Salviamo il Lago d’Idro: contese e minacce per il bacino tra Brescia e Trento

Il Lago d’Idro – o Eridio – è un lago di origine glaciale che si estende per poco più di 14 ettari nella provincia di Brescia, ma sfiora anche il Trentino e una volta i sentieri che lo circondano attraversavano il confine austro-ungarico (in tedesco è chiamato Idrosee). A 368 metri sul livello del mare rappresenta una piacevole fuga dall’afa estiva della Pianura Padana, con pacate correnti serali e acque fresche in cui rinfrescarsi.

Anfo - Lago d'Idro

Proprio le acque del lago sono al centro delle preoccupazioni delle comunità che sulle sue sponde hanno sviluppato la loro storia, un percorso fondato soprattutto sull’agricoltura, la cui importanza economica sta venendo soppiantata dal turismo, settore di cui il lago – se gestito con accortezza – potrebbe beneficiare enormemente e che già attrae soprattutto visitatori olandesi. La preoccupazione di queste comunità nasce dal fatto che il lago è pesantemente sfruttato per la produzione di energia nelle centrale idroelettrica di Carpeneda, paese del bresciano posto sulle sponde del Chiese – che è al tempo stesso immissario ed emissario del lago – a circa 10 chilometri a sud dall’Idro. Inoltre altri impieghi delle acque riguardano l’agricoltura, che durante l’ultima estate ha sofferto gravemente il caldo e la penuria di precipitazioni, al punto da indurre i comuni che sorgono intorno al Lago d’Idro a promulgare una diffida dell’uso privato di acqua corrente – escluse le necessità igienico-sanitarie – per non minacciare la disponibilità necessaria alle coltivazioni.

L’impiego industriale delle acque del Lago d’Idro ha ripercussioni gravi e immediate sul livello delle acque, in particolare sul dislivello registrato tra inverno ed estate. Simili trasformazioni minacciano l’ecosistema per il quale il lago è fonte di vita imprescindibile, mente un’eccessiva carenza di acqua nel bacino intacca inevitabilmente la salubrità del lago con ovvie conseguenze sulla sua fruibilità a livello turistico. Per settant’anni – tra il 1917 e il 1987 – il Lago d’Idro è stato utilizzato come un serbatoio senza alcun rispetto per la fauna lacustre, per le spiagge e per gli abitanti, che senza interessi forti alle loro spalle non hanno mai avuto voce in capitolo. Ora, dopo un periodo di sperimentazioni, si è riaperta la trattativa tra chi vorrebbe difendere l’integrità del lago e chi vorrebbe venderne le acque.

Per capirne un po’ di più sono andato a parlarne con Pierfranco Bolandini, lo “speziale” di Ponte Caffaro, uno dei borghi più caratteristici del lago. Bolandini è in prima linea nella difesa del lago sin dall’inizio del confronto con la Regione Lombardia, che come la Provincia di Trento sull’altra sponda è responsabile dei progetti di sfruttamento delle acque. Negli anni Settanta nasce il Comitato Difesa lago d’Idro e fiume Chiese per denunciare le opere abusive e sensibilizzare le autorità amministrative. Ancora oggi sono tanti gli immobili – spesso case vacanza di turisti stranieri – che minacciano l’equilibrio dei percorsi di accesso al lago e dei sentieri escursionistici. Più recentemente lo scontro ha riguardato un progetto firmato dall’allora governatore Formigoni e che l’anno scorso è stato anche al centro di caso di appalti pilotati per favorire le solite “aziende amiche”.

“Ci vogliono vendere le opere di sfruttamento del lago come necessarie al bene comune – afferma senza giri di parole Pierfranco Bolandini – ma di sicuro c’è solo che sono legate a interessi privati molto forti.”

Al momento le gallerie che prelevano le acque del Lago d’Idro sono due (una terza è prevista da un progetto di 50 milioni di euro della Regione Lombardia): la galleria Enel che parte da Crone, sulla riva meridionale, e la cosiddetta “galleria degli agricoltori”, un progetto del 1875 realizzato solo all’inizio del secolo in corso. Quest’ultima è però soggetta a crolli e smottamenti: nel 2013 una voragine di 20 metri dovuta al crollo della galleria ha risucchiato in profondità la strada e ha minato la sicurezza del pendio montano. Un evento a cui sono seguiti la richiesta di fondi statali per ripristinare il collegamento con il lago, al fine di continuare a regolare le acque del lago per scongiurare il pericolo di allagamenti, richiesta a cui si sono fermamente opposti gli “Ambasciatori del Lago d’Idro“, secondo i quali alle necessità industriali corrisponde fin troppo bene la galleria dell’Enel, mentre quella della sicurezza è una scusa per “girare a piacimento il rubinetto per vendere acqua”. Un confronto che ha portato anche a una denuncia per falso ideologico mossa dai comitati nei confronti della Regione a maggio dello stesso anno.

“Ambasciatori del Lago d’Idro” è il titolo con cui Bolandini ha battezzato le sue “genti lacustri”, con cui ogni primo sabato del mese percorre a piedi il perimetro del lago, una marcia aperta a tutti di 30 chilometri attraverso i sentieri antichi e moderni che incorniciano l’Eridio, per assaporarne la bellezza e le peculiarità da ogni angolo. Sempre nel 2013 questi tenaci difensori del lago hanno tenuto un presidio di oltre 40 giorni a Idro, per sensibilizzare l’opinione pubblica mentre il Ministero dell’Ambiente decideva sull’impatto ambientale delle opere di svaso. Non era la prima volta che intervenivano in modo così massiccio: nel 2007 la stessa operazione aveva convinto le autorità a far scorrere un po’ di acqua nel Chiese in uscita, lasciato quasi a secco dalle gallerie che prelevavano l’acqua sotto la superficie del lago.

Monte Cenere - Lago d'Idro

Per convincere i comuni a consentire le opere richieste sul proprio territorio la Regione Lombardia non lesina offerte di investimenti milionari. Nel 2012 un accordo con i comuni di Lavenone e Bagolino aveva portato nelle casse municipali rispettivamente 1.130.000 euro e 3.000.000 euro per svolgere “opere per la messa in sicurezza del lago”. Sulla scia dei movimenti di protesta, Idro e Anfo avevano mantenuto una posizione attendista, pur essendo loro stati promessi 2.600.000 e oltre 3.500.000 euro. Sabato 25 luglio 2015 – tre anni dopo l’accordo – parte di questi investimenti hanno portato all’apertura a Ponte Caffaro (frazione di Bagolino) del nuovo ostello in zona Porto, ovvero dove si concentrano attività turistiche quali kitesurf, vela e canoa. La struttura è un edificio massiccio, un po’ spartano, in una buona posizione. Però non è ancora in funzione: nonostante i brindisi e i festeggiamenti l’apertura è prevista nel 2016, sotto la gestione della cooperativa sociale “Lavori in corso” – specializzata in pulizie e gestione immobili – di cui il 30 per cento del personale è composto da individui svantaggiati.

Altri lavori di “messa in sicurezza” riguardano la valorizzazione della Rocca d’Anfo, eccezionale complesso fortificato del XV secolo rimasto a lungo fuori dalla portata dei visitatori, riaperta il 15 agosto 2015 per visite guidate solo su prenotazione presso l’AT Vallesabbia e Lago d’Idro. Iniziative senza dubbio interessanti, che potrebbero effettivamente portare benefici nello sviluppo delle potenzialità turistiche del lago. Quali esiti otterranno la loro gestione, però, lo scopriremo solo nel 2016. Speriamo che per allora ci sarò ancora un lago da valorizzare.

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