L’inspiegabile mistero della Chiesa di Villa

L’architettura, come la Storia, non fa salti. Per questo trovare un grattacielo a Chicago è perfettamente normale quanto imbattersi in una piramide lungo le sponde del Nilo. Quando invece una piramide si trova al di fuori di quello che noi riteniamo il suo normale habitat, allora scatta la curiosità e iniziano gli interrogativi. E anche in architettura ci sono dei misteri che ancora oggi non trovano risposta.

A Castiglione Olona, piccolo comune di 7000 abitanti nel mezzo della provincia di Varese, c’è un edificio inserito nel contesto cittadino quanto una piramide egizia a Pechino. E le spiegazioni sul perchè sia lì e soprattutto su chi ne sia l’artefice sono poche, frammentarie ed insoddisfacenti.

Poco distante dalla piazza principale, lungo una strada che sale sulla collina, c’è quella che localmente chiamano la “Chiesa di Villa” (cioè “del paese” con un latinismo) ma il cui nome ufficiale è Chiesa del Santissimo Corpo di Cristo. La sua particolarità consiste nell’essere un perfetto esempio di chiesa toscana quattrocentesca, completamente in linea con le più moderne tendenze dell’epoca scaturite dalla lezione di Brunelleschi. Solo che si trova in Lombardia, dove mai Brunelleschi mise piede.

L’idea di quanto questo oggetto sia un alieno lo si ha mettendolo a paragone con la vicina, e quasi coeva, Collegiata, che sta in cima alla collina. La Chiesa di Villa, costruita tra il 1437 ed il 1444 (anno questo della morte dell’architetto fiorentino), non presenta i tipici archetti a sesto acuto, i contrafforti che inquadrano le finestre ogivali, decorazioni in cotto, guglie gotiche o fioriti rosoni. Siamo in Lombardia nel Quattrocento e sia le maestranze che gli architetti nel costruire una chiesa avrebbero dovuto avere in mente la Certosa di Pavia o il Duomo di Milano, i cantieri più importanti della zona geografica. Invece no.

La pianta è quadrata: un unico spazio centrale che nella zona dell’altare si apre ad un abside semicircolare. Niente cappelle laterali, solo due forme pure a contatto. A coronamento di questo spazio c’è ovviamente una cupola semisferica che prende luce da oculi circolari alla base. Ai quattro angoli le paraste aperte a libro seguono il profilo degli spigoli proprio come fanno le modanature che, dal capitello, partono per seguire sui quattro lati l’imposta della cupola. La facciata intonacata è tripartita da paraste di gusto classico, perfettamente corinzie dalle basi fino ai capitelli, che sorreggono la trabeazione completa, proprio come in un qualsiasi tempi classico eretto secondo quell’ordine. Al centro la porta d’ingresso è sormontata da un timpano triangolare. Chi ha progettato questa chiesa conosceva perfettamente la Sacrestia Vecchia e la Cappella Pazzi di Brunelleschi: ambedue spazi quadrati, cupolati, con paraste sugli angoli ed impiego di vari temi dell’architettura classica romana.

Naturalmente questa chiesa non è stata costruita a Firenze, smontata e rimontata qui pari pari: ci sono molti particolari che dimostrano gli influssi lombardi nelle maestranze e nel gusto locale. La cupola non svetta rotonda nel cielo del paese: è stata quasi pudicamente occultata da un giro di colonne che reggono un tetto a spiovente, quasi a cercare di elevare un tiburio come a Santa Maria delle Grazie a Milano. I capitelli in facciata reggono sì una trabeazione classica, ma sopra di essa si snoda un cornicione in cotto, invece che in pietra. La porta, seppure classica nella impostazione, è invasa da bassorilievi, secondo il gusto molto ricco del gotico: Dio Padre sbuca dallo spazio del frontone, fioroni che racchiudono busti di profeti si allungano per tutta la cornice ed il bassorilievo di putti che reggono festoni, tema prettamente classico, sta tra la porta vera e propria ed il frontone, cioè dove non ci dovrebbe essere nulla a separare quei due elementi. Per non parlare poi delle due state giganti poste in facciata, tanto famose e fotografate quanto evidentemente estranee tanto alla tradizione classica che alla maniera toscana.

Di tanta opera, chi è l’autore? Non si sa per certo, perchè mancano i documenti. Abbiamo solo delle teorie, abbastanza solide.

La chiesa fu costruita per volere dell’umanista Branda Castiglioni, cardinale e legato pontificio che fece affrescare il suo palazzo dal toscano Masolino, pittore che in passato aveva collaborato con Masaccio e che molto probabilmente aveva conosciuto personalmente Brunelleschi e di certo visto dal vivo i suoi cantieri. A Palazzo Branda lavorò assieme al senese Vecchietta, altro artista formatosi nei fermenti quattrocenteschi fiorentini.

Se fossimo in un giallo avremmo due perfetti sospetti, ma nessuna prova per stabilire chi è colpevole di avere messo una chiesa toscana nel mezzo della Lombardia.

Foto tratte dal sito della Pro Loco di Castiglione Olona.

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