Istanbul, la porta verso il Medioriente

Era il dicembre del 2006. L’arrivo all’aeroporto di Ataturk, all’inizio del mio viaggio in Turchia, fu un’emozione inaspettata: non immaginavo che Istanbul avesse un aeroporto così grande e così all’avanguardia e che ci fossero così tanti grattacieli, palazzi industriali e luci in quell’angolo di Medio Oriente. Quello fu il primo assaggio di cultura islamica perfettamente amalgamata nel corpo di una metropoli occidentale. Il traffico era bollente poiché era orario di punta, quindi impiegammo più del tempo previsto per raggiungere l’hotel in centro città.

La mia camera era al ventesimo, forse venticinquesimo piano e aveva come vista il meraviglioso Bosforo. Trascorsi i primi giorni immersa negli impegni lavorativi, passando da un ufficio all’altro e fremendo all’idea di visitare la città. A consolarmi c’erano i ristoranti di cucina tipica durante le pause pranzo: ho apprezzato molto la salsa cacik a base di aglio, menta e yogurt, servita assieme a piatti di carne e verdure fritte. Ho adorato le tante varietà di formaggio, in particolare quello di pecora, e i prodotti da forno: la pida è un alimento che accompagna tutte le pietanze, le brioches salate e i sigari farciti di formaggio. Infine, menzione d’onore ai dolci ricchi di pistacchi, mandorle e cereali: il più popolare è il baklava, una specie di millefoglie farcita con pistacchi e noci tritate.

bosforo_ccarlstead

La sera invece, dopo un’intensa giornata di lavoro, mi organizzavo per andare a cena in uno dei tanti ristornati alla moda del centro. “Vogue” è famoso per essere situato sul tetto di un palazzo altissimo, sopra il Bosforo, con cucina fusion, mentre il “360°“, un ristorante circolare che ha una vista mozzafiato a 360 gradi sulla città. E’ particolare perché funge anche da discoteca o da locale per andare a bere qualcosa dopo il lavoro, proprio per la sua strategica posizione in pieno centro. Mi è sempre piaciuto andare in giro di sera, perché le città con le luci soffuse assumono dei toni molto particolari. Istanbul è ancora più bella perché i negozi  aprono e chiudono quando vogliono, anche in tarda serata, e ci sono sempre venditori per strada che propongono qualsiasi oggetto, da accendini a pezzi high-tech. Inoltre il centro è sicuro, pulito e facilmente raggiungibile grazie alla fitta rete di tram.

Avvicinandomi al fine settimana il lavoro diventava meno intenso, per cui riuscii a riservarmi due giorni per visitare le attrattive principali. In primis il Gran Bazaar, il non-plus-ultra per un’appassionata di mercatini come me. E’ come mettere un bambino goloso davanti a un barattolo di cioccolata. E’ stato bellissimo attraversare le porte e abbandonarmi ai profumi delle spezie e dei dolci, all’odore dei tappeti impolverati, ai colori delle ceramiche turche e del cuoio delle botteghe artigiane. Vi si può accedere da diverse strade e tramite diversi cancelli: ricordo che mi persi in quel labirintico reticolato pieno di gente e mi divertii a contrattare i prezzi di borse, accessori e ceramiche.

granbazaar_Sergio e Gabriella Trentanni

Ad ora di pranzo gustai un ottimo kebab preparato da un ambulante e poi mi recai alla Moschea Blu, chiamata così per la presenza di più di 21.000 piastrelle blu sulle pareti e sulla cupola. E’ stata voluta dal sultano Ahmed (infatti è anche conosciuta come Sultan Ahmet Camii), il quale voleva eguagliare la bellezza e l’imponenza della Basilica di Santa Sofia, l’allora più venerata moschea dell’impero. Santa Sofia è uno dei più importanti monumenti della città, adesso è un museo, ma fu prima basilica e poi moschea. Di eguale importanza è il Palazzo Topkapi, la storica residenza del sultano che si erge su un promontorio visibile da diversi punti della città. Purtroppo non ho avuto tempo di vedere tutte queste meraviglie, perché il tempo a mia disposizione era davvero poco e perché avevo in mente di attraversare il Bosforo con il famoso battello, raggiungere Usukudar, la parte asiatica della città e prendere un altro battello a Salakack per visitare l’isolotto di Maiden, sul quale sorge una torre dalla quale è possibile avere una delle più emozionanti viste della città. E così è stato. Il clima era perfetto, nonostante fossimo a dicembre, il tramonto aveva dei toni caldi e ambrati e il cielo velato da sfumature bianche.

blueMosque_dachalan

Qui ho avuto le conferma che Istanbul, cuore pulsante alle porte del Medioriente, terra islamica amante della propria tradizione, è una metropoli fortemente moderna, carica di vita e aperta al confronto con altri popoli. Spero di avere occasione di ritornaci e rivedere altri angoli di questa incantevole città, magari scattare qualche nuova foto e imprimerla per sempre nel mio cuore.

4 commenti su “Istanbul, la porta verso il Medioriente”

  1. Istanbul sara sulla lista delle mie prossime destinazioni! 🙂
    Saluti,
    Franco

  2. Hai ragione!!! Attualmente sono a Istanbul per lavoro. Ieri sono andato al 360… Quinta volta che torno in questa meravigliosa città!!! Mi piacerebbe poterti contattare. Un saluto Simone

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