Odori di viaggio: come il nostro cervello decide cosa farci ricordare

In questi giorni stavo riflettendo su come gli odori siano un veicolo potente per richiamare alla memoria i ricordi.

Odori e ricordi di viaggio

Potete infatti trovare un’infinità di articoli, blog, libri e ricerche che raccontano o attestano la capacità degli odori di essere attivatori di memorie ben nascoste in qualche angolo remoto del nostro cervello. Se googlate la parola odore troverete diverse definizioni, qui vi riporto le tre che secondo me sono le più significative per ordine di apparizione o di notorietà.

“Sensazione, più frequentemente sgradevole, trasmessa dall’olfatto quando viene a contatto con sostanze che disperdono molecole nell’aria.” (Corriere.it)

“Sensazione olfattiva; sensazione che la parte volatile di una sostanza o di un corpo produce sugli organi dell’olfatto.” (Repubblica.it)

“L’odore è un’emanazione trasmessa principalmente dall’aria, percepita dall’apparato olfattivo dell’uomo e degli animali in generale, e che può fungere da stimolo, conscio o inconscio, per richiamare ricordi, emozioni, bisogni o necessità.” (Wikipedia)

Odori di viaggio

Noterete che l’odore scatena quindi una sensazione, però solamente nell’ultima definizione è presente ciò che intendevo all’inizio e che mi succede molto spesso; un odore è uno stimolo esterno che richiama alla mente ricordi nei momenti più inaspettati, mentre sei in mensa, passeggi per strada, cucini o fai sport.

Vi ho annoiati con tutte queste definizioni perché pochi giorni fa stavo correndo con Silvia, mia moglie, ed entrambi abbiamo iniziato a parlare del nostro ultimo viaggio in Giappone; in particolare di una piccola izakaya che si trova a pochi passi dalla statua di Hachiko a Tokyo.

Visto che ad entrambi è riemerso lo stesso ricordo, abbiamo iniziato ad analizzare quale fattore esterno avesse scatenato questa sensazione. Allora abbiamo notato che nell’aria c’era una forte miscela di odori di carne alla griglia, fumo e aglio che ci hanno catapultati nel centro pulsante e abbagliante della capitale giapponese.

Il cibo che ci avevano servito in quel locale era delizioso ed ogni mezzo per farmelo ricordare è sicuramente ben accetto, e se anche voi siete rimasti incuriositi da questa associazione automatica compiuta dal nostro cervello ecco cosa ho scoperto.

Shibuya, Giappone

Ho scoperto che si è sempre attribuita tale funzione all’amigdala – no, non temete… vi metto direttamente il link, almeno non sarò io ad annoiarvi con la descrizione scientifica di questo corpo amigdaloideo –  in particolare si pensava che questa parte del cervello avesse anche la capacità di stimolare la produzione dei ricordi in risposta allo stimolo olfattivo.

Uno studio statunitense, compiuto da Noam Sobel e pubblicato anche su Nature Neuroscience, ha scoperto che l’area cerebrale che decide l’importanza degli odori si trova nella porzione anteriore del cervello, più precisamente nela corteccia orbitofrontale.

Insomma, senza saperlo in ogni momento della nostra vita il nostro cervello è capace di decidere quale momento sia importante o meno, associarlo ad un odore e fare in modo che casualmente durante un momento qualunque della nostra vita iniziamoa fantasticare su un episodio ormai perso. Ad esempio io mi sono ricordato degli yakitori negima, rebā, nankotsu o torikawa che abbiamo mangiato in Giappone, ordinando al camiere anche un buona namabiru.

Nankotsu, cucina giapponese - Giappone

Immaginate se un giorno fossimo capaci di catturare i nostri ricordi in fialette di odore che possono scatenare nel nostro cervello questa potente reazione, ogni singolo momento che vorremmo richiamare alla memoria, un ricordo di gioia o di dolore, sarebbe raccolto in una serie di boccette di vetro che ci permetterebbero di guardare oltre e rivedere il nostro passato.

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