Perchè Zanzibar: riscoprire la felicità nelle piccole cose

Se pensi “Zanzibar” pensi al lusso, al relax, al divertimento e al mare cristallino. In realtà dietro tutto ciò c’è molto di più, come ad esempio una cultura tanto semplice e umile quanto meravigliosa.

È nato tutto come un gioco, due chiacchiere al bar con la mia migliore amica, scherzando e immaginando posti tanto lontani da noi, per evadere dalla routine. Chi lo avrebbe mai detto che, alla fine, saremmo partite davvero per Zanzibar!

Zanzibar, Tanzania

Otto ore di aereo ci separavano da quel paradiso tropicale. Appena si mette piede in Africa, non so per quale strana magia, l’umore cambia, si diventa più sereni e tranquilli, si affronta qualsiasi cosa “pole pole”, che nella nostra lingua equivale a “piano piano”. L’isola offre un mare splendido e frutta tropicale fresca: se desideri una noce di cocco, basta chiederla a uno dei tanti Masai presenti, i quali provvederanno a raccoglierla, arrampicandosi su un albero).

Vale proprio la pena visitare Zanzibar, soprattutto per alcuni posti che definirli incantevoli è poco. Posti come Nakupenda.

Zanzibar, Tanzania

Nakupenda è una lingua di sabbia che appare in mezzo all’oceano esclusivamente con la bassa marea, altrimenti scompare. Infatti è chiamata anche “isola che non c’è”. Da qui nasce spontanea una domanda: “Come si può sapere, quando la marea è bassa, così da poter andare a visitare questa lingua di sabbia?” La risposta è semplice, basta chiedere agli abitanti del luogo, i quali hanno la peculiarità di percepire l’andamento delle maree.

Un altro luogo imperdibile è chiamato Prison Island, dove si trovano anche le tartarughe giganti: alcune arrivano addirittura a pesare 300 chili, ed è possibile stare a stretto contatto con questi splendidi animali per scattare qualche foto.

Prison Island - Zanziba, Tanzania

Tutto questo rappresenta la parte turistica di Zanzibar, ma chi vuole vivere questo posto con il cuore non può che immergersi tra la popolazione – in questo caso i famosi Masai – per scoprire insieme la loro lingua, le loro tradizioni e la loro cultura.

Non si può che rimanere affascinati da queste persone, che nella maggior parte dei casi non possiedono nulla, ma allo stesso tempo non ti negano mai un sorriso. Nei casi peggiori abitano in case costruite col fango, dove basta una giornata di pioggia per spazzare via tutto il loro lavoro nonché la loro abitazione.

Questi abitanti di Zanzibar ti fanno capire che la felicità sta nelle piccole cose, nei piccoli gesti quotidiani e soprattutto che non si trova nelle cose materiali. Un famoso proverbio cinese dice che “chi torna da un viaggio non è mai la stessa persona di prima”. In questo caso è cosi, dopo Zanzibar torni diverso. Ti rendi conto di quanto si è fortunati per tutto quello che si possiede.

Zanziba, Tanzania

Avete mai sentito parlare del mal d’Africa? Beh, io ero molto scettica nel crederci e invece ho dovuto ricredermi, quindi voglio lasciarvi con questa citazione di Freddie del Curatolo.

Il mal d’Africa è uno stato dell’anima, prima ancora che uno stato mentale.
Non ha confini e passaporto, il mal d’Africa.
È qualcosa che pulsa nello stomaco ed esiste a prescindere dalla cattiva digestione del vecchio, pesante continente o di una giovane, fresca noce di cocco.

Mal d’Africa è imparare a perdere tempo, scrutando una lucertola dalla testa arancione fare le flessioni.
Mal d’Africa è disegnare con gli occhi il contorno di un baobab che si staglia sullo sfondo del cielo basso e turchese.

Mal d’Africa è osservare un meccanico che non sa da dove cominciare a riparare il motore della vostra auto.
Mal d’Africa è emozionarsi davanti a un tramonto breve sapendo che il giorno dopo, comunque andrà, ce ne sarà uno apparentemente identico ma dalle sfumature inedite.

Foto di copertina: Glen Darrud

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