Lofoten: una bellezza norvegese e anche un po’ italiana

La sonorità del nome Lofoten mi ha sempre affascinato, fino al punto che ogni volta che lo sentivo pronunciare mi ronzava così tanto in testa da non riuscire a seguire il discorso che lo accompagnava. Chi si appresta a venire quassù in Norvegia avrà certamente letto che in questo arcipelago il tempo è spesso soleggiato grazie alla corrente del golfo, che la terra è particolarmente fertile, che è uno dei posti migliori al mondo per vedere l’aurora boreale e che l’attività prevalente degli abitanti è la pesca.

Lofoten, Norvegia

Mentre navigavamo da Bodø verso Moskenes a bordo di un traghetto leggevo che qui la gente è diversa dal resto della Norvegia, anche nei tratti somatici. Poi ho letto che l’80 per cento del merluzzo pescato finisce in Italia, ma soprattutto vi sono isole e cittadine intere che vivono della simbiosi instaurata con il nostro paese.

Dietro a tutto ciò si nasconde la storia di un navigatore quasi contemporaneo a Cristoforo Colombo, che si chiamava Pietro Querini ed oltre ad essere armatore era anche un nobiluomo veneziano. Durante uno dei suoi viaggi, trasportando barili Malvasia prelevati a Creta per venderli nelle Fiandre, oltrepassato lo stretto di Gibilterra, una terribile tempesta gli distrugge il timone e rompe gli alberi della sua imbarcazione. Costretto ad abbandonare la nave, con un pugno di uomini a bordo di una scialuppa la corrente del golfo lo trascina su di uno scoglio a largo dell’arcipelago delle Lofoten. Qui vengono salvati dai pescatori, che ospitali ed amichevoli, li rifocillano e li portano a vivere insieme a loro.

Lofoten, Norvegia

Querini continua le sue registrazioni sul diario di bordo e racconta che questi uomini vivevano di pesca al merluzzo, lo appendevano all’interno delle loro case, poi una volta essiccato lo portavano a vendere al mercato di Bergen. Mentre il capitano era così attento e riflessivo sul modo di avere un ritorno economico dalla sua sventura, i suoi uomini invece erano piuttosto attirati dalle donne del luogo, con cui decisero di stabilirsi. Querini invece tornò a Venezia con un campionario completo di “stokfish” per farne commercio. Nasce così la storia di quello che oggi si chiama stoccafisso o baccalà.

Lofoten, Norvegia

Ancora oggi alle Lofoten è così. Il traghetto punta dritto verso una serie di giganteschi scogli, o piuttosto delle montagne vere e proprie che spuntano dal mare. Più ci si avvicina più si possono ben vedere delle casette colorate in maggior parte di rosso, ma anche di blu e di giallo. Questi colori non sono casuali: le abitazioni rosse sono le case dei pescatori, gli altri colori indicano invece chi si occupa della lavorazione del pesce e gli altri servizi necessari al paese.

Il legame con il mare e con lo stoccafisso di questa terra è talmente forte che è lì ad attendervi già all’arrivo in porto, dove l’aria pura è intrisa dell’odore del pesce che viene lavorato o essiccato. È difficile descrivere la bellezza di queste isole, delle sue spiagge bianche, del mare color smeraldo, delle sue cittadine, dei suoi porti, e dei suoi contrasti tra le aspre vette e l’acqua.

Lofoten, Norvegia

Per il modo in cui qui scorre lentamente e serenamente la vita sembra di aver fatto un viaggio nel passato, di conseguenza rilassarsi al sole nei pressi di una rastrelliera per l’essicazione del pesce o dormire in una storica rorbuer (ex capanni o case dei pescatori su palafitte in riva al mare) sono solo alcune delle esperienze da fare. Assolutamente da non perdere è la cittadina di Henningsvaer (anche detta “la Venezia del Nord”), mentre dirigendovi verso sud la strada finisce e non crederete ai vostri occhi perché le indicazioni stradali sono scritte in italiano. A quel punto sarete arrivati alla fine e cioè a Å.

Infatti Å è l’ultima lettera dell’alfabeto norvegese, ma è anche un autentico gioiellino di villaggio di pescatori perfettamente conservato che celebra, più di altri, lo stretto rapporto che lega queste isole all’Italia. Dietro ogni curva della strada che le attraversa c’è un’immagine da cartolina, perciò non stupitevi se il National Geographic ha collocato le isole Lofoten al terzo posto tra le isole più belle del mondo!

5 commenti su “Lofoten: una bellezza norvegese e anche un po’ italiana”

  1. Buondì.

    Sono un giovane di 26 anni, neolaureato in giurisprudenza e che avrebbe, come sogno nel cassetto, di vivere in una località simile.
    Che voi sappiate, offre possibilità occupazionali? (di tutti i tipi, per curiosità)

  2. Ciao Fabio, ti assicuro che i luoghi sono stupendi, ma essendoci stato da “viaggiatore” non so proprio risponderti… però ti consiglio di andare, ti fermi qualche giorno, parli con la gente del posto e chissà che non si realizzi il tuo sogno!

  3. Ho visto qualche anno indietro o forse più un documentario televisivo RAI riguardante una cittadina norvegese ove gli abitanti con caratteri somatici diversi sono gli eredi di italiani sbarcati in Norvegia; dalle riprese sui luoghi, costumi, souvenir ed altro , appunto, tali cittadini manifestavano con orgoglio le loro origini e tradizioni. Volevo notizie precise riguardo a questo cortometraggio , grazie se qualcuno potrebbe indicarmelo.

  4. un’informazione dato che stiamo pianificando un viaggio a giugno: dai vari siti vedo una certa offerta di strutture ricettive, hotel, b&b,airbnb, mi conferma?meglio però prenotare con dovuto anticipo?grazie in anticipo

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