Dal riciclare vecchie battute al mentire sull’età: dieci buone ragioni per viaggiare

Table Mountain - Città del Capo, Sudafrica

Viaggiare è un’esperienza talmente piacevole e appagante che non avrebbe bisogno di giustificazioni. Tutti, però, abbiamo qualche motivo più rilevante degli altri che ci spinge a infilarci su quel treno, armati di bagagli come dei profughi o dei missionari, per lasciarci tutto alle spalle e abbracciare il mondo con cieca devozione. Questi sono i miei. I vostri quali sono?

La zona grigia. La condizione di viaggiatore – proprio come quella di studente – ha la straordinaria dote di conferire alla persona, alla sue aspirazioni professionali, ai suoi progetti, ai suoi obiettivi, una comoda e rilassante zona grigia. Cosa fai nella vita? Quando torno si vedrà. È come rimandare ogni scadenza al giorno che verrà. Sei disoccupato? Single? Abiti ancora con mamma e papà? No, sono in viaggio.

Riciclare le battute. Io amo viaggiare da solo e incontrare ogni giorno persone nuove. Condividere con amici appena conosciuti esperienze, consigli, riflessioni… e soprattutto riciclare centinaia di volte le stesse battute. Sarò il mio animo ecologista. In fondo se in vita mia ho avuto quattro sprazzi di genialità, perché dovrei limitarmi a goderne degli effetti solo un paio di volte. Il problema è che ormai sono talmente abituato a questo atteggiamento che se incontro la stessa persona due o tre volte riparto in loop con le stesse battute di sempre.

La mia vita in uno zaino. Io non sono una persona terribilmente ordinata. Inoltre ho pezzi di vita sparsi in almeno tre località diverse e ogni volta che cerco qualcosa non so mai in quale di esse l’ho lasciata l’ultima volta. Invece quando tutto ciò che possiedo è schiacciato selvaggiamente dentro lo zaino che mi porto in spalle, la vita improvvisamente diventa molto più semplice: o è lì, oppure non è esiste.

Fuga da sé stessi. Che si tratti di una vacanza, di un viaggio personale o di studi, di una carriera all’estero o di un progetto di volontariato, viaggiare attrae perché rappresenta sempre una fuga da noi stessi. Ci lasciamo alle spalle tutti i costrutti sociali che ci definivano fino a quel momento e ci tuffiamo in una nuova identità di cui ancora non sappiamo nulla. Ma non si può scappare da sé stessi, non a lungo almeno: per seminarvi provate a comprare due biglietti la prossima volta e decidete quale usare solo all’ultimo momento…

Ridotte esigenze igieniche. Non ne vado fiero, ma la verità è che il novanta per cento degli uomini si lava solo per far bella figura con le donne. Non aspettiamo altro che attraversare una giungla, un deserto o un intero continente in treno per veder semplificata la nostra vita a guadagnarne in serenità d’animo e tempo libero.

Il paesaggio che mi passa davanti. Seduto su un mezzo in movimento. Il finestrino aperto da cui entra l’aria calda dei tropici. Il mondo che mi scorre davanti come un fiume tumultuoso. Tutto ciò ha un effetto rilassante sui miei deboli nervi e certe volte mi dimentico persino della destinazione, vorrei solo che il viaggio non finisse mai.

Scarso gusto nel vestire. Forse perché non trovo mai quello che vorrei indossare, ma non posso vantarmi di avere uno spiccato talento nel gestire il mio look. Però quando siamo a migliaia di chilometri da casa, immersi in una cultura nuova è sconosciuta, è del tutto naturale sembrare un po’ insoliti e diversi, o addirittura buffi e goffi, rispetto agli abitanti. Viaggiare è la scusa perfetta per giustificare il fatto che sembra ci abbia vestiti una persona daltonica.

Il barbiere. Dal momento che non so vestirmi sarebbe del tutto inutile perdere tempo e denaro nella cura dell’acconciatura. Infatti sono dedito al fai da te: tagliacapelli impostato sui tre centimetri e via. Ma quando sono in viaggio in paesi dove il costo del barbiere è irrilevante persino per le mie malridotte tasche, sedermi su quella poltrona, chiudere gli occhi e lasciare a mani esperte la cura di barba e capelli è un sottile piacere che non disdegno.

Mentire sull’età. Non è che io passi le mie giornate davanti allo specchio a contare le rughe che ho sul volto. Né ho un problema particolarmente grave con l’età. È solo che immaginavo, una volta raggiunta una certa soglia, di aver già conquistato degli obiettivi concreti: lavoro, famiglia, casa… Ma quando sono in viaggio torno ad avere a disposizione tutto il tempo che voglio, perché se passo abbastanza tempo lontano da chiunque mi conosca riesco a far passare la convinzione che ho solo 23 anni…

Tornare ad apprezzare casa. Non c’è niente come la lontananza per tornare ad apprezzare ciò che davamo per scontato. Dopo mesi di caffè orribile, pasta cucinata con il ketchup, donne con il velo in testa, città asfissianti o giungle selvagge, il caro vecchio Belpaese, per quanto isterico e imperfetto, è sempre un dolce incontro. Per due, tre… persino quattro settimane. Poi si riparte.

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