Valnerina: un viaggio in Umbria tra sacro e profano

Una delle cose che si dice spesso dell’Umbria è che questa è una zona d’Italia davvero colme di spiritualità. 
Non a caso nacquero qui i primi ordini monacali.
 Assisi è in Umbria, Norcia pure.
 Sembra proprio che chi nasce qui abbia una propensione alla santità dato che questa regione vanta la più alta densità di santi di tutta l’Italia.

 

Mentre ci trovavamo a Spoleto per il Festival dei 2Mondi abbiamo avuto la grande opportunità di essere accompagnati alla scoperta del territorio della Valnerina dal professor Mario Polia, un antropologo di grande esperienza, la cui presenza ha conferito alla nostra visita un significato davvero particolare. La prima tappa del nostro percorso è stata l’Abbazia dei Santi Felice e Mauro, nel territorio di Sant’Anatolia di Narco.

La storia di questa zona è molto interessante e si fonde con quella dei due santi che danno il nome all’abbazia.
 Essi erano infatti eremiti arrivati in Umbria dalla Siria nel V secolo.
 In quel periodo i boschi umbri vennero popolati da molti eremiti arrivati dall’Oriente e molto prima dell’avvento del monachesimo, questa zona d’Italia già si tingeva di tinte mistiche. 
La basilica dedicata a questi eremiti è di epoca tardo romanica ed è caratterizzata da un fregio riportante un drago.
 Nella cultura popolare della zona, il drago simboleggiava il male e, in modo più concreto, era la personificazione della malaria.
 Le terre umbre vennero bonificate e la gente curata grazie, si dice, all’intervento dei santi Mauro e Felice.

L’eremitismo si affermò in modo molto forte e ne sono testimonianza le molte celle, o grotte, visibili ancora ora nel territorio di Poggiodomo, sempre nella valle del fiume Nera. Il fiume in antichità portava il nome persiano Nahar ed era costantemente fulcro di riti pagani.

Il viaggio di ieri si è poi concluso nel territorio di Cascia, paese che vanta una cittadina molto famosa nella storia cristiana: Santa Rita.
 A poca distanza da Cascia c’è Rocca Porena, dove la Santa visse tutta la vita., e che oggi è meta di pellegrinaggi e di grande devozione.
 Il professor Polia ci ha però fatto riflettere su un aspetto molto interessante: anche questo centro, come i due precedenti, si trova lungo il corso del Nera, ovvero sempre quel fiume Nahar tanto caro ai culti pagani.

Quello che ho pienamente compreso da questa nostra incursione nel territorio è che l’uomo ha sempre avuto bisogno di straniarsi dal mondo così come lo vediamo per tornare dentro sé stesso.
 L’Umbria è una terra piena di sacralità in ogni dove: nell’acqua perché è elemento fondamentale per la vita; nel bosco perché è essenza di tutte le creazioni; nel monte perché è semplicemente diverso e puntra verso l’alto.

In questo giace il bisogno di spiritualità, di qualunque tipo essa sia. Un viaggio in luoghi apparentemente legati a profonda fede cristiana può riservare sorprese dense di collegamenti con altre realtà. Non vi resta che provare!

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