Baite aperte sulle Dolomiti bellunesi

Dove sono cresciuto, in Australia, non ci sono delle gran montagne. Abbiamo i deserti, le foreste pluviali e la barriera corallina, ma di montagne come si deve ne abbiamo solo un paio. Ma io sono sempre stato un amante del trekking e della vita all’aria aperta. Così era naturale che mi innamorassi delle Alpi una volta venuto a vivere in Italia.


Quando chiedevo in giro quali erano le più belle montagne italiane, la risposta che mi veniva data era sempre la stessa: le Dolomiti. Ma in cinque anni che vivo in questo paese, non ho mai avuto la possibilità di vederle. Fino a qualche settimana fa.

Il mio primo sguardo sulle Dolomiti è stato una folgorazione. Sarà stata la bellissima roccia rosa del Monte Civetta, che diventava dorata, poi arancione, poi viola nella luce del tramonto. O forse le foreste di abeti, un po’ verdi e un po’ spogli, ai piedi delle montagne, spruzzati di neve. O il cielo, le nuvole, la neve, o semplicemente il fascino ancestrale della montagna, della conquista e dell’avventura.

Questa volta non eravamo venuti in montagna solo per l’avventura. Il motivo della nostra visita era Baite Aperte, un’iniziativa enogastronomica che ha luogo ogni anno ad Alleghe, sulle Dolomiti bellunesi. Baite Aperte è una giornata dedicata allo sport e al piacere del buon cibo, ma soprattutto alla vecchia, sana ospitalità della gente di montagna.

Purtroppo domenica 22 marzo il tempo non era dei migliori. Faceva freddino, e minacciava pioggia. Allo stesso tempo però le nuvole basse giocavano a nascondino con le cime delle montagne, rendendo l’atmosfera magica e misteriosa.


L’iniziativa Baite Aperte è rivolta a tutti: il percorso tra le undici baite sulle piste di Alleghe può essere effettuato sia con gli sci che con lo snowboard, con gli sci da free ride, da telemark oppure con le ciaspole. Le baite partecipanti all’evento offrono cibi e bevande locali, dai “soliti noti” di montagna come la polenta, il capriolo e il vin brulé, ad altri più originali.


Volendo rimanere nello spirito “slow” e di convivialità che caratterizza l’evento, abbiamo scelto le ciaspole. Così facendo, abbiamo apprezzato alcuni particolari che spesso passano inosservati quando inseguiamo la velocità e l’adrenalina sulle piste da sci. Dettagli come il bellissimo abete coperto di neve al centro di una pista. Sugli sci l’avrei visto come un ostacolo da superare, ma con le ciaspole l’abbiamo osservato, ammirato, fotografato, mentre il sole faceva capolino dalla cima del Civetta dopo essere rimasto nascosto tra le nuvole tutto il giorno.

E l’arrivo alle baite, dopo aver percorso sentieri innevati con le ciaspole, talvolta inciampando, ha tutto un altro sapore. Avete presente la sensazione di entrare in un rifugio dopo una lunga camminata in montagna? Quell’odore di vino, di spezie e di cibo cotto lentamente? A Baite Aperte, si può provare quella sensazione fino a undici volte, nel nostro caso ben otto.

Come in tutti i pranzi che si rispettino abbiamo iniziato con un antipasto, un assaggio di speck e formaggio tipico della zona, accompagnato da un bel bicchiere di vino rosso. Ogni baita offriva specialità diverse. In una, ho bevuto una birra insieme a un ottimo panino con il salame. In un’altra mi è stato offerto un assaggio di fritto misto e prosecco. Una baita, addirittura, serviva gelati, ma devo ammettere che il mio piatto preferito è stato uno che di montanaro ha ben poco: porchetta con le patate, gustato all’ultima baita che abbiamo visitato, la Baita Boi.


Devo essere sincero, la maggior parte del percorso era in discesa, e per un amante della montagna come me non poteva essere certo definito difficile. Comunque la sensazione di essere “arrivati”, e di avere un momento di relax prima di affrontare di nuovo il sentiero innevato, era sempre molto piacevole. Alle baite, l’atmosfera era di convivialità e gioia, mi sono sentito come ad una festa, accolto da amici.

In una baita ci siamo fermati ad ascoltare un giovane locale che cantava e suonava la chitarra. In un’altra, abbiamo assistito alla prova di precisione e talento di un uomo che ha aperto una bottiglia di champagne con un colpo secco d’ascia. Ci alzavamo sempre a malincuore, non volendo abbandonare la festa, ma allo stesso tempo curiosi di cosa ci avrebbe riservato la fermata successiva.


Alla fine della giornata la sensazione era quella di aver esplorato una montagna diversa. Dove, per una volta, non abbiamo cercato di andare più in alto, più lontano, più veloce. Dove l’adrenalina e la conquista non importano, e la natura e i paesaggi fanno da sfondo a una sensazione che forse è la più bella che esista, lo stare bene, in compagnia, tra amici.

E per quanto riguarda l’alloggio? Nei dintorni del Monte Civetta ci sono diverse opzioni, da piccoli alberghi tradizionali a hotel di lusso, tutti con panorami mozzafiato!

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.