Meravigliosamente uniche: terre di Mantova

Affascinato dai monumenti, dai canneti lungo il Mincio, dai fiori di loto, dalla nebbia, dalla surreale patina del tempo che avvolge ogni strada e piazza, dalla storia e dalla semplicità dei cittadini, il saggista inglese Aldous Huxley definì Mantova “la città più romantica del mondo”.

Mantova, Italia

Insieme agli altri artisti della comunicazione raccolti da Can’t Forget Italy, abbiamo avuto il privilegio di partecipare ad un percorso multisensoriale attraverso la città lombarda e le terre che la circondano, come Sabbioneta, divenuta anch’essa famosa per le sue straordinarie bellezze artistiche. In omaggio all’ormai consolidato Festival della Letteratura, giunto alla diciottesima edizione, perché non confrontare le proprie sensazioni su Mantova con quelle di alcuni celebri autori di opere letterarie?

Charles Baudelaire scoprì nella città virgiliana un mondo addormentato in una calda luce. Riccardo Bachelli ha invece evidenziato

una nobile tristezza, ch’è delle cose, una severa e dolce melanconia dell’animo velano la bellezza della città e sono parte essenziale del suo fascino… che rimane d’allora? Si, questa ruggine d’oro e di porpora smarrita, infusa sui brividi fermi dell’acqua quasi stagnante.

A noi non è stato possibile rinvenire quel sottile velo di malinconia a cui diversi letterati, soprattutto moderni, han fatto riferimento nei loro scritti, ma piuttosto un tripudio di emozioni che catapultano in dimensioni oniriche da dove restituiscono il sapore di una quotidianità lontana dai ritmi convulsi e omologanti delle metropoli.

La leggenda vuole che la fondazione di Mantova sia avvenuta per mano dell’indovina greca a cui si fa risalire il nome – ma è più probabile che esso derivi dalla divinità etrusca Mantu – e ne è testimonianza il sito archeologico del Forcello, in località Bagnolo San Vito.

Intorno all’anno Mille, Mantova entrò a far parte dei possedimenti dei Canossa e sotto Bonifacio ne diventò la capitale. Gli successe Matilde, a cui si deve l’edificazione della chiesa più antica della città, la Rotonda di San Lorenzo.

Ai Gonzaga, diventati Signori dal 1328, si deve la straordinaria fioritura artistica e il rinnovamento della città. Tra i molti artisti che contribuirono a ciò, vi furono Andrea Mantegna e Leon Battista Alberti, che ideò il rifacimento della Basilica di Sant’Andrea e l’edificazione del Tempio di San Sebastiano, di fronte all’isola del Te, dove sarebbe sorto Palazzo Te, straordinario esempio di villa rinascimentale destinata all’ozio del principe, Federico II Gonzaga, che vi teneva fastosi ricevimenti.

Fra le prestigiose residenze abitate dai Gonzaga vi è il Palazzo Ducale, imponente reggia con più di 500 sale e composta da più edifici costruiti in epoche differenti intorno a Piazza Sordello. Di notevole pregio sono il Castello, la Domus Nova, la basilica palatina di Santa Barbara, ma il capolavoro pittorico per eccellenza è la Camera degli Sposi di Andrea Mantegna.

Durante una prova dello spettacolo “Omaggio a Puccini“, abbiamo visitato il Teatro Accademico Bibiena, denominato anche “Teatro Scientifico”, sorto per dare soluzione alle finalità dell’Accademia Virgiliana. Inaugurato nel 1769, è opera dell’autore parmense Antonio Galli Bibiena e un Mozart ancora quattordicenne vi tenne un suo concerto. Quella che ci è parsa una graziosa bomboniera, con gli incantevoli palchetti  che paiono balconcini di un calle veneziano, viene considerato il più compiuto esempio di architettura teatrale di gusto Rococò.

