Zambia, una terra che ti regala grandi emozioni

Zambia- Africa. È ancora buio quando mi alzo.

L’aria è frizzante, non proprio fredda, ma decisamente fresca mentre esco dal sacco a pelo, indosso i pantaloncini e la camicia, apro la zip ed esco dalla tenda.

Il freddo e l’umidità della notte non sono bastati a spegnere completamente le braci di ieri sera… avvicino la legna e in un minuto il fuoco si ravviva. Metto a bollire dell’acqua, servirà entro breve, e annuso l’erba ripetendo un rituale che è ormai entrato nel mio DNA.

Nel frattempo i primi, timidi raggi di sole cominciano a farsi strada all’orizzonte e a rischiarare l’ambiente circostante… guardandomi intorno mi ricordo finalmente cosa mi ha spinto a venire: sull’altra sponda del laghetto presso cui ci siamo accampati, una piccola famiglia di elefanti  (una quindicina in tutto) fa colazione con le foglie di Mopane e beve abbondantemente.

Le loro sagome scure si stagliano gigantesche contro il rosa pallido del primo sole e l’alba proietta le loro ombre per una decina di metri; nessuno potrebbe pensare che degli esseri così grandi possano essere così silenziosi e rispettosi della propria e dell’altrui privacy, eppure sono lì, a una ventina di metri dal campo, e nessuno degli ospiti si è ancora svegliato.

L’acqua bolle. Preparo il thè e il caffè, metto i biscotti sul tavolo e li vado a svegliare: il gruppo è piccolo, come piace a me, ma “giusto”: 4 persone in tutto, di quelle in gamba.

Non i soliti turisti interessati solamente a vedere i “Big 5”, ma amanti della natura a tutto tondo, due coppie di amici che volevano provare qualcosa di diverso dal solito e visitare un posto il più possibile lontano dalla folla di gente che quotidianamente popola le Cascate Vittoria.

“Bhè – penso tra me e me – come modo di iniziare la giornata non è affatto male…”

Mi avvicino alle tende e li chiamo sottovoce, aspettando una conferma che siano svegli, poi li avviso di uscire silenziosamente.

Ancora in pigiama e con gli occhi assonati escono dal loro rifugio e si siedono accanto al fuoco.

Sembra la cosa più normale del mondo: colazione, caffè e biscotti. Solo che a venti metri un branco di elefanti, perfettamente consapevole ma incurante della nostra presenza, fa altrettanto, regalandoci un’emozione immensa.

Stiamo così, seduti, ammantati dal rosa e dall’arancio dell’alba, scaldati dal fuoco, dal caffè e da questo spettacolo unico al mondo.

Dapprima, l’istinto del fotografo che mi ha accompagnato per gli ultimi 14 anni mi grida di sbrigarmi a prendere la reflex e scattare, poi desisto e lascio che elefanti, alba, fuoco e caffè si fondano e si depositino in un angolo della mia coscienza, dove tornerò a cercarli quando lo stress prenderà il sopravvento.

Lentamente, gli elefanti si allontanano e noi cominciamo la nostra ultima giornata di questo breve tour, durato un solo weekend.

Smonto le tende e rassetto le poche cose rimaste in giro mentre i miei “ospiti” si godono ancora 5 minuti di relax, e penso tra me e me alla Milano che ho lasciato alle spalle per venire a vivere qui in Zambia, a come era diverso fare colazione con il miglior Illy caffè espresso e un cornetto alla crema di pistacchio appena sfornato… “you win some, you lose some” rifletto…

Siamo di nuovo in macchina. Il programma della giornata è di attraversare tutto il Sioma Ngwesi National Park ritornando lentamente verso Livingstone, da dove  siamo partiti due giorni prima.

Nessuna fretta, nessuna tappa prestabilita, nessuna tabella di marcia: solo il Parco, al passo che decideremo.

