Contromafie a Roma: per guardare oltre insieme

Chiariamo innanzitutto un punto fondamentale: questo non è un articolo su un argomento estraneo al tema viaggi e turismo giustificato dall’importanza della lotta alle mafie. La cultura antimafia è una componente trascendentale a tutte le esperienze che vogliano dirsi etiche e profonde, e il viaggio è certamente tra esse. È una cultura da adottare come filtro di giudizio nelle scelte che compiamo non solo in Italia, ma in qualunque angolo del mondo, perché non c’è quasi più stato o nazione che siano risparmiati dalle minacce di un’infiltrazione mafiosa, e questo non solo perché anche la mafia è diventata un’impresa globale ma perché la mafia, nella sua accezione più completa, è un decadimento culturale che proprio con la cultura e con le scelte consapevoli può e deve essere combattuta.

Contromafie – “gli stati generali dell’antimafia” – è stato organizzato a Roma dal 23 al 26 ottobre da Libera, l’associazione nata nel 1995 ad opera di Don Luigi Ciotti e a cui oggi aderiscono 1600 gruppi tra associazioni nazionali e locali, cooperative sociali e realtà di base. La principale linea di azione di Libera è rivolta alla valorizzazione e alla promozione di beni e servizi realizzati a partire dai beni e dai terreni confiscati alle mafie. Nel corso della sua attività, però, l’associazione si è allargata arrivando a comprendere un mosaico di sottogruppi organizzativi rivolti all’informazione, all’educazione nelle scuole, al sostegno alle vittime di mafia. C’è anche una sezione dedicata al turismo che propone viaggi basati sui principi di giustizia sociale ed economica e che è stata battezzata Il g(i)usto di viaggiare (un progetto simile a quello che avevo avuto modo di vedere in Sicilia con i ragazzi di AddioPizzo Travel).

Giovedì 23 ottobre i giovani intervenuti per Contromafie sono stati accolti a Corviale dove hanno potuto sistemarsi per trascorrere questi quattro giorni in un clima di profonda condivisione. Il giorno seguente, presso l’Auditorium di Via della Conciliazione, nel cuore di Roma, si è invece tenuta la plenaria di apertura del lavori con l’intervento, tra gli altri, di Roberto Saviano, del fondatore di Libera Don Luigi Ciotti, di Stefano Rodotà e di numerosi esponenti politici e rappresentanti delle istituzioni.

A prendere la parola per primo è stato proprio Roberto Saviano, che ha ricordato come la partecipazione dei giovani e delle masse sia l’arma più temuta dalle mafie. Lo scrittore e giornalista ha parlato di Marisol Macias Castaneda e della blogger nota come Felina, uccise in Messico dai cartelli della droga per aver parlato della violenza che generavano nella società. “Le donne – ha sottolineato Saviano – allevano i nostri figli, li educano, possono perciò cambiare la società e per questo sono ancor più temute.”

Tra gli ostacoli alla lotta alla mafia Saviano ha ricordato la lentezza del sistema giudiziario e la corruzione diffusa, ma ha anche voluto aggiungere che fare antimafia “non significa distruggere, ma costruire, costruire una possibilità di felicità” e che la legalizzazione di prostituzione e droghe leggere è “l’unica via per sottrarre soldi alle organizzazioni mafiose”.

È stato poi il turno di Don Luigi Ciotti, che ha ribadito come nella ricerca di giustizia e verità i dubbi siano più importanti delle certezze: “Se trovate qualcuno che ha capito tutto, salutatemelo e cambiate strada.” Per Don Ciotti “le mafie oggi uccidono di meno, ma per i morti ammazzati che diminuiscono crescono invece i ‘morti viventi’”, persone cioè a cui la mafia ha tolto ogni speranza, complice anche la forte diseguaglianza sociale acuita da una società in crisi. “Non si sconfigge la mafia se manca il lavoro.”

Su crisi, dignità e lavoro si è concentrato anche l’intervento di Stefano Rodotà, di cui il video seguente raccoglie alcuni momenti fondamentali.

Contromafie ha continuato nei giorni seguenti con i seminari realizzati in varie sedi distribuite per tutta la città, ma anche con spettacoli teatrali, musica, cinema, momenti di convivialità in cui approfondire e condividere le emozioni maturate duranti gli incontri della giornata. Il tutto per coinvolgere, educare, imparare, capire e stimolare. Perché la cultura antimafia ha bisogno soprattutto di questo: della consapevolezza di non essere soli.

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.