Una grande euforia, alla stregua di ragazzini per l’agognata gita scolastica, l’abbiamo avvertita al nostro arrivo a Sabbioneta, una sorta di scrigno dai mille segreti definito “la Piccola Atene”. La città, che si presenta come un piccolo stato indipendente, con una fortezza esagonale irregolare con sei bastioni a cuneo innestati agli angoli, fu edificata tra il 1556 ed il 1591 per volere di Vespasiano Gonzaga Colonna  esponente di un ramo cadetto della famiglia Gonzaga di Mantova.

Pregevoli sono i soffitti lignei in noce e cedro del Palazzo Ducale, un tempo sua residenza e palazzo del governo, ora sede espositiva. Vi è poi il Teatro all’Antica, progettato da Vincenzo Scamozzi, il primo esempio di edificio teatrale stabile ed autonomo dell’età moderna.

Che incanto pendere dalle labbra delle nostre guide e veder schiudere dinanzi a noi i massicci portoni di strutture ad altri precluse, come quelli della Sinagoga di Sabbioneta, riprogettata intorno al 1824, la tangibile testimonianza di una fervida comunità ebraica, favorita dallo spirito liberale del Duca.

Alle spalle del Palazzo Ducale si erge il corpo ottagonale della Chiesa della Beata Vergine Incoronata, che custodisce il mausoleo ducale, con la statua bronzea di Vespasiano Gonzaga. Nella canonica si trova il Museo dell’Arte Sacra che, assieme a preziose tele, custodisce il prestigioso Toson d’Oro rinvenuto nella tomba ducale: un ciondolo d’oro raffigurante una pecora (toson in spagnolo), concesso come onorificenza ai più grandi Cavalieri dell’Impero.

A San Benedetto Po abbiamo visitato il Complesso Monastico Polironiano dell’XI secolo, sede ancestrale di un ordine fondato nel 1007 da Tebaldo di Canossa sull’isola che sorgeva tra il fiume Po e Lirone. Incantevoli, sia pure ingabbiate dalle strutture metalliche a seguito dei danni del recente terremoto, la chiesa abbaziale di impianto quattrocentesco, il refettorio monastico con una parete affrescata dal Correggio e i chiostri quattrocenteschi.

Nei dintorni si susseguono oratori e ville abbaziali, pievi matildiche, caseifici e deliziose corti agricole dove è possibile notare la preziosa opera di bonifica dei monaci, lungo gli argini, precorrendoli magari in sella a una bicicletta. La sensazione che si avverte è di antica e tranquilla piacevolezza di bucolica memoria.

Una pace antica è ache quella che avvolge i visitatori di Castellaro Lagusella, uno dei Borghi più belli d’Italia situato all’interno del parco del Mincio, o Solferino, il luogo simbolo delle guerre risorgimentali. Incantevole poi il Santuario di Grazie di Curtatone, con il Museo dei Madonnari e le molteplici leggende che rapiscono il visitatore.

Charles Dickens, colpito da un certo languore decadente, cantò gli irreali laghi di canne e di giunchi. Per Giovanni Comisso, in queste Terre mantovane forte è la suggestione dei tozzi salici spogli biancheggianti tra la palude e il cielo. Tali riflessioni cullavano la mente, durante la crociera sul Mincio, mentre lo sguardo spaziava avidamente sulle vegetazione fluviale, sui prati lussureggianti, sulle rossastre costruzioni turrite, sui tanti mantovani che stazionavano assorti sulle rive, elargendo sorrisi o trasmettendoci un benefico appagamento per quella commistione di suggestioni che ci avvolgeva.

L’auspicio è quello che tanti possano essere incuriositi da questa nostra straordinaria esperienza di riscoperta del territorio mantovano per effettuarla a propria volta, assaporando quel magico effluvio di misteriosa felicità che si avverte allorchè si sente di aver vissuto pienamente, come ci è capitato dinanzi a quel fantastico tramonto sul lago inferiore di questa città stregata e “semplicemente” unica.

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