Viaggiare in bicicletta

Nel viaggio il mezzo di trasporto dice molto del viaggiatore. L’aereo è perfetto per tagliare i ponti con la routine e gettarsi in fretta in una realtà completamente nuova. Lanave premia i riflessivi che possono avvicinarsi alla meta affogando i propri pensieri nel blu.

Il treno favorisce una romantica condivisione del tragitto (e delle visioni dal finestrino) con altri passeggeri.

L’automobile nasconde la voglia di avere uno spazio proprio – extraterritoriale – anche nei luoghi più sperduti e lontani.

Il pullman presuppone una graduale trasformazione, piena di tappe intermedie, della persona che parte nella persona che arriva.

E’ una classificazione arbitraria, certo, e ognuno potrà obiettare proponendo le sue motivazioni, il suo “volo perché ho poco tempo” oppure “guido per poter essere indipendente”.

Anche il cicloviaggiatore potrà spiegare in vari modi la sua scelta, ma a differenza degli altri appartiene a una categoria ben definita, una tribù che reinterpreta completamente il concetto stesso del viaggiare: in questo caso non si tratta di spostarsi da una destinazione all’altra, ma di essere sempre viaggiatori, in ogni istante, quando si arriva e quando si è in sella.

La bicicletta infatti non è soltanto un  mezzo di trasporto, è la sintesi della voglia di essere parte dei popoli e dei luoghi che si attraversano, un modo per trasformare la strada in uno spazio da scoprire, ricreando piccole frontiere e assaporando ogni tratto dell’itinerario che assume, così, una sua fisicità umana, radicalmente lontana da quella meccanica dei mezzi motorizzati.

E mentre chi si muove in automobile per la gente del posto sarà nella stragrande maggioranza dei casi soltanto un turista, chi arriva sgobbando con la bici carica di borse susciterà quasi sempre curiosità e sarà con più semplicità accolto nelle comunità locali.

Il cicloviaggiatore, sia quello che avanza lento, sereno e meditativo sia quello che si alza nervoso sui pedali alla ricerca della performance e di chilometri da bruciare, è tutto sommato un esploratore, un moderno Marco Polo. In un’epoca in cui è possibile sapere e vedere in anticipo, on line, anche piccoli dettagli delle nostre mete di viaggio, è soprattutto a chi pedala che sono ancora concesse mille sorprese, scenari inaspettati, incontri fortuiti anche quando ci si sposta magari solo di pochi chilometri da casa propria.

Il ciclista impara presto a gestire il tempo (quello di una tappa, della vacanza, di una vita), ad amministrare le distanze e a guardare lo spazio con occhi diversi. Sa che le immagini e gli scenari che gli scorrono davanti sono soltanto suoi e di nessun altro (non li ha solo attraversati, li ha conquistati), che solo lui può aver visto posti che gli altri umani (motorizzati) nemmeno possono immaginare: perché il paesaggio, pedalando, si svela poco a poco, ti accompagna, ti entra dentro, diventa una parte integrante di te.

Foto di Travelling Two

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