Sicilia in auto: le emozioni passano attraverso le immagini

Agosto, Sicilia, due amici storici.

Il mio viaggio comincia così, un po’ come un gioco, un po’ come una sfida.

Siamo partiti totalmente impreparati, con in mano una cartina, un tamburello – che ci avrebbe aiutato a fare qualche soldo – e, senza nessuna esperienza di viaggio on the road, abbiamo riempito uno zaino evitando di farci troppe domande.

Siamo partiti da Siracusa un afoso giorno di agosto.

Il caldo muoveva l’asfalto come fosse mare, il cielo era di un azzurro intenso e io stavo in silenzio.
 Guardavo fuori dal finestrino tutta quella immensità passare dietro il vetro e mi sentivo piccola, annullata, invisibile.
 Poco dopo mi trovavo in un bar, avevo appena finito il mio cappuccino: temporeggiavo.
Ero trepidante, le mani sudavano, la macchina era già ripartita e non potevo più tornare indietro: era fatta. 
Ero a pochi chilometri da casa, ma mi sentivo già lontanissima, dispersa.

Il tempo passava in maniera strana: sentivo come se, da un momento all’altro, sarebbe dovuto succedere qualcosa.

Mi fissavo le scarpe e aspettavo che il viaggio cominciasse.
 Quando le mie spalle ” vergini ” – mi piaceva definirle così quando ancora non conoscevano il peso – hanno assaporato per la prima volta lo zaino che ho infilato con uno slancio, sono rimasta a bocca aperta. Non ero assolutamente capace di portarmelo dietro, mi sentivo spinta verso il basso e questa massa spropositata era più grande di me, ma non mi sono scoraggiata.
 Come un uomo nello spazio, ho provato a muovere qualche passo e sono sicura di essere sembrata ridicola.

Arrancavo con lunghe falcate, quasi piegata in due, a gambe semi divaricate. Casualmente sono passata davanti ad una vetrina ed è lì che mi sono vista per la prima volta imbracata in quello che sarebbe presto diventato il mio guscio, la mia unica certezza, la mia casa fatta di essenziale. Mi sono subito fermata e più guardavo il riflesso, più restavo affascinata: la mia Nikon al collo, il marsupio col taccuino e questa palla deforme dietro la schiena. Avevo veramente scelto di partire, ero io quella dell’immagine che stavo fissando. Mi giravo e rigiravo come se stessi provando un vestito, inconsapevole che, in realtà, era una vita nuova quella che stavo indossando. Da Siracusa a Palermo spostandoci solo a piedi o in autostop, passando per tutti i paesi e le città che stanno in mezzo, arrivando fino alle isole di Favignana, percorrendo riserve naturali – Monte Cofano, Riserva dello Zingaro – alla scoperta della nostra terra, il viaggio è stato un crescendo di situazioni spesso al limite del surreale.

Ci siamo imposti di interagire con tutte le persone che avremmo incontrato ed è incredibile come con il giusto atteggiamento si riescano ad ottenere ospitalità e cortesia. Il viaggio on the road ti permette di vivere a pieno tutto ciò che ti accade durante il percorso. Il fatto di non sapere quando arriverai, cosa – e se – mangerai e dove dormirai, scatena in te una forza, un ottimismo e una volontà che non sapevi di possedere. Tutto dipende da te, tutto è possibile, basta solo non fermarsi.

Ci siamo ritrovati a camminare giornate intere sotto il sole siculo, con la temperatura che spesso superava i 40 gradi all’ombra, senza nemmeno accorgerci del caldo. Facevamo soldi con il tamburello, cantando e ballando  – il mio compagno di viaggio è un cantante jazz – e quei pochi spiccioli ci hanno sostentato senza problemi.

Questo viaggio è servito a farci comprendere che si può scegliere di vivere con poco e che, anzi, è molto più difficile vivere stando dietro alle cose superflue.

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