Il lago Myvatn in Islanda, straordinaria opera delle ere geologiche

Nel Nord dell’Islanda, lontano dal mare, in terre poco abitate, ecco le pianure laviche che ospitano il lago Myvatn. Placido ed azzurro, sembra quasi incongruo in mezzo ai campi lavici, ai soffioni ed alle solfatare del Krafla, un vulcano tra i più attivi di tutta l’Islanda, con una caldera del diametro di dieci chilometri. Tra il 1724 ed il 1729, una fase di parossismo vulcanico, che fu chiamata “il Fuoco di Myvatn”, provocò la formazione di una linea di fissura lunga oltre 90 chilometri, larga dieci e profonda due.

Le fissure sono profonde spaccature della crosta terrestre causate dal movimento divergente di due placche tettoniche. Per un certo periodo di tempo – stiamo parlando di secoli, un battito di palpebra in termini geologici – la crosta terrestre si deforma in conseguenza di questo movimento, finché finalmente si spacca ed il magma risale verso la superficie per effetto della differenza di densità con le rocce circostanti; è lo stesso fenomeno per cui una bolla d’aria risale nell’ acqua fino ad emergere. Non sempre la spaccatura della crosta terrestre giunge fino in superficie, ma quando ciò avviene, il magma fuoriesce dalla fenditura fino a colmarla, e si riversa fuori, creando un nuovo altopiano basaltico.

Myvatn è un lago eutrofico: le sue acque sono ricchissime di nutrienti, il contenuto di fosfati è il doppio rispetto alla media mondiale delle acque di lago, ma la condizione di eutrofia – di per sé neutra – può scatenare effetti a catena che hanno ripercussioni negative sull’ecosistema. Ad esempio qui accade che la forte concentrazione di nutrienti produce eccessive fioriture algali che riducono la quantità di ossigeno nelle acque, perché è di ossigeno che le alghe si nutrono, ma l’ossigeno viene anche consumato quando le alghe muoiono e si decompongono. Questo consumo fa sì che in alcune zone del lago si creino sacche di acqua deossigenata: paradossalmente, la conseguenza dell’eccesso di nutrienti nelle acque è la scomparsa della vita.

Uccelli e insetti, però, vivono nell’ aria, dove di ossigeno ce n’è a sufficienza. Gli insetti si nutrono spesso delle alghe affioranti e dei prodotti della loro putrefazione e si riproducono con facilità: a Myvatn ce ne sono milioni, soprattutto zanzare! D’ altronde lo dice il nome stesso: Myvatn, significa infatti “lago degli insetti”.

Il lago e le paludi che lo circondano sono un’oasi di verde ed azzurro nel mezzo dei campi di lava: a vederlo così non si direbbe che – ancora una volta – tutto questo splendido habitat naturale sia stato creato dall’ ennesimo scatenarsi delle forze del vulcanismo. Il lago infatti è qui da sempre, ma non con questa conformazione. Lo specchio d’acqua che esisteva in precedenza fu inghiottito e ricoperto da una colata lavica ed i pittoreschi monticelli a forma conica che si trovano lungo le rive ed in acqua, sono pseudocrateri, formatisi, quando questa grande massa lavica entrò in contatto con l’acqua ed interagì con essa: grandi bolle gassose si formarono sotto la superficie del magma per effetto dell’evaporazione dell’ acqua, e scoppiarono producendo questi monticelli dalla forma così caratteristica.

Dal lago saliamo verso la cima del Krafla, un vulcano lungo le cui pendici di palagonite (una specie di vetro basaltico che si solidifica con il tempo ed assume un particolare colore bruno) risaltano i pennacchi bianchi delle fumarole e poi, su un altipiano prima della vetta, ecco la stazione geotermica di Kröflustöd, ricavata dallo sfruttamento di undici fumarole, con una potenza di 60 Megawatt.

La strada termina sul bordo del Viti, il “cratere dell’inferno”. Con un diametro di 320 metri, il Viti si formò all’inizio del Fuoco di Myvatn, nel 1724, ma è ormai estinto e con il tempo si è riempito d’acqua. Oggi al posto dell’ inferno c’è un paesaggio di acqua e colori che ricordano un atollo, ma tutt’intorno invece del corallo c’è lava, palagonite e polvere.

1 commento su “Il lago Myvatn in Islanda, straordinaria opera delle ere geologiche”

  1. Cosa sono tutti quei puntini bianchi che si intravedono in lontananza nella brughiera?

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