Mangiare bene: lo slow fast food di tradizione piemontese

I vegetariani mi odieranno. I vegani saranno inorriditi. Perderò per sempre la possibilità di entrare a far parte di quelle loro comunità frikkettone fuori dal mondo che mi hanno sempre affascinato. Me ne rammarico. Ma devo accettare la realtà. 
Io amo la carne.

E quando Arianna, la mia amica torinese quel giorno mi propose di andare a mangiare la carne cruda, tanto tipica e amata nel nord Italia, io ho aggrottato le sopracciglia, stropicciato un po’ il naso, ma poi ho accettato senza pensarci due volte!

Sarà la mia pesante anemia che mi trasforma spesso in una vampira assetata di sangue, sarà la ferma convinzione che bisogna provare tutte le specialità culinarie locali quando si viaggia (che sia la trippa romana, la milza siciliana o il cervello di capra marocchino non mi sono mai tirata indietro!), sarà l’estrema fiducia nei confronti della mia “guida” che condivide con me da tempo principi di etica e sostenibilità… Sta di fatto che il secondo giorno a Torino, stranamente soleggiato, mi sono lasciata condurre da Mxx BUN in Corso Siccardi 8/A.

Mxx BUN è uno slow fast food che lascia al cliente la scelta della rapidità con cui consumare i suoi pasti. In inglese, infatti, slow-fast vuol dire anche “il giusto tempo“.
 Mxx BUN si chiamava Mac Bun, che in torinese significa “ma che buono”, ma poi Mc Donald, con la solita arroganza di chi è padrone del mercato, li ha costretti a mettere quei simpatici asterischi. Paura della concorrenza. Specialmente quando la concorrenza è decisamente migliore.

Queste sono le idee alla base dell’hamburgheria: prodotti sani e gustosi, ingredienti del territorio con filiera corta, materiali riciclabili o completamente biodegradabili, rispetto per le persone e per l’ambiente e rispetto per i ritmi della clientela. In sostanza si tratta di un altro modo di coltivare ed allevare, di un altro modo di relazionarci con il cibo. La trasparenza che caratterizza il locale ha portato questi principi ad essere descritti chiaramente su pareti e colonne.

Una volta testata la sicurezza e l’integrità del locale, la domanda successiva era: cosa c’è di buono – o meglio di “bun” – da mangiare? Noi abbiamo optato per carne cruda, da far provare alla romana fuori sede (io), e formaggi. Piatti, posate e bicchieri sono in PLA (acido polilattico derivante dal mais), quindi completamente biodegradabili da smaltire nel contenitore dell’umido. Le salse sono artigianali e le patate non sono surgelate e pre-fritte, bensì fresche, tagliate a rondella e cotte in olio che non stagna per mesi e mesi lì, ma viene cambiato regolarmente (ogni riferimento a luoghi con pagliacci tristi è puramente casuale!).

Insomma Mxx BUN ha ottenuto senza fatica il mio personale bollino d’approvazione!

Ultima nota divertente: non che io sia una fan dei vibratori, ma quanto mi sono divertita quando ho scoperto che, una volta pagato il conto alla cassa, vi viene consegnato un “aggeggetto” che vibra per avvertirvi, nel momento in cui è pronto il vostro piatto! Geni!

Forse ora ho scandalizzato anche i puritani oltre che i vegetariani… Cattiva NonSoloTurista, cattiva!

2 commenti su “Mangiare bene: lo slow fast food di tradizione piemontese”

  1. mac bun significa “solo buono” e non ma che buono..
    peccato che non hai provato la cruda de La Granda ad eataly, è il massimo in fatto di “piemontese”.
    ciaoo

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