Scatti di un viaggio senza fine #3: Fes, la magia dei colori del Marocco

Un lungo viaggio a bordo di un camion dall’Circolo Polare al Sudafrica. Siamo stati in Islanda e alle Far Oer, per poi arrivare in nave fino in Marocco. La prima tappa in questo straordinario Paese è stata una visita a Chefchaouen, la “città blu”, dove siamo stati letteralmente incantati dal Marocco e dai suoi colori, ma anche dalla travolgente ospitalità della sua gente. È stato un caldo benvenuto anche se di notte faceva ancora freddo e dormire in tenda per la prima volta è stato abbastanza scioccante.

E poi eccoci arrivare a Fes, con le sue migliaia stradine diverse della vecchia medina, in cui perdersi è più facile e naturale che trovare l’entrata, in cui l’odore della conceria ti assorbe e stordisce, in cui il tempo si è fermato e continua a trasportarti in epoche diverse ogni volta che giri l’angolo. Fes è l’odore dolce del te marocchino, è il canto del muezzin, i negozietti che vendono di tutto per strada, l’odore delle spezie, le forme e l’arte dei tappeti arabi, i colori e la bellezza decadente della sua conceria. Senza dubbio una delle citta’ piu’ belle e uniche del Marocco.

Fes è una città santa del Marocco nel fondo di una fertile vallata. Per popolazione è la terza città del Paese ed è la più antica città imperiale grazie alla sua prevalenza politica secolare e all’importanza della sua antica università sulla cultura e sull’arte del Nord Africa musulmano.

L’avvio della fondazione, avvenuta il 4 gennaio dell’808, è tradizionalmente attribuito a un discendente del profeta, di nome Idrīs ibn Idrīs. La città sorgeva sulla riva destra del fiume Fās da cui dunque prende il nome. Nell’812 i musulmani andalusi, cacciati dagli Omayyadi di Cordova, si insediarono in città e i due gruppi svilupparono le due comunità sulle rive opposte del wadi, costruendo moschee, mercati e fortificazioni. In seguito i due insediamenti si unirono, le singole fortificazioni vennero abbattute e fu costruita una nuova cinta muraria.

Agli inizi del XIV secolo Fās al-Jadīd fu dotata di una mellāḥ (ghetto) in cui furono trasferiti gli ebrei della città. Gli ebrei convissero con gli arabi senza molte difficoltà, e solo verso la fine del secolo emigrarono in massa in Israele abbandonando case e beni. Oggi in città rimangono circa 300 ebrei.
La città conobbe un particolare periodo di prosperità durante il regno del sultano merinide Abū l-Rabīʿ all’inizio del XIV secolo, che fece di Fes un ricco centro industriale e commerciale. Distrutta in parte da un terremoto nel 1522, la città passò sotto i Sadiani e perse d’importanza a favore di Marrakech.

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