Ciudad Perdida, Colombia – Giorno 4: il ritorno

Il risveglio con vista sulla ciudad perdida non ha prezzo: dopo una colazione da evitare, con empanadas fritte da rimanere sullo stomaco per una settimana, ci incamminiamo verso il centro della citta’, nel posto in cui il giorno prima ci eravamo persi per minuti interminabili. La sensazione di trovarsi in un posto mistico non cambia, anzi sembra essersi rinforzata con la notte: la luce del sole rivela sfumature e colori che la sera prima ci erano sfuggiti, rendendo ancora piu’ suggestivo il paesaggio che ci circonda.

E’ anche il momento giusto per rilassarci ed ascoltare la storia di questa citta’ e della civilizzazione dei Tairona da parte della nostra guida Gabriel: sembra quasi impossibile come questo popolo sia riuscito a sfuggire anche all’invasione spagnola in quanto ben nascosti nel cuore della giungla. Il paradosso e’ che i Tairona abbandonarono queste colline per paura di venire conquistati decretando praticamente la fine di questa civilta’ senza che gli spagnoli arrivassero mai da queste parti (troverete in fondo all’articolo i dettagli di questa storia).

Ciudad Perdida
Il centro della citta’

Alle 10.30 in punto, ci mettiamo in cammino, questa volta in direzione opposta rispetto ai giorni precedenti: scenderemo verso il campo due, nel quale passeremo la notte. Come si puo’ immaginare il ritorno verso la civilta’ ha un sapore diverso rispetto ai giorni trascorsi sul sentiero per raggiungere la Ciudad Perdida: siamo si’ tutti di buon umore, ma allo stesso tempo ci manca quello stimolo della scoperta, dell’incognito.

Pranziamo come “all’andata” con dei sandwich sulla riva del fiume; il percorso e’ ovviamente in discesa per cui le fatiche si riducono notevolmente. Il caldo e l’umidita’ rimangono alti: uno scroscio d’acqua arriva al momento giusto a rinfrescare animo e corpo.

Durante il cammino continuiamo a parlare tra noi: siamo diventati, nel giro di pochi giorni, ottimi amici, complici di questa avventura che nessuno di noi dimentichera’ per molto tempo.

Arriviamo al campo intorno alle 4 del pomeriggio: per evitare di lavarsi nell’unica doccia, sporca e con poca acqua, ci tuffiamo nel fiume sottostante il campo, soluzione senza dubbio piu’ pratica e piacevole. Ci si mette anche la pioggia a rendere questa esperienza unica: ci troviamo sotto un diluvio, in un fiume nel bel mezzo della giungla, a giocare e divertirci come dei ragazzini. Chi l’avrebbe mai detto prima della partenza?

Il campo due

Al campo troviamo anche un nuovo gruppo, diretto verso la Ciudad Perdida, ma sono in pochi per cui non grossi problemi di “traffico” per cena: alle 7 in punto ci sediamo a tavola, divorando cio’ che ci viene servito.

Dopo cena ci si cimenta in un gioco in cui il nostro gruppo si divide in due squadre: a turno, un membro di ogni squadra, cerca di far capire al proprio gruppo il titolo di un film scelto dall’altra squadra. Un casino in quanto siamo tutti o quasi di nazionalita’ diversa, per cui alcuni film che crediamo famosi, sono del tutto estranei alle altre persone. Non vince nessuno, si tira avanti ad indovinare per ore, fino a quando esausti (sia dal gioco che dalla giornata di cammino) ce ne andiamo nelle nostre rispettiva amache.

Il racconto del quinto giorno lo trovate qui

Un po’ di storia:

La Ciudad Perdida è stata chiamata dal popolo Teyuan Tairona, che significa madre natura. La città, distribuita su oltre 400 ettari, fu costruita tra il 500-700 dC e fu un importante nodo politico e commerciale della zona. I Tairona abbandonarono la zona nel timore di un’invasione spagnola; ironia della sorte i conquistadores non scoprirono mai questa città. Venne scoperta dal mondo moderno solo nel 1965, a mano di saccheggiatori di tombe, che ne ripulirono i tesori.

Nel 1975 le autorita’ locali vennero a conoscenza di questo sito, a causa delle continue lotte tra saccheggiatori di tombe. Forze armate iniziarono il lavoro di sorveglianza della zona, lasciando agli archeologi il compito di scoprire, ripulire e restaurare l’area interessata.

La citta’ e’ composta da un complesso sistema di collegamenti pedonali, scalinate e mura che uniscono un vasto numero di terrazze e piattaforme sulla quale sorgevano le abitazioni del tempo.

Esistono piu’ di 200 “ciudad perdida” nella Sierra Nevada di Santa Marta, tutte o quasi ancora allo stato brado, per mancanza di fondi destinati al loro recupero.

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