La cucina torinese tra invenzioni e prodotti tipici

Diciamocela tutta… Quando si partecipa a un blog tour come #lamiatorino, il momento più atteso da tutti i blogger, soprattutto dopo un’intensa giornata di trekking urbano, è la cena! Non solo per calmare la fame, ma anche e soprattutto per appagare i propri sensi con i sapori dei luoghi che si visitano. Perchè, come tutti sappiamo, una città o un territorio possono raccontare tanto anche attraverso i piatti della tradizione e i vini locali e noi dobbiamo solo aprire le orecchie (e il palato) e ascoltare, armati di forchetta e di tanta curiosità.

Quando si parla di cucina torinese, la prima cosa che ci viene in mente è la sua ricchezza: stiamo parlando, infatti, di una tradizione culinaria di origine contadina che nasce anche per soddisfare i palati fini della corte sabauda. Ma l’enogastronomia del territorio si compone anche di contaminazione, visto che ha subito le influenze della cucina francese e di quella degli immigrati che, negli anni sessanta e settanta, sono arrivati dalle regioni del Mezzogiorno.

Piccola nota personale: la tradizione culinaria di Torino mi piace molto perchè ha un non so che di vintage! Piatti come il vitello tonnato, la tartrà, gli agnolotti, evocano nella mente mondi temporalmente distanti ma ancora attuali… Insomma dei veri e propri cult della cucina, non solo piemontese ma italiana!

Torino, quindi, è una città profondamente legata alla sua tradizione enogastronomica, in cui perdersi fra i caffè storici, magari gustandovi un bicerin: la bevanda torinese a base di caffè, cioccolato e crema di latte, la preferita di Cavour! Eh sì, perchè in molti pensano che l’origine della produzione del cioccolato a Torino coincida con quella del gianduiotto, e invece il famosissimo cioccolatino alla nocciola arriva solo più tardi. Prima la cioccolata si beveva in forma liquida: quella tradizionale in tazza o appunto nella versione bicerin. Poi per necessità, o meglio a causa della difficoltà di reperire il cacao da parte del regno sabaudo, venne sostituita una parte dell’impasto di cacao con una pasta ricavata dalla più economica nocciola tonda gentile. E così nel 1806, dalle mani e dall’ingegno del chocolatier Michele Prochet, nacque il gianduiotto.

Ma volete sapere una curiosità? A Torino è nato il cioccolatino più antico del mondo, realizzato nelle pasticcerie piemontesi prima ancora che in Svizzera: il diablottino. Alla tradizione gastronomica di Torino si devono inoltre anche altre invenzioni: il “pinguino“, il primo gelato da passeggio che nasce nel 1935 da un’idea di Pepino (storica gelateria-pasticceria torinese), ma anche il conosciutissimo tramezzino, la cui paternità è attribuita al Caffè Mulassano di Piazza Castello.

Se si parla di Torino e della sua cultura enogastronomica non si possono certo tralasciare i suoi ottimi vini. All’interno della provincia si producono per esempio l’Erbaluce di Caluso DOCG, vino bianco prodotto dall’omonimo vitigno, delicato al naso e armonico in bocca (anche in versione passito e spumante) ma anche la Freisa di Chieri DOC un rosso color rubino che ricorda i profumi del lampone e si può degustare sia in versione ferma e sia vivace.

Ma finisco con un’ultima chicca: il Collina Torinese Cari DOP , scoperto per la prima volta al Vinitaly 2013 grazie alla Cantina Balbiano e ritrovato sulla tavola dell’ottimo Ristorante Monferrato durante #lamiatorino. Si tratta di un vino rosso cerasuolo dal profumo e sapore caratteristico: leggero e delicato, da sempre accompagna i pasti e le merende della tradizione torinese. Se ne produce pochissimo (potremmo dire che è quasi una rarità) e si accompagna alla perfezione con i dolci tipici torinesi come per esempio i torcetti e le bugie. Con questo vino si produce anche un’altra tipicità della tradizione torinese: Le Pastiglie Leone al vino Cari appunto… Un trionfo in bocca di torinesità!

Vi lascio con qualche foto del menù tradizionale assaggiato al Ristorante Monferrato in occasione del blog tour #lamiatorino. Buon appetito!

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