Viaggiatrice solitaria: Galapagos, Ecuador

Questa settimana proponiamo il diario di viaggio di Cristina, una viaggiatrice solitaria che per diversi mesi ha viaggiato in sud America, visitando alcune delle località più belle e suggestive del mondo, come le isole Galapagos

All’inizio di agosto, dopo quasi due mesi di Colombia, mi sono spostata in Ecuador sempre utilizzando l’autobus.

Per alcuni giorni ho alloggiato nella città di Ibarra nel nord del Paese poi mi sono spostata nella capitale Quito dove sono rimasta circa una settimana, tempo sufficiente per visitare la città e i suoi dintorni.

Affascinante la città vecchia con le sue piazze e le sue chiese e piena di vita, di locali e di giovani stranieri la città nuova. Per quanto riguarda i dintorni, da non perdere assolutamente il mercato di Otavalo, uno dei più grandi e suggestivi mercati indigeni dell’Ecuador dove si trova di tutto e dove, contrattando, si possono fare dei veri affari.

Poco lontano dalla  capitale si trova anche il famoso monumento della “Mitad del Mundo”  che dovrebbe essere esattamente sulla linea dell’equatore (ma ho scoperto che così non è!).

Dopo Quito mi sono spostata nella città di Guayaquil da cui ho preso un aereo per raggiungere il mio sogno: le isole Galapagos!

Da adolescente, quando sui banchi di scuola si studiava Darwin, ho la chiara immagine di me estasiata nell’ammirare le foto di quelle isole da sogno con i suoi strepitosi animali: le iguane, i leoni marini e soprattutto loro, le tartarughe giganti.

Non ci potevo credere (ancora adesso faccio fatica a crederci per la verità): il giorno di ferragosto 2011 ho posato i miei piedi sulla tanto sognata terra.  Ho avuto una settimana a disposizione per vivermi l’arcipelago, tempo di sicuro non sufficiente,  ma ho cercato di visitare almeno le 4 isole abitate: Santa Cruz, Isabela, San Cristobal e Floreana.

Sono rimasta i primi giorni a Santa Cruz  dormendo nell’alberghetto più economico trovato e facendo  tour giornalieri che sconsiglio vivamente in quanto si ha pochissimo tempo a disposizione per visitare  le isole.

Poi mi sono trasferita nell’isola di San Cristobal dove ho pernottato un paio di notti e questo mi ha permesso di visitare abbastanza bene questo splendido luogo e di assaporarne l’essenza. Che dire del paradiso Galapagos? Non saprei davvero come raccontarle in poche righe.

Non credo sia possibile riuscire a descriverle come meritano. Ogni descrizione risulta superficiale e “fredda”. Sono quei luoghi di bellezza ultraterrena, di fascino primordiale, di atmosfera unica che bisognerebbe vedere con i propri occhi. Chi ama la Natura e gli animali selvatici ne rimarrà estasiato come è successo alla sottoscritta.

Di ritorno dall’avventura alle isole di Darwin, mi sono dedicata all’Ecuador anche se purtroppo, a differenza della Colombia, non sono riuscita, per questioni di tempo, a visitarlo come avrei voluto. Paese piccolo ma ricco di ambienti totalmente differenti, carico di atmosfere d’altri tempi.

Ritornata a Guayaquil ho preso l’ennesimo autobus destinazione Cuenca, una città dell’interno. Ho dedicato alcuni giorni a passeggiare per le vie del centro, senza fretta come piace a me, alla ricerca dell’essenza del posto.

Durante il mio soggiorno a Cuenca ho trascorso una giornata visitando le rovine di Ingapirca, il più suggestivo sito Inca dell’Ecuador.

Poi risalendo il Paese mi sono ritrovata a Riobamba, una città di per sé non particolarmente attraente, ma immersa in uno scenario andino da cartolina.  Per godermi al meglio il fascino delle Ande ho partecipato ad una sorta di gita su un trenino turistico che, diverse volte a settimana, percorre il tratto fra le due località di Alausì e Sibambe raggiungendo quello che viene chiamato “el nariz del diablo”.

Il tutto molto turistico ed organizzato con tanto di ballerini in costume e rinfresco all’arrivo per i passeggeri. Ma a parte questo, che non riscuote di solito il  mio gradimento, posso dire che ne è valsa la pena:  attraverso la zona nota come “il naso del diavolo” è infatti possibile ammirare panorami davvero spettacolari e mozzafiato.

Il cammino prosegue attraverso la cordigliera andina, dove faccio tappa prima nella vivace cittadina di Guaranda e poi nel piccolo villaggio di Salinas dove finalmente si materializza davanti ai miei occhi l’immagine che sempre ho avuto di questo Paese.  L’ho scoperto davvero qui,  a 4300 metri di altitudine, tra lama e alpaca che ti osservano dalle soglie di case come cagnolini, la bellezza e i colori dei costumi indigeni, le donne con i bambini sulla schiena: ecco il “vero” Ecuador!

Luogo sperduto e interessante per i turisti alternativi, il cui parroco è niente meno che un veneziano che vive lì da più di 35 anni e ha contribuito in maniera determinante allo sviluppo dell’economia locale attraverso la nascita di cooperative di produttori. Salinas è infatti conosciuto per i suoi prodotti tipici: formaggi, cioccolata, torrone e gli immancabili (e indispensabili considerato il clima particolarmente rigido) maglioni, berretti, sciarpe e quant’altro realizzati in lana di alpaca.

Senza nessun itinerario prefissato e decidendo di giorno in giorno, mi sono poi diretta nuovamente verso la capitale attraverso quella che viene chiamata “la via dei vulcani” e a Quito sono rimasta un altro paio di notti.

L’ultima tappa in Ecuador è stata Tulcan, cittadina di confine, famosa per il suo cimitero! Ero un po’ scettica a riguardo ma in effetti il giardino ornamentale del cimitero è qualcosa di spettacolare ed è diventato la vera attrazione della città.  A questo punto è giunta l’ora di riattraversare la frontiera ritornando in Colombia dove ho trascorso l’ultima settimana del mio viaggio in attesa del volo che mi avrebbe riportato in Italia.

Come avevo previsto il ritorno non è stato semplice. Sono bastate poche settimane “ferma” per farmi sentire la forte necessità di partire di nuovo. E d’altronde…”zingari” si nasce….  

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