Da Pavia al Brasile alla ricerca delle proprie origini e del proprio futuro

Paracuru, Brasile

Abbiamo intervistato Sirlene Alves, scrittrice di Pavia con origini brasiliane affetta da insufficienze renali, autrice dell’autobiografia “Quando tutto cambia“. Ci ha parlato della sua passione per la scrittura e del suo recente viaggio in Brasile, alla ricerca delle proprie origini e di una speranza per il futuro.

Buongiorno Sirlene, ti ringraziamo per la disponibilità. Potresti parlarci un po’ di te?

Che posso dire su di me, ritengo di essere una persona molto semplice e forse un po’ troppo sognatrice. Amo gli animali, ma in libertà, così come li creò Dio. Mi piace molto la natura e m’incanto davanti a un semplice fiore o ad un paesaggio mozzafiato come la nascita del sole. Sono molto sincera e rispettosa nei confronti del prossimo. Amo il mio prossimo e se posso aiutarlo, lo faccio col cuore. Nonostante tutte le avversità che incontro nella mia vita cerco sempre di essere positiva, anche se, come dializzata è molto più difficile. Non sopporto i soprusi e le ingiustizie, ma ho un bruttissimo difetto: sono terribilmente orgogliosa.

Hai pubblicato una biografia che si intitola “Quando tutto cambia”. Quando ti sei avvicinata alla scrittura e cosa significa per te?

Quando ho iniziato a scrivere avevo dodici anni, scrivevo per lo più poesie, amavo molto Leopardi e Petrarca, mi emozionavano. Il merito fu anche di mio padre, il quale vedendo quanto mi piacesse scrivere mi regalò una macchina da scrivere. Confesso che ho ancora le poesie che scrissi in quel periodo e anche quelle che scrissi in età adulta. Scrivere per me è un modo per esprimere tutte le emozioni che ho dentro me, se non le scrivessi penso che scoppierei! Cerco sempre di trasmettere attraverso la scrittura ciò che vedo e ciò che sento.

Recentemente sei stata in Brasile, tuo paese natale. Ci puoi parlare di questo viaggio e di cosa ha rappresentato per te?

Sì, sono approdata in Brasile per necessità, in Italia non avevo più un posto dove stare, quindi, tramite un missionario sono andata in Brasile senza sapere nemmeno il portoghese. È stato un viaggio molto importante e interessante, ho scoperto una nuova cultura, nuovi paesaggi e un modo di vivere e di affrontare la vita con positivismo. Ho imparato tanto dai brasiliani, ho anche scoperto tante cose su me stessa, il Brasile mi ha resa più forte e mi ha regalato una bellissima e numerosissima famiglia. Il luogo che mi è rimasto maggiormente nel cuore è Paracuru con le sue bellezze naturali e la solarità della sua gente.

Ci sono altri viaggi o posti che ti sono rimasti nel cuore?

Sicuramente Roma, la città eterna! Ci ho vissuto per un anno e non sono riuscita a visitarla bene tutta. Città ricca di storia, sembra che i monumenti stessi narrino le loro vicende. Sono stata anche in Calabria, meravigliose le sue spiagge e la Sila, che posti! Sono stata a Londra, affascinante e un po’ strana, purtroppo avevo la febbre, mi ricordo che era il periodo natalizio, ci andai comunque con degli amici, la cosa che ricordo benissimo è il vento freddissimo. Da bambina ho visto molte città della Liguria, ma quella che mi rimase nel cuore e che amo molto ancora oggi è Varazze. Col tempo è diventata il mio rifugio, là riesco a scrivere tranquillamente, lasciandomi cullare dal suono delle onde del mare… Ovviamente la città che mi ha conquistata è la mia Paracuru del Brasile!

Quali progetti hai per il futuro?

Per quanto riguarda la scrittura mi pacerebbe che una casa editrice seria accettasse il mio libro “Quando tutto cambia” che per il momento ho autopubblicato tramite ilmiolibro.it. Mi piacerebbe scrivere una storia ambientata a Pavia, la città in cui vivo ma per scrivere ho bisogno di tranquillità, cosa che in questo momento non ho per via dei miei problemi economici. Riguardo ai viaggi, sarò sincera, dopo il trapianto, se andrà tutto bene, tornerò in Brasile, per viverci e rifarmi una vita. Una volta là adotterò una bimba per crearmi una famiglia, magari due, un maschio e una femmina. Per il momento i miei progetti sono questi.

Riflessioni in Brasile

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