Cosa vedere a Brema tra architettura e antichi racconti

Brema è una città ecologica, moderna, colta, che incanta con la sua ricchezza poliedrica di atmosfere, luci e colori e invita a essere scoperta a piedi, in bicicletta e con i mezzi pubblici che ben collegano tutti i quartieri. Non a caso si definisce la città dalle distanze brevi che non richiedono spostamenti in auto. E sono davvero tanti gli abitanti che si muovono in bici in ogni stagione: tanto, dicono, basta coprirsi!

Brema è una bella città di mezzo milione di abitanti ricca di storia e di storie. Se il centro, la “Altstadt” circondata dall’acqua del Weser e dell’antico fossato, sembra piccolo, visitarlo scoprendo le tante storie e leggende legate ai vari luoghi richiederebbe parecchi giorni.

L’ex città stato che molti collegano alla famosa fiaba dei fratelli Grimm “I quattro musicanti di Brema” non rientra tra le mete più gettonate dagli italiani che si recano in terra tedesca e per me è stata una splendida scoperta iniziata una domenica settembrina con un tiepido sole.

La prima destinazione è stata l’Universum Bremen Science Center, un museo interattivo straordinario allestito in una struttura che assomiglia ad un disco volante particolarmente suggestivo alla luce del tramonto. A dire il vero il museo è molto più vasto e comprende anche il grande cubo collegato tramite un passaggio sospeso e un’ampia area esterna dove i bambini possono cimentarsi con tantissimi giochi, ma sempre con una finalità didattica che nulla toglie al divertimento.

In una città green ci si sposta con tram e autobus dai quali si possono ammirare i giardini e i viali sui quali affacciano case e palazzi di diverse epoche che le conferiscono un’atmosfera elegante. I mezzi pubblici sono anche piuttosto economici con il biglietto “1 day ticket plus”: viaggiamo in due con soli 8,90 euro, meno di due giornalieri a Milano.

Dal museo, che si trova in posizione decentrata vicino al magnifico e immenso parco Bürgerpark, si torna in centro per esplorarne i quartieri più caratteristici. Il famosissimo municipio, capolavoro in stile Rinascimento del Weser, e la statua di Orlando – che in tedesco si chiama però Roland – sono inseriti nell’elenco dei Patrimoni dell’Umanità UNESCO.

Questa statua di Orlando – simbolo della libertà e del diritto di tenere mercato, un privilegio immenso nel Medioevo – è la più grande delle 220 presenti in Germania e fu eretta dapprima in legno. Distrutta dai soldati dell’arcivescovo nel 1366, nel 1404 fu eretta quella in pietra che si può ammirare ancora oggi, guarda caso rivolta verso il Duomo, sede dell’Arcivescovado di Brema, assolutamente contrario all’indipendenza della città.

La distanza tra le “brache” di Orlando e le ginocchia misura 55,372 centimetri e corrisponde esattamente all’unità di misura elle utilizzata in città. Sicuramente una comodità per mercanti e clienti che così potevano misurare i tessuti ed eventualmente dirimere le dispute innanzi al giudice che si trovava sotto il secondo arco del municipio.

Ma c’è dell’altro: la grande statua sorge su un piedistallo su cui è raffigurato un uomo storpio. Secondo la leggenda, a cavallo del primo millennio la contessa Emma von Lesum, proprietaria di vasti appezzamenti di terreno agricolo, vicino alla morte concordò di regalarne alla città una superficie dal perimetro pari a quanto un uomo potesse percorrere a piedi in un giorno. Preoccupato di perdere la sua eredità, il nipote si incaricò di scegliere la persona: un uomo privo di gambe. Ma con una straordinaria forza di volontà costui si trascinò per un tratto tanto lungo da circoscrivere il Burgerweide di Brema e la sera, sfinito, morì. Ancora oggi si racconta dello “sciancato di Brema”.

La storia della vicina Böttcherstrasse (“via dei bottai”) è alquanto singolare: nel 1902 due anziane signore che vivevano al numero 6 della via proposero a Ludwig Roselius, commerciante di caffè e futuro fondatore della Kaffee Hag, di acquistare la loro proprietà. Egli in seguito acquisì e fece demolire anche tutti gli altri edifici e incaricò gli architetti Runge e Scotland e lo scultore Bernhard Hoetger di progettarne la ricostruzione, che fu completata nel 1931.

Questa stretta via lunga 110 metri è costeggiata da begli edifici in mattoni nel tipico stile anseatico che si fonde con quello espressionistico dell’architetto. Il bassorilievo dorato “Il portatore di luce” che celebra la vittoria di Hitler sull’oscurità posto all’ingresso della via non bastò a placare l’ostilità del Führer nei confronti dell’Espressionismo e la Böttcherstrasse scampò la distruzione soltanto perché considerata un esempio di “arte degenerata” da non seguire.

Percorrendola ci si immerge in una dimensione lontana dal presente e non si sa dove posare gli occhi tanti sono i particolari che colpiscono l’attenzione, tra questi la magnifica Casa Atlantis – museo della pittrice Paula Modersohn-Becker, in cui si combinano materiali come vetro, acciaio e calcestruzzo – e Casa Robinson Crusoe. Il carillon formato da 34 campane in porcellana di Meissen risuona più volte al giorno e, contemporaneamente, si aziona il meccanismo che, aprendo una finestra, fa scorrere una serie di tavole dedicate ai grandi navigatori.

Pochi sanno che nel vicino Hotel Radisson è contenuto un autentico capolavoro: la Sala del cielo. Basta andare alla reception, pagare 3 euro, farsi dare la chiave e salire la scala a chiocciola Liberty per entrare in una sala inondata dalla luce dove trionfano il blu e il bianco.

Facendo una breve passeggiata si raggiunge il quartiere Schnoor, composto da un centinaio di antiche case situate lungo il fiume che sono sopravvissute alle distruzioni belliche e mostrano una città antica, suggestiva, fatta di stretti vicoli e case dai muri storti che cela ai visitatori più distratti angoli di grande suggestione e numerosi piccoli ristoranti frequentati per lo più da studenti. Qui sorgono anche le case del Decostruttivismo realizzate dall’architetto Thomas Klumpp, che ha firmato anche l’Universum Science Center.

Tra i vari “Passage” – le gallerie realizzate in alcune vie centrali a spese dei commercianti che le hanno rivestite di coperture trasparenti rendendo piacevole il passeggio anche nei mesi più freddi – il Katharinenhof cela più di una sorpresa: la piantina della città originaria situata all’interno del cerchio posto sulla parete e quella del monastero di S. Caterina incastonata nel pavimento. Ciò che si è salvato del grande convento è invece stato “fagocitato” dalle nuove costruzioni e le antiche mura in mattoni creano l’ambiente suggestivo del ristorante Stadtwirt i cui tavoli sono elegantemente apparecchiati sotto le antiche volte a crociera.

Brema è questo e molto altro ancora. Tra le feste più caratteristiche della città c’è il Freimarkt, che si celebra due settimane dopo l’Oktoberfest per ricordare l’anniversario della concessione del libero mercato (ovvero Freimarkt) e, naturalmente, l’Avvento, quando i mercatini di Natale illuminano le più belle piazze e la famosa Schlachte lungo il Weser, diffondendo nell’aria soavi melodie e aromi natalizi. Non resta che prenotare un volo o un biglietto ferroviario e partire. Io non vedo l’ora di tornare!

Per il supporto nell’organizzazione del viaggio si ringrazia l’Ente Nazionale Germanico per il Turismo e Bremer Touristik-Zentrale.

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.