Recoaro: la bellezza di chi ci crede

C’era una volta un paese di montagna… questo paese si chiama Recoaro Terme e, fin dall’Ottocento, era famoso per le proprietà curative delle sue acque.

Il Turismo, soprattutto in epoca di Belle Epoque, aveva reso questa località un luogo molto glamour pieno di belle dimore, case sfarzose, piccoli hotel molto intimi ricavati da chi “metteva a pensione” le proprie camere.

Giovani, vecchi, ricchi, poveri … sani e malati… chi più ne ha più ne metta. Tutti volevano passare una stagione a Recoaro … ed era bello quando le vacanze o i viaggi erano legati alle stagioni e non più alle consuete due o tre settimane che tutti noi abbiamo di ferie in un anno.

Recoaro è un posto che ho imparato a conoscere da piccola, negli anni ’80, quando cominciava già lentamente a decadere. Dopo la Belle Epoque, il suo periodo d’oro furono gli anni ’60 quando ricche signore ingoiellate scendevano dalle loro bellissime automobili per andare a vedere la finale di quello che era il Festival musicale più conosciuto dopo Sanremo: il Cantagiro.

Recoaro era questo e per me era un luogo dove i miei genitori mi portavano a mangiare il gelato nelle sere d’estate perché era più fresco, c’era molta più gente che nel mio paese e sembrava tutto più bello.
Recoaro poi, come molte Belle Addormentate, sprofondò in un sonno profondo fatto forse di mancanza di fondi, di stanchezza, di “non so più che fare“. Molti alberghi chiusero e molti ristoranti fecero la stessa fine.

Nell’ultimo periodo io ho avuto bisogno di passare un po’ di tempo nei miei luoghi d’origine. Per non sentirmi continuamente ospite (sono fuori casa dal 29 Maggio per via del Terremoto in Emilia, dove ora vivo) ho cercato un posticino dove potermene stare con il mio compagno e non pesare su nessuno.

Quando sono arrivata, percorrevo la via principale del paesino e facevo dei gran sospironi a leggere tutti quei “vendesi” su moltissime case. Era come vedere qualcosa che piano piano si svuota e avevo l’impressione che restasse solo chi non può andare via.

Ho pensato, dentro me, a quanto potenziale avrebbe quel paese e quanto bello poter creare una comunità di amanti dei viaggi che potesse insediarsi in tutto ciò che viene abbandonato a Recoaro. Unendo forze, inventiva, promozione online e tante altre positività si potrebbe fare di quel luogo un punto di approdo splendido e si potrebbero sviluppare dei tour locali di tutto rispetto.

Viaggiavo con la fantasia mentre mi recavo verso quel luogo che sarebbe diventato la mia casa per qualche giorno. Sapevo che cosa avrei avuto davanti agli occhi ma non potevo immaginare la sorpresa che, da viaggiatrice, avrei trovato.

La locanda che mi ha accolta è sempre stata una curatissima pizzeria dove mangiare era un piacere per lo stomaco e per il sorriso. Il suo proprietario ha pensato bene di rimettere a posto la casa sopra la pizzeria e ricavarne quattro stanze meravigliose, piene di gusto, comodità e praticità.

Vedere il suo lavoro e il risultato prodotto ha aperto uno spiraglio di luce dentro me … uno spiraglio legato al futuro di Recoaro e alla forza della gente che crede nel luogo dove è cresciuta. A volte l’equazione è proprio semplice da risolvere e quello che ci vuole è solo volontà.

Giorni fa sono tornata a Recoaro e sono tornata a dormire in quella locanda. Stavo parlando con il proprietario quando lui se ne uscì con un ” ah… beh… mi ci vorranno almeno tre anni per far partire tutta la cosa qua…” e me lo diceva con una serenità pare a quella che uso io quando dico che fuori c’è il sole.

Proprio in quel momento io ho pensato a quanti Luca (lui si chiama così) ci sono in Italia e quanti non abbandonano i proprio luoghi, per quanto difficili, e cercano in tutti i modi di renderli migliori, diversi, valorizzati.

Allora da oggi guardo Recoaro con occhi diversi perché so che lì c’è chi ci crede. Crede nel futuro, nei viaggiatori e ne viandanti di ogni dove.

 

4 commenti su “Recoaro: la bellezza di chi ci crede”

  1. Bella descrizione! Chissà perchè tutte le volte che sono stato a Recoaro passavo più tempo in bagno (plin-plin) che altrove… 😉

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