Escursione in provincia di Lecco: l’Abbazia di Piona

Chiusura della stagione escursionistica prima della pausa natalizia, sui dolci pendii della provincia di Lecco. Si parte da Bellano a quota 203 metri, con un tempo plumbeo che sembra voler incorniciare l’orrido in un’atmosfera infernale di dantesca memoria. La cometa natalizia dinanzi alla bella Chiesa di San Nazario e Celso attenua il senso di spettrale smarrimento che si prova sulle desolate sponde lacustri. Da una mulattiera si sale fra le case coloniche di un suggestivo borgo per la frazione di Ombriaco, fra boschi di castagni nei quali si notano di tanto in tanto bacche dai colori innaturali, come ritoccate da un fotografo.

La strada carrozzabile conduce a Vendrogno a quota 740 metri. Dopo una sosta panoramica nel piazzale della parrocchiale, si affronta la discesa, superando la piccola Chiesa di San Sebastiano e il borgo di Camastra, fino a Taceno a 465 metri, dove è stato fissato il pranzo ufficiale. Una parte del gruppo ha scelto invece di “indossare gli abiti del turista” visitando l’Abbazia di Piona con l’accompagnamento di un monaco. assurto a virgiliana guida del luogo sacro.

L’abbazia – o più precisamente il Priorato di Piona – è un tipico edificio dell’arte comacina in pietra squadrata a vista, considerata un raro gioiello dell’architettura lombarda. È situata ai piedi del monte Legnone e Legnoncino, di fronte a Gravedona, da cui è possibile spaziare con lo sguardo sulla costa occidentale del Lario. L’edificio fu inserito nel movimento della riforma cluniacense che prevedeva il trasferimento dei monaci della casa madre Cluny alle abbazie in crisi per rivitalizzarle.

Consacrata nel 1138 e intitolato alla Vergine, la prima menzione del monastero risale al 1169 con l’intitolazione a San Nicolò. Straordinario il senso di mistico rapimento all’interno e ancor più nel chiostro in cui pare di udire le novene e i passi cadenzati di monaci laboriosi. All’esterno un lungo viale che attraversa un uliveto , stile “orto del Getzemani”, porta alla grotta della Madonna davanti alla quale si nota la statua di una pastorella assisa. Anche sul lago, in fondo ad una strada adornata di altissimi cipressi, è stata collocata una piccola statua della Immacolata che pare volerci far riflettere sul significato dell’incantevole paesaggio.

I colori si fanno via via più intensi con i raggi di un sole che fa capolino per porre il suo suggello alla festa degli “Amici della montagna” che si salutano nel tradizionale pranzo sociale. Gradevole la danza delle foglie dorate e rossastre che dagli alberi spogli ondeggiano per celebrare gli ultimi attimi della loro fugace esistenza sui pascoli ancora verdeggianti che ospitano cavalli e somarelli, inconsapevoli dell’Isis e dei diffusi turbamenti politici internazionali. Molto apprezzate da noi escursionisti e affiliati, sono le libagioni locali nel ristorante “Bellano” di Taceno, affollato più di una cerimonia nuziale: ravioli alle castagne, polenta e cervo vengono gustati così come il magnifico tramonto che ha dipinto di arancione le cime dei monti che ci circondano. Sarà proprio questa profonda emozione, dopo quella vissuta cantando con la chitarra dinanzi al camino, ad accompagnarci nel rientro a casa attraversando la Valsassina con ponticelli di legno e casette di pietra grigia. Nelle uggiose giornate cittadine assieme al profumo intenso della vegetazione umida e della legna dei boschi , sentiremo forte il desiderio di ritornare sui sentieri per pregustare ancora quel piacere di uno paradisiaco “altrove” che ha caratterizzato le nostri lunghe , ma gioiose camminate alpine.

Foto di copertina: kristobalite

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