7 mila miglia intorno al mondo #34: tappa nel magico Malawi

7MML coinvolge professionisti dell’immagine e della comunicazione in un viaggio ispirato dal cuore e guidato dal desiderio di conoscere altre realtà, finalizzato all’aiuto umanitario, alla valorizzazione etica ed estetica del viaggiare consapevole, alla sensibilizzazione ecologica nei confronti dell’ambiente.

Le tappe precedenti:

Ora la nuova squadra di avventurieri ha preso in carico i veicoli e le attrezzature ed è pronta per la traversata dal Sudamerica fino in Kenya. Le offerte raccolte da questa tappa verranno destinate all’organizzazione non governativa di cooperazione internazionale CESVI, che tra una grande varietà di progetti in Africa punta anche ad accrescere la disponibilità del cibo e l’accesso ad alimenti nutrizionalmente adeguati e a migliorare la conservazione dei viveri. CESVI lotta da anni contro la fame nel mondo attraverso progetti di sviluppo nel Sud e campagne di sensibilizzazione e educazione nel Nord del mondo. Partendo dalle sue competenze in tema di sicurezza alimentare, lancia la nuova campagna Food Right Now per educare e sensibilizzare la cittadinanza sul tema della lotta alla fame e sulla promozione del diritto al cibo per tutti.

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Dal diario di Paolo Brovelli

Pescatori d’acqua dolce

“Turiddu pure tu a pescare, oggi? Proprio tutti, ci sono venuti, eh?”
“Buona giornata, zio Nino, ci porto un poco di pesce alla mia signora, dato che è domenica”
“E il fighhiuzzo tuo, bene sta?”
“Tutto a posto, se Dio vuole. E la capra vostra, s’è’ rimessa?”
“Guardate, oggi è venuto pure Pinuzzo. Avete portato vostro cuggino, Pinuzzo?”
“Miii, pure compare Cicciuzzo! Ehilà, compare Cicciuzzo, venite, pagaiate forte, che qua se ne pigghiano! Buttate, buttate le reti.”

Probabilmente avranno detto proprio cose del genere, tipo una scena dei Malavoglia, nella Sicilia dell’Ottocento, quei cento pescatori che alle cinque del mattino, ben prima dell’alba, hanno cominciato a parlarsi da una canoa all’altra. Li ho sentiti fin dalle prime voci, nel sonno della mia tendina in riva al lago, con quel loro sillabare sonoro e ritmato delle lingue bantu. Non sapevo che alla domenica tutto il villaggio ne approfittasse per portarsi a casa un po’ di pesce pescato con le proprie mani.

Messa fuori la testa, la scena era davvero ottocentesca. Una scena atavica, anzi, di quelle che si ripetono dall’alba dell’uomo (e a ogni sua alba!), con le mille canoe e gli uomini mezzi nudi a pagaiare e a buttar le reti nella baia piccola e raccolta davanti alla spiaggetta piena di pargoli, arrivati un po’ più tardi, a giocare ai giochi semplici delle campagne.

Il pesce è LA risorsa di queste parti. Siamo a Nkhata Bay, una cittadina slabbrata e popolosa sul Lago Malawi, quello che chiude la serie dei grandi laghi della Rift Valley d’Africa. La culla dell’uomo, per intenderci. Qui, magari non proprio dai tempi di Lucy, ma non molto dopo, l’essere umano butta le reti e le ritira piene. Ora, forse, un po’ meno di prima, date le centinaia di migliaia di persone (figlie di tre paesi: Tanzania, Mozambico e, appunto, Malawi, dove ci troviamo) che abitano sulle sue sponde e fanno man bassa della sua ittica prole.

Qua nei dintorni, per centinaia di chilometri di costa, sono tutti villaggi di pescatori, e il prodotto si trova in ogni banchetto di ogni viuzza polverosa, di ogni strada principale. E sotto ogni mosca. Fresco, a mucchietti, nei secchi, aperto in due, affumicato, arrostito… Pronto da portare a casa, o da mangiar sul posto. Dal pescatore al consumatore. Arriva sulle spiagge e una parte passa subito sugli affumicatoi, disposto su grate di ferro al fumo delle braci di legna. Un’altra si scotta, oppure si cuoce. Altra ancora prende la via di Mzuzu, sulla dorsale principale del paese, e raggiunge la capitale, Lilongwe.

E così via. Domani è un’altra alba. E… Buona pesca.

Quinta settimana di viaggio, che tra un paio di giorni prenderò il volo verso altri lidi, lasciando il continente. Per un po’. E la spedizione, anche, con il giusto rammarico dell’abbandono e la soddisfazione che viene dalla strada passata sotto le ruote (9.827 km, da Città del Capo!). La mia ultima meta è Dar Es-Salaam, la Casa della Pace, in arabo, lingua dei coloni che si sono piazzati sulla costa tanzana da tanti secoli. Come a Zanzibar. Per questo, la Tanzania ha più del 30% di musulmani. Lo si nota appena entrati nel paese, anche se si viene da lontano, dall’interno profondo, come noi, reduci da una frontiera sul lago Malawi. Le moschee, piccole, bianche, scrostate dall’umidità della vegetazione lussureggiante, si susseguono quasi in ogni villaggio di fango e paglia, accanto alle chiese cristiane. Partono dal Malawi, anzi, dove pure, sulle sponde del lago, a Nkhotakota, aveva prosperato una colonia islamica. Di mercanti di schiavi e d’avorio, le ricchezze dell’Africa nera.

Per noi, questa nuova Africa parte da Lilongwe, capitale malawiana, appunto, che pare fuori posto, così lontana dal lago che è il suo territorio. Quello che cerchiamo noi, e che troviamo a un centinaio di chilometri, sulla via costiera costellata da villaggi di pescatori (passione dei nostri fotografi, l’avrete capito!). Lì, troviamo anche il nostro unico buen retiro nel quale recuperiamo un po’ delle energie spese in questa lunga corsa. L’ostello di Nkhata Bay, con meravigliosa vista lago (e pescatori!), ci vede sonnecchiare e meditare per qualche giorno, fino al commiato di Paolo Corti (il mio omonimo!), l’autista che ci ha accompagnato fino a lì. Grazie Paolo per il tuo grande contributo!

È tra le colline e i coltivi di gomma e, soprattutto, di tabacco, una delle risorse del paese, oggetto di tante polemiche nel mondo (anche per lo sfruttamento del lavoro minorile), che ci portiamo verso nord, per entrare in Tanzania, appunto, quinto paese di questa sesta tappa 7milamiglialontano. Un paesaggio verde anche qui, ma più fresco, con un marrone più scuro, più madido di pioggia, tra le ondulazioni della terra e piccoli passi montani, che sfociano in boschetti di baobab. Un paesaggio che sorprende chi, come noi, pensava alla Tanzania come la terra delle savane secche e sconfinate del Serengeti, uno dei parchi naturali più filmati del mondo. Ma quello è il nord, al confine con il Kenya. E lì, sarà un’altra storia.

Buon viaggio, e arrivederci a tutti!

Leggi la puntata precedente: attraverso lo Zambia

Leggi la puntata successiva: Tanzania, tra fango e nuovi amici

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