‏Cosa fare a Watamu, il paradiso azzurro del Kenya

Watamu – “gente dolce” in swahili – si trova in Kenya, a circa 110 chilometri dall’aeroporto internazionale di Mombasa, e a 15 chilometri da Malindi.

Tutta la costa del Kenya è caratterizzata da lunghe spiagge bianche, calette, insenature e mangrovie. Watamu riassume un po’ tutti questi elementi e li mescola con la giusta combinazione di pace e avventura. Divenuta famosa dopo l’ascesa di Malindi, è in grado di offrire un mare ancora più incontaminato. In passato Watanu era un piccolo villaggio di pescatori e oggi è ancora molto meno caotica, turistica ed europea della più nota vicina. Gli orizzonti sono infiniti, cielo e mare non si distinguono, colori mozzafiato si uniscono tra loro quasi a fondersi, pesci variopinti e stelle marine fanno capolino dal fondale.

Una lunga spiaggia si estende per chilometri e chilometri, distese infinite di sabbia bianca come talco, soffice e impalpabile, palme di ogni forma e altezza, noci di cocco riportate dal mare, bambini che fanno tuffi nelle calme e cristalline acque dell’oceano indiano, donne avvolte nei loro coloratissimi kanga e granchi che velocissimi sfrecciano nelle loro tane. Una realtà parallela. Colori nitidi, tanto intensi da affaticare i poco abituati occhi europei. Ritmi lenti scanditi dalla luce del sole e una pace che inebria l’anima.

Le basse maree creano veri e propri atolli in mezzo all’oceano, raggiungibili a piedi, dove si possono ammirare i fondali che assumono forme curiose e bizzarre a seconda delle correnti, e gli scogli dalle fattezze sorprendenti, modellati dall’acqua e dal vento. Basta alzare lo sguardo per sentirsi rapiti da tutto ciò che ci circonda: piccole barche scavate nel legno, gabbiani che volano a pelo d’acqua, uccelli dai colori accessi, pescatori che con movimenti pacati si dedicano alla pesca con le reti.

Vi è poi la parte più turistica di Watamo, raggiungibile a bordo di barche con fondali di vetro e denominata Sardegna Due. Si tratta di una grande fetta d’isola che affiora dall’oceano durante la bassa marea e non ha niente – dico “niente” – da invidiare alla Maldive. Qui è possibile mangiare sui tavoli di plastica posizionati dove fino a poco prima vi era acqua ritiratasi con la marea. Una griglia e il banchetto è pronto: crostacei, pesce, riso al cocco e tanta frutta fresca nel bel mezzo dell’oceano, finché l’acqua non inizia a risalire. Allora si  risale in barca e si torna verso la costa.

Watamu non delude nemmeno i viaggiatori più curiosi e avventurosi. Sono numerose le escursioni che si possono fare nelle strette vicinanze, prenotando direttamente dall’Italia o presso le varie agenzie locali, anch’esse affidabili e sicure: tour delle città più vicine, la visita dei villaggi più interni oppure delle rovine di Gede. Vi sono poi i vari safari, effettuabili nel più vicino Tsavo Est o nel Masai Mara, entrami organizzabili tranquillamente e in sicurezza in loco.

Gede è una città araba risalente al XIII secolo, immersa nella lussureggiante vegetazione di baobab, sequoie, alberi di chinino, dove scimmie e cercopitechi si avviciniranno senza alcuna timidezza se avrete qualcosa da offrire loro. Si possono vedere resti di moschee, il palazzo del sultano e le caratteristiche abitazioni di una città fantasma che ospitava più di 2500 persone.

Il tramonto dal canyon di Marafa, una suggestiva gola rocciosa soprannominata “cucina del diavolo” per le temperature altissime che raggiunge, è un’altra scena da non perdere. Qui si può assistere ad uno spettacolo in grado di togliere il fiato, con i toni caldi del sole che si confondono con il terreno rosso e giochi di luce capaci di ipnotizzare lo spettatore.

Marafa, Kenya

L’isola di Robinson si trova sulla strada che porta a Lamu, dopo il ponte in cui il fiume Sabaki sfocia nel mare di Malindi. Qui si lascia la macchina per attraversare la riva a bordo di una canoa e pranzare nel caratteristico ristorantino stile africano, ricoperto a makuti, classiche coperture di foglie di palme essiccate.

La baia di Meda Creek è il più grande ecosistema di mangrovie riconosciuto dall’UNESCO. Si passa il ponte sospeso realizzato da corde e tavole di legno per poi salire sulle canoe e avventurarsi nei vari canaletti avvistando varietà infinite di volatili e granchi colorati.

La spiaggia dorata di Che Shale – che si raggiunge a bordo di fuoristrada perché il percorso impervio farebbe insabbiare qualsiasi altro tipo di veicolo – offre un altro scenario meraviglioso: il nome è dovuto infatti alle pagliuzze dorate presenti nella sabbia che luccicano al sole, mentre la cornice è costituita da palme, vegetazione tropicale e dune.

Nella foresta di Arabuko si possono ammirare più di duecento specie sia di uccelli che di farfalle, oltre al famoso toporagno elefante che vive solo li.

Informazioni utili

Dall’aeroporto di Mombasa si può raggiungere Watamu in taxi, altrimenti per i più avventurosi vi sono i matatu, piccoli pulmini a riempimento che sfrecciano a velocità esagerate e dove si rischia davvero di non respirare per quanti si è all’interno. Per i piccoli spostamenti invece ci si può tranquillamente affidare ai tuk-tuk o ai bajaji, moto con autista che portano fino a due passeggeri.

Per quanto riguarda il mangiare, si trova di tutto, dai ristoranti europei dove si mangia carne, pesce o pizza, alle tipiche kibaga, piccole capanne di lamiera dove si mangia pollo grigliato, chapati, samosa, patate fritte e altro ancora.

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