Le spiagge di Villasimius per un’estate in Sardegna

Sono tornata alla routine quotidiana da un paio di settimane ma i miei ricordi – a differenza delle foglie degli alberi del parchetto che ho davanti a casa – non tendono a ingiallire. Negli occhi e, soprattutto – nel profondo del cuore ho ancora impresse le immagini vive e nitide dei 14 giorni trascorsi in un luogo dove la natura ha dato il meglio di sé: Villasimius, nel sud-est della Sardegna.

Ho scelto di raggiungere l’isola in aereo. Pur essendo una patita del mare non amo molto navi e traghetti, e così, una volta atterrata all’aeroporto di Cagliari, si è subito posto il quesito: mezzi pubblici o taxi per raggiungere Villasimius? Il desiderio di arrivare presto a destinazione mi ha fatto optare per il taxi, la soluzione indubbiamente più veloce ma non la più economica. Ma tutto serve per fare esperienza e il giorno (nefasto) del ritorno a casa sono salita a Villasimius su un bus di linea con capolinea a Cagliari e dal capoluogo ho preso un comodo treno diretto allo scalo aeroportuale di Elmas. Spesa irrisoria per un viaggio che in più tratti sembrava un tour panoramico delle spiagge più belle.

Ora, però, preferisco riavvolgere ulteriormente il nastro dei ricordi e ritornare a quel pomeriggio di agosto in cui sono stata folgorata dall’azzurro intenso del mare di Villasimius. Non credevo ai miei occhi. Avevo sentito giudizi lusinghieri e incoraggianti su questa località ma, sinceramente, non mi aspettavo di assistere a un simile spettacolo della natura. Il mare visto dalla spiaggia di Simius aveva le più variegate sfumature di azzurro e l’acqua, una volta lasciata la battigia, era di una trasparenza simile a quella del cristallo e lasciava intravedere totalmente il fondale. E pensare che mi trovavo sulla spiaggia cittadina, e non in una caletta sperduta e irraggiungibile ai più.

Mi sono subito innamorata di quella spiaggia lunga e spaziosa e mai sovraffollata nemmeno nelle settimane centrali di agosto quando, quasi ovunque, ti senti come una sardina in scatola. Al contrario, qui si poteva sempre creare il giusto spazio tra un ombrellone e l’altro e quando ci si doveva, per forza di cose, mettere un po’ più vicini alle altre persone sono nate piacevoli conversazioni e si sono instaurate nuove conoscenze.

Quando l’ozio non prevaleva sulla voglia di esplorare i dintorni era bello incamminarsi verso le spiagge vicine e, una volta superati gli scogli, ammirare nuove tavolozze dove il pennello della natura si era intinto per dipingere altri capolavori. Camminando un po’ sulla battigia e un po’ con i piedi a mollo si arrivava a Porto Giunco, spiaggia dai colori tenui con alle spalle un grande  stagno, habitat dei fenicotteri rosa, e a Timi Ama con il suo tappeto di sabbia bianca. E vinti il caldo e la pigrizia, che soddisfazione era lasciarsi alle spalle il mare e immergersi nei profumi della vegetazione mediterranea e salire fino alla torretta spagnola, vedetta cinquecentesca contro le incursioni saracene, e spaziare con lo sguardo sulle spiagge circostanti.

Mi chiedo come saranno adesso questi luoghi con il turismo di massa che va via via scemando, con la natura che cambia i colori e riacquista il suo intrinseco silenzio, con il sole che si fa più tiepido e delicato e l’aria più fresca. E chissà come saranno le vie principali di Villasimius solo poche settimane fa tanto affollate e difficili da percorrere persino a piedi. Qualche negozio incomincerà a spegnere le insegne e ad abbassare le serrande, pensando già alla prossima stagione, le bancarelle con i prodotti dell’artigianato locale tenderanno a scomparire, i tavolini dei ristoranti e le camere degli alberghi saranno sempre meno occupati. Non risuonerà più la musica degli spettacoli di strada.

Temo che un velo di malinconia calerà su questo luogo paradisiaco. E mai come in questo momento di rimembranze e meditazioni sono d’accordo con Ennio Flaiano quando scriveva: “Non v’è che una stagione: l’estate. Tanto bella che le altre le girano attorno. L’autunno la ricorda, l’inverno la invoca, la primavera la invidia e tenta puerilmente di guastarla.”

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