Viaggio nella cucina abruzzese: le pizzelle

Si sa, l’Italia è la patria del buon cibo e le sue tradizioni culinarie sono veramente immense. Da viaggiatrice quale sono amo assaggiare tanti sapori diversi, ma i ricordi sono – com’è ovvio – legati ai sapori dell’infanzia. Le origini materne abruzzesi mi hanno fatto crescere con un ammonimento ben chiaro in mente: “MANGIA!”. Inutile dire “sono già piena” quando esausta rifiuti l’ennesima aggiunta di pasta alla chitarra…

“Beh, ma almeno mangiati le pizzelle, le ho fatte per te”. Ecco, le pizzelle o ferratelle abruzzesi sono una di quelle ricette che appartengono ad un passato che è bello rispolverare. Si tratta di una sorta di cialda che si presta ad essere riempita di ciò che più il nostro palato richiede e la sua particolarità è che si prepara con un attrezzo in ferro che ha varie forme, incisioni, con motivi geometrici o floreali in base alle varie tradizioni locali.

La tradzionale piastra per le pizzelle

La ricetta, semplicissima, è composta da uova, zucchero, farina, olio di semi, e a seconda dei gusti anche il famoso liquore alla ciliegia. Il composto liquido poi, viene posto sul ferro bollente. Ed ecco la magia, si pressano le due estremità del ferro, si sente l’espandersi della crema e in pochi minuti con gesti rapidissimi si solleva la fragile cialda e si aspetta. Come cosa? Che si raffreddi per poterla farcire di marmellata (preferibilmente home made) o creme varie!

Questo dolce, non facilmente riproducibile per la difficoltà di reperimento dell’attrezzo, rimane uno dei simboli delle antiche tradizioni locali che non andrebbero mai perse. Per capirne di più concedetevi un bel viaggio sugli Appennini, tra i monti della Majella e del Morrone, nel cuore del Parco Nazionale d’Abruzzo, e fermatevi, nel caso vi capitasse, alla festa in onore dell’Assunzione della Vergine che si tiene ogni anno il 15 agosto a Caramanico Terme. Lì i palmentieri, uomini e donne vestiti in abiti tradizionali, sfilano con ceste coniche appoggiate sul capo, alle quali vengono appese le famigerate pizzelle come dono della comunità.

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