L’Irlanda in quattro piatti: viaggio nei sapori di Kerry

Quando arrivo in albergo è mezzanotte passata: mi trascino verso la reception, poi lungo le scale fino alla mia stanza. È stata una giornata pesante, da quando sono partita da Malpensa diretta in Irlanda. Prima a Dublino e poi a Cork e, da qui, in auto fino a Kenmare, un piccolo villaggio di nemmeno 3000 abitanti nella contea di Kerry. Vorrei avere la forza di scoprire qualcosa in più su questo paesino, ma sono stravolta: appena metto la testa sul cuscino mi addormento.

Irlanda

Il mattino dopo mi svegliano i raggi del sole attraverso la finestra, dato che mi ero dimenticata di chiudere le tende. È presto, ma a questo punto non se ne parla di tornare a dormire: approfitto del tempo che ho disposizione per fare una passeggiata che dai giardini dell’hotel mi porta fino alla baia di Kenmare. Quando rientro un’ora dopo riesco ancora a fare colazione prima di incontrare Giana, la giornalista che mi accompagnerà in un tour alla scoperta di quattro prodotti che rappresentano l’Irlanda.

Kenmare, Irlanda

Lasciamo l’albergo a piedi, diretti alla Jam Bakery, dove scopro come viene fatto l’Irish soda bread, il pane irlandese prodotto utilizzando bicarbonato di sodio al posto del lievito. Giana mi racconta come questa particolarità sia frutto della povertà: comprare il lievito era dispendioso, per cui gli irlandesi inventarono una tecnica che permetteva di utilizzare due elementi economici e facilmente reperibili.

Il bicarbonato e il latte inacidito infatti, mescolati alla farina di grano tenero, la fanno lievitare velocemente. Il risultato è un pane dalla consistenza compatta e dal retrogusto leggermente acido. Ne assaggiamo un pezzo ancora caldo, servito con burro e marmellata: è ottimo insieme a una tazza di caffè scuro e amaro. Nel corso degli anni poco è cambiato nella ricetta del soda bread, a parte il fatto che la maggior parte dei panettieri ha sostituito il latte acido con il latticello, il prodotto derivato dalla trasformazione in burro della panna.

Irlanda

La prossima destinazione è Sneem, un villaggio a poco più di 20 miglia da Kenmare. Percorriamo la costa, lungo la Kenmare Bay, e arriviamo in un paesino minuscolo, dove non si vede anima viva. Non che la cosa mi stupisca: ha iniziato a piovere e l’aria fredda non invoglia di certo a uscire. Parcheggiamo davanti a una casa gialla, con una grossa insegna sulla parete: P.J. Burns Butcher. Voltiamo l’angolo, superiamo la vetrina dove c’è appeso un maiale macellato ed entriamo nel piccolo negozio, pronte a conoscere i segreti del black pudding.

P J Burns - Sneem, Irlanda
Minolta DSC

Non bisogna farsi trarre in inganno dal nome: nonostante il pudding faccia venire in mente un dolce, è bene che i vegetariani si tengano alla larga da questo prodotto, che altro non è se non un sanguinaccio. La ricetta prevede che il sangue fresco di bue, mescolato con cipolle, spezie, farina, lardo e sale, venga cotto a vapore e poi tagliato a grossi quadretti prima di essere confezionato e venduto. Ne mangiamo qualche pezzo e anche se l’idea di mangiare sangue di bue non è allettante, mi piacciono la sua consistenza e il sapore deciso.

Cucina irlandese - Sneem, Irlanda

Altre due ore di viaggio verso sud ci portano vicino a Skibbereen, dove alla Woodcock Smokery ci accoglie Sally. È sulla sessantina e pesca salmone da quando ha memoria, ci dice, e lo affumica seguendo tecniche che sono rimaste immutate da secoli. Quello che distingue il salmone affumicato di Sally dagli altri è la materia prima: il pesce utilizzato è selvatico e non di allevamento.

I salmoni vengono sfilettati a mano, lavati e ricoperti di sale, senza l’aggiunta di sostanze chimiche. Dopo la salatura, il pesce viene prima risciacquato e poi fatto affumicare con legno di betulla e di quercia. Il prodotto finito è eccellente: più ricco in sapore di qualsiasi altro salmone affumicato che abbia mai mangiato. Purtroppo la Woodcock Smokery non è aperta al pubblico e non vende direttamente i suoi prodotti – che sono disponibili in diversi negozi e ristoranti del paese – ma Sally accoglie volentieri i visitatori interessati a conoscere il salmone affumicato.

A questo punto immagino che il nostro tour gastronomico sia giunto al termine: l’ora di pranzo è passata da un pezzo e abbiamo già provato pane, carne e pesce. Ma le soprese non sono finite: quando torniamo al Park Hotel ci attende Oona, che ha una fattoria a un paio di ore da Kenmare. Giana voleva accompagnarmi, ma in un giorno solo non era possibile fare tutto. Così ha portato Oona da noi, che è arrivata carica di formaggi di latte crudo.

La produzione casearia irlandese vanta una storia di oltre 400 anni, con almeno una trentina di tipi di formaggio a latte non pastorizzato. Tuttavia la carestia provocò la quasi totale scomparsa della ricca tradizione casearia: solo negli ultimi anni, una manciata di casari sparsi un po’ in tutta l’isola ha ridato vita alla produzione di formaggi.

Così Oona ci fa assaggiare il Durrus a crosta lavata, forte e fruttato; il Gubbeen, formaggio affumicato ricoperto da uno strato di cera nera e, per finire, il Bellingham, un erborinato dal sapore pieno. Il revival dei formaggi a latte crudo è stato reso possibile anche grazie ai fratelli Sheridan, che da quasi vent’anni selezionano i formaggi tradizionali dell’isola, ne promuovono la produzione e li vendono nel loro negozio di Galway, dove Oona ha fatto rifornimento per la nostra degustazione.

Quando Giana mi saluta prima di tornare a Cork sono soddisfatta: in una giornata ho potuto conoscere qualcosa in più sul cibo e sulla storia di questo paese che mi ospita. Dopo pane, sanguinaccio, salmone e formaggi direi che posso tranquillamente andare a letto senza cena.

Cucina irlandese - Irlanda

Informazioni pratiche

Jam Bakery – 6 Henry Street, Kenmare

Burns Butcher – North Square, Sneem

Woodcock Smokery – Gortbrack, Castletownshend, Skibbereen

Sheridans Cheesemongers – Church Yard Street, Galway

Foto di copertina: Jody Halsted

4 commenti su “L’Irlanda in quattro piatti: viaggio nei sapori di Kerry”

  1. Davvero un bel tour gastronomico. Io sarei saltata direttamente alla parte dei formaggi, mi fanno impazzire! Chissá se anche quelli di Oona mi avrebbero fatto lo stesso effetto. Tu quale hai preferito?

  2. Domanda difficile: non ho un solo finalista! Sul podio metterei sia il Durrus che il Bellingham a pari merito 🙂

  3. L’Irlanda è stupenda, in lungo e in largo e ricordo anche io di aver apprezzato la cucina. I formaggi poi, ti rovinano, sono buonissimi!!!

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