Viaggio in Alaska: un’avventura nella normalità

Oggi incontro Gabriella e Roberto Venturati che, sotto lo pseudonimo di Scrical, hanno raccontato nel libro “Viaggio in Alaska. In giro per la Kenai Peninsula” la loro avventura nella Last Frontier.

PERCHÉ DEFINITE SIN DALLA COPERTINA DEL LIBRO IL VOSTRO VIAGGIO IN ALASKA “UN’AVVENTURA NELLA NORMALITÀ”?

L’avventura nella normalità è lo spirito del nostro viaggio e di questo libro.

Molto spesso terre come l’Alaska fanno pensare a viaggiatori estremi, soli con il loro zaino sulle spalle. Noi abbiamo viaggiato in auto e dormito nei bed&breakfast, la nostra avventura l’abbiamo vissuta giorno dopo giorno nella semplicità degli incontri con le persone, con le loro storie e nell’essere circondati da incredibili scenari naturali che hanno finito per riempire le pagine del nostro taccuino di viaggio.

Ci rendiamo conto che in alcuni punti ci siamo dilungati nel descrivere situazioni e persone, ma è proprio perché le piccole cose danno il polso della particolarità di quei luoghi e della gente che li abita.

Persone consapevoli di essere ospiti in una terra che non si fa addomesticare neppure quando l’uomo vi costruisce le proprie città. Un esempio è Whittier, cittadina di centocinquanta persone che in inverno vivono tutte nello stesso condominio, il Begich Tower. Al pian terreno si trovano gli uffici pubblici, scuola e polizia, nella parte centrale gli appartamenti e all’ultimo piano i negozi.  D’inverno, inoltre, l’unico accesso stradale viene chiuso.

Il vivere in questa atmosfera, anche se per poco tempo, è quello che noi chiamiamo “avventura nella normalità” in un viaggio che di certo è alla portata di tutti.

NELLE ULTIME PAGINE DEL LIBRO DATE LETTERALMENTE I NUMERI, FORNENDO ANCHE UNA SERIE DI INDICAZIONI SUI COSTI SOSTENUTI PER IL VIAGGIO. COME VI SIETE ORGANIZZATI PRIMA DELLA PARTENZA?

Vien da dire “Per fortuna c’è internet!”. La settimana in Alaska è stata preceduta da altre due trascorse nell’ovest del Canada. Abbiamo organizzato il viaggio in completa autonomia ma fare da soli significa che ci devi lavorare per bene: devi informarti, leggere guide, libri, fare ricerche in Internet. D’altro canto, il vantaggio è quello di costruirsi un itinerario in piena libertà.

Il primo passo è stato quello di farci un’idea di massima delle zone da visitare. Poi è seguita la parte più difficile, ovvero stabilire quanti giorni fermarci nelle varie tappe e come organizzarle in modo che i  singoli trasferimenti in auto non superassero i due/trecento chilometri per poter guidare in tutta tranquillità.

In ventidue giorni di viaggio abbiamo dormito in undici B&B, tutti prenotati prima di partire, perché abbiamo viaggiato in agosto, mese principale delle vacanze anche in quei luoghi dove l’estate è molto breve. Avevamo letto di esperienze di altri viaggiatori che spendevano intere mezze giornate solo per trovare un letto in cui dormire e non volevamo buttare via il tempo questo modo.

Tutta l’organizzazione ci ha impegnati più di due mesi, ma è stato come compiere un primo viaggio. Se non si ha la pazienza e la tenacia di seguire tutti questi aspetti è senz’altro meglio affidarsi a un’agenzia.

OLTRE AD AMERIGO (IL NAVIGATORE SATELLITARE) E A BERTA (LA MACCHINA FOTOGRAFICA) NON SARESTE MAI PARTITI SENZA…?

Il nostro taccuino degli appunti che è il nostro primo diario di viaggio.

Scrivere il libro Viaggio in Alaska è stato un approdo quasi naturale: da quasi dieci anni gestiamo un blog dove raccontiamo dei nostri viaggi, ne pubblichiamo le foto e diamo anche informazioni logistiche. Quando viaggiamo il taccuino è una presenza costante nelle nostre giornate, vi annotiamo impressioni, avvenimenti, costi, che cosa e dove mangiamo, le persone che incontriamo.

E’ questo il materiale che poi, una volta tornati a casa, elaboriamo per il sito e per i libri. Una cosa di cui ci siamo resi conto solo recentemente è che questo “impegno di scrittura” ci ha reso più attenti e meno frettolosi rispetto ai luoghi che visitiamo.

Per il taccuino, poi, abbiamo una nostra tradizione: lo acquistiamo sempre all’estero. Quello attualmente “in servizio” l’abbiamo acquistato all’Imax Theater di National Geographic, a Victoria, sull’isola di Vancouver in Canada.

