Bologna: una città d’amare… e d’amore! (prima parte)

Non mi piace definirmi una persona romantica. E questo soprattutto perchè, almeno dal mio punto di vista, il romanticismo oggi è costituito da cliché. Non ci credete? Se vi dicessi amore, a quale città italiana pensereste? Verona o Venezia sarebbero le risposte di nove persone su dieci. Bologna è la città romantica di cui vi voglio parlare, invece. Datemi fiducia e seguitemi in questo RomanticTour!

Partiamo da Piazza Maggiore, la piazza dei bolognesi. Al centro troviamo la fontana monumentale di Nettuno, opera del Giambologna: si narra che egli volesse realizzare i genitali di Nettuno in proporzione alla monumentale imponenza della statua, ma ciò gli venne impedito dalla Chiesa. Non contento, utilizzò il suo ingegno per gabbare allegramente questo divieto: nella pavimentazione della piazza, troverete una pietra più scura, che è detta “la pietra della vergogna”: se, poggiati i piedi su di essa, rivolgete lo sguardo verso la statua, vedrete che, giocando con la prospettiva e la posizione della mano di Nettuno, stesa in avanti, Giambologna è riuscito nel suo intento.

Bologna è da secoli una importante città universitaria, quindi da sempre ricca di studenti che, insomma, oltre che a studiare pensano anche all’amore e ai piaceri che esso regala (sì, insomma, ci siamo capiti). Piazza Maggiore quindi era anche il ritrovo delle signorine che, dalla provincia, venivano in città per trovare lavoro, quello più antico del mondo: si diceva addirittura che le belle bolognesi fossero particolarmente famose per le loro doti amatorie!

Nella stessa piazza si trova il Palazzo Re Enzo, che prende il nome dal figlio di Federico II di Svevia, il quale passò gran parte della sua vita prigioniero qui, dopo essere stato catturato a Fossalta. Biondo, occhi azzurri, si dice che le dame bolognesi facessero carte false pur di incontrarlo e riuscire a conquistarne il cuore (ed il letto). L’unica, a quanto pare, che riuscì a farlo innamorare fu una semplice contadina, Lucia di Viadagola, che passava frequentemente sotto le finestre del suo palazzo per portare le verdure al mercato; un giorno, dopo un loro incontro, Re Enzo le gridò dalla finestra «Ben ti voglio!» e quindi la leggenda vuole che il bambino che Lucia ebbe da lui sia il capostipite dei Bentivoglio, importante famiglia bolognese. Re Enzo è una figura molto presente nella storia e nelle leggende della città, tanto che, ancora oggi, a chi ha capelli biondi e occhi chiari, si suol dire sia un suo discendente.

Lasciando Piazza Maggiore, passiamo attraverso il Voltone del Podestà, dal cui incrocio si innalza La Torre dell’Arengo che domina la piazza. Proprio nell’incrocio si verifica un fenomeno curioso: avvicinandosi ad uno dei quattro piloni e parlando sottovoce, il nostro messaggio è chiaramente udibile dalla persona posizionata accanto al pilone dell’angolo opposto. Proprio grazie a questa sua particolarità acustica, nell’incrocio si tenevano le confessioni delle donne adultere che potevano chiedere la remissione dei propri peccati senza che il sacerdote ne scoprisse l’identità.

Proseguiamo poi la nostra passeggiata fino a raggiungere Piazza di Porta Ravegnana e quelle che gli americani, molto romanticamente, definiscono kissing towers: Le torri Asinelli e Garisenda. Esse prendono il nome dalle famiglie alle quali si deve la loro costruzione, avvenuta all’incirca tra il 1109 e il 1119.
Ma voi vi starete chiedendo «perché kissing towers?» Si sa che gli americani sono strani, ma queste due torri non si baciano per niente, anzi, pendono verso direzioni opposte! Ebbene, tale nome gli viene attribuito in riferimento ad una romantica leggenda (che cito da orgogliobolognese.org):

“Nel 1100 un giovane bolognese che trasportò sabbia e ghiaia ai muratori, fu soprannominato Asinelli dal fatto che per il suo lavoro usò due asini. Un giorno, il ragazzo, passando nei pressi della casa di una nobile famiglia vide alla finestra una bellissima ragazza della quale si innamorò. Quando si presentò davanti al padre per chiedere la mano di lei si sentì rispondere che avrebbe avuto in sposa la giovane quando avesse costruito la più alta torre della città. II nobile e ricco signore, naturalmente, così dicendo pensava che iI fatto mai avrebbe potuto accadere. E invece il giovane, aiutato dalla fortuna, vi riuscì. Mentre stava scavando sabbia e ghiaia nel fiume Reno, a un tratto vide luccicare qualcosa sul fondo dell’acqua chiara. Furono nientemeno che tantissime monete d’oro. E così fu che il ragazzo, non più povero, ordinò ad un muratore di costruire la più alta torre della città. Dopo un lungo lavoro durato nove anni la torre fu terminata e il giovane poté sposare la fanciulla della quale era innamorato. Asinelli lui, Asinelli la torre, dunque, secondo la leggenda, nata da un grande amore…”

Le torri Asinelli e Garisenda (foto di dayangchi)

A Bologna non ci sono solo queste due torri, però; molte sono private ma una, la torre Prendiparte, è stata recentemente riconvertita in un b&b e, dotata di una elegante suite, può essere una soluzione romantica per festeggiare un’occasione speciale a Bologna.

E in nostro RomanticTour non è ancora finito! Il resto lo troverete, come si suol dire, “nella prossima puntata”… Qui!

Il luoghi della prima parte del RomanticTour

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