Siamo partiti venerdì mattina dalle Cascate Vittoria, percorrendo circa 200km su strada asfaltata prima di svoltare su una strada sterrata a ridosso del fiume Zambesi, risalendolo per altri 100km circa ad un’andatura decisamente meno spedita.

Era ora di pranzo quando siamo finalmente arrivati alla nostra destinazione sulle spiagge del fiume, in un tratto scoperto un annetto fa dove l’acqua è bassa e le rocce creano una piccola barriera naturale che impedisce a coccodrilli ed ippopotami di avvicinarsi. Abbiamo pranzato tranquillamente sulla sabbia bianca e soffice e ci siamo concessi un po’ di relax prima di procedere fino alle cascate Ngonye.

È difficile dire cosa ci sia di tanto affascinante in questo posto… certo è che anche dopo 2 anni in cui le più famose e imponenti Cascate Vittoria fanno ormai parte della mia quotidianità, le piccole e semplici cascate Ngonye mantengono tutt’ora un fascino timido ed incredibilmente attraente, come la bellezza di una ragazza acqua e sapone rispetto ad una fotomodella di fama mondiale.

Ci siamo avvicinati con una piccola barca a remi portata da due ragazzi del posto e abbiamo trascorso un pomeriggio incantevole: mentre loro scattavano centinaia di foto, io raccontavo la storia di David Livingstone, di come sia arrivato qui nel 1855, di come abbia trascorso quasi 4 mesi in questo luogo, affascinato dalla bellezza e dalla semplicità di queste cascate, di come abbia fatto amicizia con il capo villaggio di questa zone e di come quest’ultimo gli abbia fornito canoe per proseguire lungo il fiume Zambesi per giungere al Mosi-oa-Tunya, il “fumo che tuona”, entrando definitivamente nella storia come l’esploratore che scoprì quelle che sarebbero state chiamate, da lì in avanti, le Cascate Vittoria.

Prima di sera abbiamo montato le tende e acceso due fuochi: uno al campo, l’altro sulla spiaggia. Non che ci fossero particolari pericoli in quell’area, ma il fuoco è sempre utile e incredibilmente bello!

Nel Potjie, il tradizionale pentolone di ghisa da mettere direttamente sul fuoco, abbiamo cucinato un delizioso spezzatino di carne e piselli, mentre a lato bollivo un po’ d’acqua per il cous-cous. La cena era ottima e la birra ancora fresca nel frigorifero portatile ha aiutato a trascorrere una bella serata costellata dai racconti di viaggi passati in terre remote.

L’indomani mattina, sabato, ci siamo svegliati tardi, abbiamo chiesto a dei locali dove si potesse andare a fare un bagno nel fiume senza correre rischi e abbiamo passato la mattinata sulla spiaggia a prendere il sole. Nel pomeriggio, dopo aver preso accordi con i ranger, siamo entrati nel Sioma Ngwesi National Park.

La natura incontaminata del parco ci ha dato immediatamente il benvenuto con un piccolo branco di Antilopi Roane e, a breve distanza, un gruppetto di Tsessebee molto timidi che sono fuggiti al nostro approssimarsi. A seguire, un grande branco di Impala pascolava tranquillo e poco oltre delle Antilopi d’acqua, con le loro corna maestose ed i corpi grigi ricamati di bianco, hanno seguito attentamente con lo sguardo ogni nostra piccola mossa.

Come al solito, qui in Zambia, non è la quantità degli avvistamenti ad impressionare ogni visitatore (nonostante sia la nazione che vanta la maggior concentrazione di ippopotami ed elefanti, i migliori avvistamenti di felini e più di 520 specie di uccelli…), ma la qualità: appena entrati in uno qualsiasi dei suoi 20 e più Parchi Nazionali ti rendi immediatamente conto della differenza con altri Paesi.

Qui il turismo di massa non esiste ancora ed i Parchi non sono strutture create per i turisti, bensì per preservare la natura dall’uomo!