DOVENDO DESCRIVERE L’ALASKA CON 3 SOLI AGGETTIVI QUALI UTILIZZERESTE E PERCHÉ?

Grande, selvaggia, imprevedibile. Se possiamo aggiungerne un quarto diremmo: bagnata!

Quando siamo partiti per questo viaggio abbiamo intitolato il taccuino: “Into the wide”, in un gioco di parole con il ben più celebre “Into the wilde”. Ma una volta arrivati in quelle zone su una riga sotto il titolo abbiamo aggiunto “and wet” quindi: “Nello spazio immenso e… bagnato”. Si sa che d’estate la pioggia in Alaska è un fattore imprescindibile, ma con lo spirito giusto diventa anch’essa parte dell’avventura.

Certo è che quando c’è il sole la natura che ti circonda, che prima era come compressa sotto le nubi, all’improvviso ti si spalanca davanti agli occhi con una potenza e una forza che, vivendo qui, non si può immaginare. E’ proprio il contrasto tra la vastità degli spazi alaskani scarsamente abitati con le aree più ristrette e densamente popolate del nostro Paese ad affascinare fin da subito.

QUALE INCONTRO CON LA POPOLAZIONE LOCALE RICORDATE CON MAGGIOR PIACERE?

Tutti, fin dal ragazzo del noleggio auto ad Anchorage appena arrivati.

Ma se dobbiamo scegliere, l’anziana coppia del B&B di Kenai ci ha regalato – nelle poche ore che siamo stati con loro – un pezzo di vita in queste piccole comunità alaskane. Ci hanno raccontato di come si siano avvalsi di una legge statunitense che regalava la terra a chi si stabiliva in  quelle zone e poi di come d’inverno, a quaranta gradi sotto zero, siano praticamente prigionieri della loro casa, perché il ghiaccio si insinua negli stipiti delle porte bloccandole. Vedendo la nostra faccia stranita hanno minimizzato rassicurandoci che in fin dei conti succede solo una settimana all’anno.

Ci hanno accolti nella loro casa facendoci sentire parte della famiglia. Abbiamo ancora vivo nel ricordo il profumo dei biscotti che Marta cuoceva al mattino per la nostra colazione!

A VIAGGIO CONCLUSO, CI SONO RIMPIANTI O COSE CHE AVRESTE FATTO DIVERSAMENTE? SE SI, QUALI?

Di certo dedicheremmo all’Alaska più tempo. E’ un territorio molto vasto e ne abbiamo visitato una piccolissima parte. Abbiamo scelto la Kenai Peninsula proprio perché in uno spazio relativamente ristretto avevamo la possibilità di vedere ambienti diversi e persone altrettanto diverse.

Con più tempo a disposizione ci saremmo dedicati a qualche escursione per essere ancora più a diretto contatto con la natura. A Seward, ad esempio, abbiamo fatto il percorso molto leggero e breve che porta al limite dell’Exit Glacier. Già l’idea di raggiungere un ghiacciaio con una passeggiata di una mezz’ora ci può sembrare folle. Ma la cosa ancora più folle è che Seward si affaccia sull’oceano Pacifico e quindi si raggiunge a piedi un ghiacciaio che si trova a livello del mare. Eppure questa è l’Alaska, una terra di contrasti, dove i ghiacciai si riversano nell’oceano e hanno un’imponenza che toglie il fiato, dove decine di comunità vivono isolate da tutto e con l’unico supporto dei voli di piccoli aerei.

QUALE LA PROSSIMA “AVVENTURA NELLA NORMALITÀ”?

Non sappiamo ancora “quale sarà”, ma possiamo dire “quale è stata” di cui stiamo scrivendo proprio in questi mesi. Si tratta di un’esperienza che forse normalissima non è ma comunque alla portata dei più: abbiamo fatto una settimana di trekking nell’arcipelago delle Svalbard, praticamente l’ultimo lembo di terra abitato prima del Polo nord.

Abbiamo vissuto in tenda per una settimana, in pieno deserto artico con un gruppo di otto persone e a quaranta minuti di elicottero dal centro abitato più vicino. L’arcipelago delle Svalbard è abitato complessivamente da circa duemila persone e tremila orsi polari.  In tutte le Svalbard vige l’obbligo di essere armati al di fuori dai pochi luoghi abitati.

Durante la settimana di trekking la nostra protezione era affidata a tre cani groenlandesi, addestrati a percepire gli orsi da lontano, dalle armi della nostra guida e dal telefono satellitare per le emergenze. Per le caratteristiche di questo viaggio nella scrittura del nuovo libro abbiamo abbandonato la struttura del diario di viaggio a favore di un romanzo thriller!

Dove si trova la Kenai Peninsula?

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