Viaggio on the road in Madagascar: Anakao e il Peter Pan

Quando ho progettato il mio tour in Madagascar, sapevo di voler una vacanza on the road con una breve esperienza di mare. Nello scegliere, con l’agenzia locale che ho contattato, ho desiderato una meta marittima, poco di massa, limitrofa al tour che stavo progettando (abbiamo percorso prevalentemente la strada SN7 da Anatanarivo a Touliara, evitando spostamenti arei interni). Ho così scartato la tanto conosciuta e di certo unica Nosy Be e abbiamo scelto Anakao, nella costa sud ovest.

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Le recensioni, questa una delle tante, definiscono Anakao così:
“Partendo da Tulear e dirigendosi verso sud con un’ora circa di trasferimento in barca sotto costa si raggiunge il villaggio Vezo di Anakao che si trova oltre la baia di St Augustin. Il villaggio di Anakao si affaccia su una lunga e bella spiaggia di sabbia bianca dove si trovano alcuni hotel.”

Tutto sembrava accattivante e molto immaginabile. Degli occidentali, stanchi e stressati come tutti, a metà di un lungo tour on the road su strada malgascia, un giorno si imbarcheranno e passeranno 3 notti in un piccolo paradiso; poi torneranno e finiranno il tour, raccontando al rientro di una bella spiaggia ed acque turchesi. Si sa nella vita, spesso le cose che appaiono prevedibili, non lo sono. Ne ho avuto la chiara sensazione quando, raggiunto il trafficato e folcloristico porto di Toliara, c’era un pò di tutto: venditori, animali, gente con in mano pietre preziose o presunte tali, zebù, macchine, turisti, fango, una biglietteria molto spartana. Mancava però una cosa essenziale: il molo.

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È così che ho scoperto che per raggiungere il motoscafo, occorreva salire su un carro trainato da zebù, guidato da un bambino di circa 10 anni, che avrebbe guadato il mare per 100m e una volta a bordo, con valigie, pane per i ristoranti locali, una gallina, noi turisti abbiamo realizzato una traversata di circa 1 ora in mare aperto prendendoci tutto il vento possibile, sperando di avvistare al più presto Anakao.

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Con pazienza malgascia e schizzi di acqua salata, Anakao è arrivata. Quando il motoscafo si è avvicinato alla sabbia delle prime due fermate, ho pensato che io, in un posto così, non ci ero mai stata; di averlo forse solo sognato o al massimo visto nei film.

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Ho capito di dover scendere quando è apparso un edificio colorato, sulla cui facciata era scritto Peter Pan: quello era il nome del nostro hotel. La sera prima il driver ci aveva detto che era gestito da italiani e rivelato il suo nome. Dalla Lonely avevamo letto una recensione al top. Scesi, bagnandoci i piedi ed un pò i vestiti, scalzi a pochi metri dal bagnasciuga, si ha l’idea di essere veramente approdati in un posto che più che terrestre è mentale.

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Non capivo dove fossi geograficamente, e credo di aver abbandonato in quel momento il bisogno conoscere dove fossi sulla cartina, aggrappandomi solo alle forme, i colori e le sensazioni che un posto così, ti può dare. Ad attendere il traghetto un ragazzo mi chiede prima se sono olandese, poi se sono Barbara. È uno dei proprietari del Peter Pan, Dario e da allora, varcata la soglia della proprietà, questo posto è entrato nei miei ricordi importanti.

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Cosa è il Peter Pan?

Tecnicamente un hotel composto otto bungalow in pietra e legno immersi in uno splendido giardino che dá sulla spiaggia, costituito da una collezione di piante endemiche caratteristiche del sud ovest malgascio. Le casette sono colorate e confortevoli, dotate di servizi igenici, e di un sistema solare che permette di avere la luce anche di notte.

Un ristorante in riva al mare curatissimo, serve una cucina basata su ricette adattando i prodotti locali a delle tecniche di varia provenienza. Un bar aperto tutto il giorno, con foto della rivoluzione cubana e pezzi di vita di Dario e Valerio, propone cocktails e bevande ghiacciate ; l’atmosfera conviviale é accompagnata da un’attenta selezione musicale. Una biblioteca poliglotta a disposizione della clientela, servizio escursioni e collegamento con il diving (italiano anche esso) vicino.

