Sconfinato, magnetico, emozionante Serengeti

L’erba bruciata dal sole africano, il vento leggero e avvolgente, il silenzio magico ed emozionante, l’orizzonte lontano raggiunto da distese infinite di prati, qualche albero dalle forme ancestrali a rompere la meravigliosa monotonia. Questo è il mio ricordo più vivido e preferito del Serengeti, nome masai che semplicemente e perfettamente descrive questo incredibile luogo in Tanzania: “pianura sconfinata”.

Serengeti, safari

La prima istantanea di uno dei parchi naturali più famosi d’Africa è quella di una strada sterrata che taglia in due una prateria sconfinata e prosegue senza soluzione di continuità fino a confondersi con la linea dell’orizzonte. Ai lati il giallo ocra della savana e in lontananza qualche macchia più scura che scambiamo per cespugli, ma che in realtà sono animali.

Il cielo è di un azzurro puro, adornato di nubi maestose e veloci che cambiano lo scenario proiettando ombre sul suolo e colori sullo sfondo. Ho sempre amato la natura e da sempre il suo spettacolo mi affascina, ma devo ammettere che la bellezza di questo posto mi ha stordito in una maniera inusuale.

La jeep vaga apparentemente senza meta e davanti a noi si intravedono un paio di alberi che, con l’accorciarsi della distanza, appaiono maestosi e stupefacenti nella loro forma morbida e avvolgente. Nascosto tra le fronde un leopardo si riposa e io non so decidermi se sono più attratto dall’elegante animale o dal panorama attorno a me.

Gazzelle, antilopi e zebre accompagnano il nostro vagare così come il vento e la luce irreale. Qua e là goffe e trotterellanti ridacchiano alcune iene, mentre possenti pachidermi sradicano foglie e rami dagli alberi più gustosi.

Un’altra perla del Serengeti sono i kopjes, che, come suggerisce il nome Afrikaans “piccola testa” sono gruppi di rocce tondeggianti che emergono casualmente in mezzo alla savana e che sono uno degli habitat prediletto dai predatori per riposarsi e gustarsi i propri pasti.

Serengeti

Pigri e appisolati, in uno di questi kopje, troviamo una famiglia di leoni che ha appena finito di banchettare con una zebra. I piccoli leoncini giocano con il muso ancora sporco di sangue, mentre gli adulti ronfano beati e baciati dal sole. E’ uno spettacolo quasi paralizzante per la sua ferocia mescolata a tanta bellezza. Una visione che mi emoziona come poche volte è successo.

Leoni in Africa

Le ore passano, la meraviglia e la felicità per essere qui invece non si attenuano minimamente. Ippopotami e coccodrilli si rotolano nelle pozze fangose, altissime giraffe dal fare curioso staccano le foglie più prelibate evitando le spine delle acacie e dopo una lunghissima attesa ecco il mio animale preferito: il ghepardo.

La sua velocità mi ha sempre ammaliato sin da bambino, il suo manto e il suo incedere così eleganti, quasi regali. Dal vivo è molto più piccolo che nella mia mente, un grande gattone dagli aguzzi canini. Questo esemplare è una mamma preoccupata, forse ha perso i suoi piccoli. Si fa ammirare per un po’ e poi scappa via agile e veloce senza permettere un ultimo scatto.

E’ ora di tornare al nostro campo tendato. Immersi nella savana, davanti alla nostra tenda si vedono branchi di gnu e zebre che pascolano rumorosi. Più distante un elefante abbraccia avidamente un albero e quando cala la notte sentiamo i versi delle iene e ci addormentiamo cullati dai suoni del Serengeti, uno dei luoghi più spettacolari del mondo.

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