Il Fermano e le sue colline: cinque borghi ricchi di bellezza

Ciò che crea movimento o che lo ricorda ci porta a riflettere, supporre, scoprire, immaginare. Le colline sono la metafora visiva e naturale del movimento, la terra immobile si muove attraverso linee semicurve che disegnano il paesaggio. Le Marche sono mare, montagna e colline ordinate, coltivate, armoniose. Su di esse a intervalli quasi regolari i paesi, arroccati, tra di loro simili, ma anche no.

Il Fermano è un territorio quasi tutto collinare, dove le coltivazioni si alternano seguendo il ciclo delle stagioni e le logiche dell’agricoltura, creando suggestivi scorci e un paesaggio gentile ed armonioso. Difficile adattarsi ad altre zone per chi vive il suo paesaggio da quando ci è nato: la pianura confonde per la sua omogeneità, la montagna incupisce, la città annoia per la sua banalità.

Chi vi arriva come turista non deve fare altro che farsi accarezzare i sensi da questa armonia e ricercare ciò che di particolare offre. Perchè le colline del Fermano non sono solo belle da vedere, sono piacevoli da scoprire, nei suoi tesori artistici, il suo cibo sano e la gente che le vive.

Questo è un itinerario alla scoperta di piccoli tesori, di chiese rurali, di aziende che producono cibi biologici e di tradizioni, quelle che passano tra generazioni e che vivono nei riti. Perchè il fermano è, al di lá delle belle colline, la forza della tradizione che si rinnova attraverso i tempi senza dimenticare le sue radici.

Monte Vidon Corrado è un paese nel cuore del Fermano, il cui centro curato e ordinato come in tutti questi paesi ha dato i natali a un famoso pittore contemporaneo, Osvaldo Licini. La sua vita, oltre che fra avanguardie e circoli culturali, l’ha trascorsa qui e la sua casa è ora un museo adiacente al centro cultuale che espone alcuni dei suoi disegni. La piacevolezza di questo luogo restaurato sta anche nell’immaginare la vita dell’artista senza troppi sforzi perché sembra proprio di vivere l’atmosfera di una casa di fine anni Cinquanta. I pavimenti, gli arredi, le porte, il suo studio con i colori e i bozzetti, la volta da lui affrescata con la luna e l’omino che con essa parlava, e la botola appena più avanti che Licini attraversava per parlare “realmente” con la luna che chissà cosa gli rispondeva mentre guardava le stelle. Un piccolo borgo, un artista di fama internazionale, la sua vita di uomo comune e le sue intuizioni, e la volontá di raccontarlo, questo è Monte Vidon Corrado.

Scendendo verso la pianura, in località Piane di Falerone, in mezzo alla campagna e alle vigne dell’apprezzato vino Falerio, si staglia un gioiello archeologico: un anfiteatro romano. Questo è visitabile (prenotare al numero 3335816389) e durante il periodo estivo vengono messe in scena tragedie greche sfruttando la suggestione del luogo che valorizza ancora di più la forza dei sentimenti. Non lontano il museo archelogico, nel paese di Falerone.

Proseguendo in direzione Belmonte Piceno il paesaggio spazia dal mare alle montagne, lasciando in lontananza le zone industriali che hanno reso questo territorio operoso anche nel campo della manifattura calzaturiera e non solo. Belmonte Piceno, piccola realtà a circa 20 chilometri dalla costa immersa in un paesaggio campestre. Questo, come altri borghi qui, è uno di quei paesi del “numero uno”. Sembra un titolo alla Rodari, ma Belmonte si può raccontare con un corso, una farmacia, un centro ricreativo, un forno, una scuola, un campanile. Belmonte è un numero uno che si ripete, che racconta i bisogni e la vita di una piccolissima comunità, attraverso le tre strade principali, dalle cui finestre si affacciano le signore che a voce alta declamano la loro giornata alla vicina che sta prendendo il fresco, seduta fuori dalla porta. Poi gli uomini al bar e i bambini che giocano senza adulti che li osservano. A Belmonte c’è una azienda che racconta il fermano nella sua genuinità, la casearia Fontegranne, dove gli animali vengono alimentati con mais, orzo, crusca e fieno prodotti in azienda.

Percorrendo la strada verso Grottazzolina, vale la pena fare una sosta alla chiesa farfense, da poco restaurata, di San Maria in Muris (X-XII secolo) circondata dalla campagna e dai suoi colori che si sposano con la pietra color ambra. La costruzione viene concepita in funzione difensiva come facilmente ricorda la facciata. Grottazzolina è un paese operoso che si può scoprire passeggiando attraverso il suo centro, visitando il suo castello, salendo e scendendo le sue scalette, osservando la gente che si conosce e si cerca ogni giorno, in un quasi rituale appello scolastico. Ma il momento migliore è in occasione della festa del patrono – la prima domenica di giugno – e i giorni appena precedenti e successivi.

La Festa della Beata Vergine del Perpetuo Soccorso è una festa corale, che sfiora corde intime e aspetti socializzanti, riti ciclici, medesimi e differenti, che ogni anno si rinnovano e si arricchiscono di nuove forze. La “Festa di Grotta” è una festa religiosa e sociale, aggregante e luminosa, su cui una intera comunità lavora muovendo gente e realizzando iniziative preparatorie all’evento. In maniera differente ogni abitante di questo paese la vive da anni – quella di quest’anno è stata la 196 edizione – e da generazioni si racconta e si confronta. Per una settimana, il paese si veste di luce, musica, concerti, processioni, bancherelle, tavole rotonde, giochi, gastronomia e fuochi d’artificio fra le vie in festa.

In questo paese una azienda piú di altre racconta il territorio e la sua storia. Doriano Scibé e la sua famiglia, hanno fatto del biologico un ideale da perseguire attraverso una fattoria che è un ritorno alla terra e al rispetto per i suoi frutti. La voglia di ripercorrere una strada già percorsa, quella dei genitori, di tornare alla tradizione ed i gusti sani ed autentici per loro non è una moda, ma una scelta di vita ed una filosofia da portare avanti per se stessi ed il territorio. Qui ovini, suini, bovini vivono nel rispetto dei loro ritmi di crescita e in un ambiente sano, per poi essere macellati seguendo una filiera completamente biologica.

E infine il piccolo paese di Magliano di Tenna, e il suo centro, il vecchio castello e le sue porte di accesso dalle cui finestre si scorge quel paesaggio di cui non si è mai stanchi. Una passeggiata, una sosta sul belvedere sulla cui terrazza magari cenare nell’unico ristorante del centro. Poi scendendo un altro piccolo gioiello: Madonna delle Grazie, una piccola chiesa campestre limitrofa al centro storico. Difficile vederla aperta, solo per qualche matrimonio, per qualche festa della comunità. Al suo interno custodisce affreschi del Quattrocento. Collocata alla base di una piccola discesa, circondata da grandi querce, si trova in un’oasi seminascosta, dove scorgere in una bella giornata estiva un paesaggio dai colori intensi.

La bellezza dei piccoli borghi d’Italia e del Fermano sta nei loro centri, nel sostare nelle strade ad osservare le facciate, i portoni e i muri che raccontano il passato, il cibo genuino. Ma soprattutto nella loro vita scandita da riti e tradizioni, i saluti quotidiani, la conoscenza reciproca e le attese collettive.

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