Nessuna strada asfaltata, pochissime piste battute, nessuna infrastruttura come i ristoranti, pompe di benzina, alberghi che ti aspetteresti di trovare in Sud Africa o in Kenya… solo la natura che diventa dominatrice incontrastata e nella quale ritrovare il confronto con se stessi, con la propria esistenza, con le proprie emozioni, con le proprie domande… nella quale la civiltà e le sue follie sembrano lontane anni luce ed alla quale, da due anni a questa parte, ho deciso di dedicare la mia vita lasciando alle spalle una vita da imprenditore milanese con la passione per la fotografia naturalistica per indossare i panni ormai più consoni di guida turistica e, successivamente, di ranger onorario per la Zambian Wildlife Authority.

Proseguendo col fuoristrada abbiamo trovato il luogo ideale per accamparci lungo un laghetto, abbiamo montato il campo, cucinato e passato un’altra serata a chiacchierare mentre, da lontano, i richiami delle iene ed i versi degli uccelli notturni ci regalavano un sottofondo prezioso.

Nel “bush” la giornata inizia e termina con il sole… alle 18.30 era buio, alle 21 eravamo a letto.

Ed eccoci all’ultima giornata del nostro week-end.

Mentre la pista si apre davanti a noi segnandoci la via, penso al percorso altrettanto tortuoso e accidentato intrapreso da un giovane impiegato in Italia una quindicina di anni fa e conclusosi in Zambia da Guida, con una moglie, un cane e un nuovo cammino davanti: il nostro Tour Operator ancora giovane ma già così carico di soddisfazioni.

Un percorso talmente contorto e pieno di ostacoli che, a riguardarlo adesso, mi fa paura e mi fa dubitare di essere sano di mente…

“L’importante non è la destinazione, ma il viaggio per giungervi” diceva qualcuno molto più saggio di me (e “Forza e coraggio che la vita è un viaggio” diceva una mia ex-collega, sorridendo tra me e me) e quasi non mi accorgo del branco di Kudu di fronte a noi.

Spengo il motore e  passiamo 5 minuti ad osservarne la maestosità. “D’altronde – rifletto, pensando a quanto sia aumentata recentemente la concentrazione di animali in questa zona – questo parco è appena entrato a far parte del “Kavango – Zambezi Transfrontier Conservation Area”, l’area di conservazione più grande al mondo che si espande su 5 diversi Paesi (Zambia, Angola, Namibia, Botswana e Zimbabwe) e permette un rifugio sicuro dal bracconaggio a tutte le specie della zona, quindi è normale che si stia lentamente ripopolando…”.

Poco distante, dei Bucorvi passeggiano tranquillamente e sul ramo di un cespuglio si è posata una “Liliac Breasted Roller”, o “ghiandaia marina”.

Riprendiamo il viaggio e quattro ore (e molteplici pause-foto) dopo siamo fuori dal parco. All’una ci fermiamo per uno spuntino veloce lungo la strada per proseguire verso Livingstone, dove arriviamo nel pomeriggio inoltrato.

Ringrazio i turisti davanti al loro albergo, loro mi ringraziano e mi danno 20 dollari di mancia… forse, se potessero leggere i miei pensieri, vorrebbero la mancia loro!

3 commenti su “Zambia, una terra che ti regala grandi emozioni”

  1. Splendido post. Mi hai catturata a tal punto che mi sembrava di essere a sorseggiare caffè e mangiare biscotti a fianco del branco di elefanti insieme a voi! Complimenti anche per la scelta di vita. Quando organizzerò un safari in Zambia saprò a chi rivolgermi!

  2. Ho vissuto in Zambia per 2 anni e un mio fratello è nato lì questo articolo mi ha fatto tornare in mente i tanti ricordi di quegli anni,oramai più di trentanni fà.Esperienza unica l’Africa mi piacerebbe un giorno poterci tornare..Grazie

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.