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Il post a questo punto potrebbe quasi concludersi, scrivendo delle bellezze del posto, i colori, e le raccomandazioni.

No, perché il Peter Pan non è solo un hotel, ristorante, bar, biblioteca e quanto altro, come Anakao non è un posto solo collocabile su di una cartina fisica. Si dice che nel nome che un genitore attribuisce ad un figlio ci sono già tutti i desiderata e le proiezioni rivolte a lui, ancor prima di nascere.

Il Peter Pan, con A di Anarchia, è un luogo mentale che nasce da un desiderio profondo, non solo un luogo fisico. Qui i loro proprietari hanno costruito un pensiero circondato da una staccionata fatta da creative matite colorate capaci di scrivere al cielo ogni pensiero di chi lo vorrà, in piena libertà. Dario e Valerio, sono l’anima di questo luogo nato dalle loro menti, i loro gusti, le visioni sul mondo, la loro vita, la personale sensibilità, l’idea di libertà e capacità imprenditoriale. Qui, dove non c’era nulla se non poche baracche del villaggio in cui Peter Pan sorge, questi ragazzi, 7 anni fa, lasciato il Lago Maggiore, hanno deciso di vivere senza filtri la loro vita e realizzare un sogno. Si sono scoperti pronti a condividere i loro pensieri, nel loro angolo di mondo, con chi vorrà farlo, incontrando i gusti, pasti, musica ed esperienze, ognuno come può.

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Dario e Valerio hanno creato qualcosa di bello, esteticamente ma, sopratutto, una realtà che rappresenta la loro voglia di vivere senza compromessi capace anche di accogliere chi, come noi, ha voglia di fare esperienze anche attraverso un viaggio, rispettando le identità altrui, senza fermarsi alle apparenze. In questo luogo si può prendere il sole, mangiare e bere cose genuine ottimamente cucinare, ascoltare ottima musica curata da Dario (la sua playlists di rock’n’roll, new wave e musica caraibica), rilassarsi con un massaggio, fare escursioni, leggere, stare ad occhi aperti o chiusi, parlare o stare zitto. Nessuno ti dirà quale cosa è la migliore.

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Qui sei dentro ad un sogno che questi ragazzi hanno saputo realizzare: vivere liberi. Un sogno per nulla facile perché, mettere radici su questa spiaggia, vivere l’isolamento fisico e culturale, sopratutto negli anni senza wi-fi è stato duro. Nulla è scontato. Lo si immagina vedendo questo angolo di mondo che ti fa spostare il baricentro e dove tutto può essere molto difficile: reperire merci, trovare un dottore, comunicare con la gente locale, viverci e conviverci, entrare in compromessi, sono questioni che poco hanno a che fare con le visioni quotidiane di due ragazzi italiani di (allora) 26 anni con in testa una buona idea. Ma il compromesso più grosso deve essere stato quello con loro stessi, le proprie radici che, anche se strette, come per tutti noi, non le hanno mai dimenticarle; la solitudine, prolungata davanti al mare, affascinante ma ripetitivo nelle forme, la voce, i gesti. Parlando con Dario e Valerio ti sembra di rivivere con loro, senza sconti o facili ricette, dai loro racconti, i passi intrapresi.

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Il Peter Pan è un sogno di tanti ma non è un sogno facile, che ti fa entrare a patti con te stesso ed è in continuo evoluzione, progettando ampliamenti e realizzando sogni e proiezioni. Dove ho soggiornato tre notti dunque non è solo un hotel. È un luogo che far star bene anche solo sapendo che esiste, che accoglie chi vorrà essere accolto; magari per caso com’è capitato a me, o perché lo si sta cercando. Peter Pan è là ad Anakao, può essere vissuto fin che si vorrà o semplicemente desiderarlo, sapendo che, in un un piccolo angolo di mondo, a sud Ovest in Madagascar, l’isola che non c’è, in realtà, c’è.

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