperse le ceneri del famoso Dino Buzzati.

Lasciandosi alle spalle la conca ampezzana, la pista ciclabile lambisce il torrente Boite verso sud, fino a San Vito di Cadore, dove il monte Antelao fronteggia la cima del Pelmo. Si nota la maestosità del gruppo dolomitico delle Tofane, sfrecciando con la bici in pittoreschi paesini come Vodo, Venas, Valle, Tai. Cibiana di Cadore è una località celebre per i suoi sessanta murales a cielo aperto e per il Museo tra le nuvole di Reinhold Messner. Graziose le antiche dogane e gli hospitali per i pellegrini che si incontrano pedalando. A Pieve di Cadore si può visitare la Chiesa di San Dionigi con dipinti di Tiziano Vecellio e la casa natale dell’artista. Presto si monta di nuova in sella e via verso Belluno lungo il Piave che un cartello definisce “il fiume sacro della Patria”.

A Perarolo ci si sofferma per vedere i giardini della Regina Margherita e la Chiesa di San Nicolò, una delle tre più antiche delle Alpi, con una struttura in parte lignea che sembra essere un capannone industriale più che un edificio sacro. Particolare a Sitran il cosiddetto “albero della bicicletta”, risalente a circa una settantina di anni fa quando un signore aveva dimenticato una due ruote appoggiata a un ramo di un castagno che, con il passare del tempo, ha inglobato il mezzo, ancora visibile.

A Longarone ciò che attira maggiormente è la visita ai luoghi dell’alluvione del Vajont e ad un albero secolare, unico sopravvissuto alla tragedia.

Uno scenario completamente diverso, da mondo della fiabe, è quello che conduce al Lago della Tosa ( in veneto “ragazza”) , secondo un vero e proprio percorso della leggende rammentato da alcuni cartelli appesi in mezzo al bosco. Ci si aggira fra specchi lacustri, connotati da ponticelli, tronchi d’albero a guisa di comode panche, rigagnoli che sembrano avvincere in una suggestione onirica.

Proseguendo si va verso Vittorio Veneto, percorrendo la Via Regia, attraverso le località di Ponte nelle Alpi, Polpet e Fadalto, su strade sterrate, a bassa percorrenza e altre ancora asfaltate. Fra i punti più caratteristici ci sono la Chiesa di San Liberale – detta “degli innamorati” – e alcune celebri ville come la Fucis Montalban e Gregorian del Papa Greporio XVI a Paiana di Cadore. Si arriva quindi a Farra d’Alpaga e al Lago di Santa Croce, un’oasi di pace e di frescura. Inoltrandosi lungo la specchio lacustre dai colori intensi come frammenti di diamante, in prossimità della Baia delle Sirene, si notano decine e decine di barchette minuscole che sembrano abbandonate o in attesa di un magico evento.

A Conegliano è possibile visitare le Cantine Bellenda del prosecco, su dolci pendii sui quali spicca l’ ordinata geometria dei filari di vite con colori tenui , come il profumo di vino frizzante prodotto. Molte le aziende vinicole presenti in questa zona, alcune delle quali, come questa, trasformate in eleganti resort che ammaliano i turisti più esigenti.

Fantastico pedalare poi lungo il Parco Fluviale del Sile fino a Quarto d’Altino, percorrendo le ombreggiate anse del fiume, facendo una breve sosta presso il porto di Casier per proseguire per la via Claudia Augusta, aggirandosi in bici su passerelle nel cimitero dei burci, ossia un vero e proprio camposanto di vecchie barche da trasporto, abbandonate dal proprietario della Ditta Chiari & Forti. Che effetto vedere quelle imbarcazioni ricoperte di vegetazione nell’acqua putrida, con un’aria spettrale che le avvolge. Il paesaggio cambia completamente con sterminate coltivazioni, al termine di una strada alquanto dissestata si giunge ad Altino, proprio dinanzi al Museo Nazionale Archeologico.

Inebriati dai pregiati sapori agresti, si passa sul ponte di barche a Caposile , incantati una nell’osservare da una parte la meravigliosa laguna veneta e dall’altra il mitico fiume Piave. A Jesolo, dopo giorni e giorni di pedalate fra monti, fiumi e paesaggi incantati , si fatica ad immergersi in folle di turisti. I La medesima sensazione la si prova dopo aver pedalato fino a Punta Sabbioni per recarsi finalmente in barca a Venezia, in Piazza San Marco e per le calli, in mezzo ad un’umanità gaudente che divora freneticamente il fascino di una città unica, profanandone le superbe suggestioni architettoniche che la connotano. Ma è straordinario ritrovarsi con il cuore denso di emozioni per la fantastica avventura vissuti in scenari ambientalistici di incommensurabile bellezza.

3 commenti su “Da Monaco a Venezia sulla Ciclovia dell’Amicizia”

  1. Mi è bastato il titolo, ho capito subito sarebbe stato un articolo interessante. Credo che lo proporrò a tutti, gran bella iniziativa! Detto ciò, una volta arrivati a Venezia non vi resta che dare uno sguardo qui http://www.venezia-help.com mille oppurtunità per quando sarete nella città Lagunare.

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