Abruzzo, Calabria e Campania: viaggio attraverso borghi abbandonati e tentativi di rinascita

Qualche tempo fa mi sono imbattuto in un articolo di Internazionale che trattava di borghi abbandonati in Abruzzo. Piccole realtà rurali celate nell’entroterra della nostra penisola dove l’industrializzazione, nonostante le promesse di arricchimento e innalzamento della qualità della vita, hanno portato all’abbandono di campagne un tempo fertili e alla fuga dei giovani in cerca di opportunità in città. Non ho potuto fare a meno di comparare la situazione abruzzese con le realtà da me incontrare in viaggio, in particolare in Calabria.

L’articolo di Annalisa Camilli comincia con l’esempio di Valle Piola, dove ormai non abita più nessuno. Un agglomerato di case, una chiesa e un mulino. “Una volta c’erano due mulini che macinavano il grano a Valle Piola. Gli abitanti del posto vivevano di quello che producevano: formaggio, legumi, farro, patate”, spiega Romina D’Andrea che oggi lavora per la pro loco di Torricella Sicura e gestisce un piccolo rifugio restaurato da poco nel paese disabitato.

Gli edifici di Valle Piola risalgono all’Ottocento, ma le prime testimonianze del paese risalgono al 1059. Grazie al suo isolamento il paese è stato rifugio di briganti e contrabbandieri, mentre durante la Seconda Guerra Mondiale ha dato rifugio a un gruppo di partigiani. Dopo il conflitto, però, è cominciato lo spopolamento.

Mancando i fondi per far rinascere Valle Piola, l’amministrazione di Torricella Sicura e un privato, a cui sono intestati la maggior parte degli immobili, hanno deciso di mettere in vendita l’intero paese per 550.000 euro. Un intero paese in vendita su internet, allo stesso prezzo di un appartamento di media grandezza in città. Tra i progetti proposti, particolare interesse hanno suscitato la realizzazione di un eco-villaggio o di un albergo diffuso, come già successo nella vicina Santo Stefano di Sessanio.

Una simile impresa, sebbene in forme diverse, è già stata tentata anche altrove. A San Lorenzo Bellizzi, in provincia di Cosenza, le case del borgo antico sono in vendita per chi desideri ristrutturarle a prezzi che partono dai 1500 euro. San Lorenzo si trova sulle Gole Alte del Raganello, torrente che varca la regione orientale del Parco Nazionale del Pollino. L’odierno comune è diviso in una parte vecchia ampiamente abbandonata, esposta da decenni all’azione erosiva dl terreno franoso, e un quartiere nuovo – chiamato Sgrotto – in cui è stata trasferita la popolazione nel corso degli ultimi 20 anni.

San Lorenzo Bellizzi (CS) - Calabria

Le strade del borgo antico sono deserte per gran parte dell’anno, ma si rianimano festosamente per le celebrazioni tradizionali come la festa patronale del 10 agosto, San Lorenzo. Le case sono soggette a erosione e abbandono e nel tentativo di porvi rimedio il comune ha messo in vendita gli edifici di sua proprietà dietro l’impegno di avviare delle opere di restauro. Si legge sulla delibera comunale che “il contratto prevederà in maniera esplicita che l’immobile oggetto dell’aggiudicazione dovrà essere interessato da pratica edilizia mirata alla manutenzione ordinaria/straordinaria, ristrutturazione o adeguamento dello stesso al fine di renderlo agibile e abitabile entro sei mesi dall’aggiudicazione”. Purtroppo non mi è stato possibile scoprire quali risultati abbia ottenuto fino a questo momento tale pratica.

Poco lontano da San Lorenzo – e sempre sulle Gole del Raganello – sorge la bellissima Civita, comunità alla quale sono particolarmente legato, anch’essa soggetta nel corso degli anni a spopolamento e abbandono. Purtroppo non sono ancora state intraprese azioni collettive per frenare il degrado di alcuni angoli della città, ma la recente nascita di una rete di bed and breakfast ha permesso di ristrutturare alcuni edifici e di riportare un po’ di vita nel quartiere più antico, Sant’Antonio.

Civita, Calabria

Per avere un parere più dettagliato ho chiesto informazioni a Stefania Emmanuele, da tempo attiva sul territorio con progetti di promozione turistica e titolare del bed and breakfast Il Comignolo di Sofia.

“A Civita ci sono numerose abitazioni disabitate e in stato di abbandono, l’amministrazione potrebbe redigere un atlante delle abitazioni abbandonate, contattare i proprietari e sollecitarli al recupero o alla vendita. Numerosi potrebbero essere i benefici derivanti da questo, in primis la possibilità di far nascere nuove iniziative imprenditoriali e in secondo luogo favorire il recupero degli immobili e l’opportunità di ripopolare il paese.”

Riguardo al ruolo svolto dalle strutture di ricezione turistica Stefania ha ricordato che “il fenomeno dei b&b, 20 in un paese di 960 abitanti, è sicuramente a favore di una valorizzazione del borgo, ma non è sufficiente, se si considera che circa il 40 per cento delle abitazioni è in stato di abbandono”.

Lasciando la Calabria per risalire un po’ lungo la penisola la mia ricerca mi ha portato in Irpinia, storica regione che più o meno corrisponde alla provincia di Avellino, dove ancora una volta la disoccupazione e la mancanza di prospettive per i giovani hanno portato allo spopolamento.

“Non bisogna fare l’errore però di legare questa carenza occupazionale con la crisi generalizzata – mi ha spiegato Francesco Celli, presidente dell’associazione Info Irpinia – le responsabilità sono tutte di una classe dirigente che non ha saputo interpretare la reale vocazione del territorio.”

Tra gli esempi di pessima amministrazione, Francesco cita il caso cantiere navale costruito a Morra De Sanctis, in territorio montuoso, e “chiusa subito dopo per l’impossibilità di trasportare le imbarcazioni verso il mare. Nel post terremoto del 1980 sono arrivati 60 mila miliardi in Irpinia, sparendo quasi totalmente senza determinare vantaggi per la ripresa del territorio. Sono nati soltanto enti inutili e numerose aree pip, devastando parte di un meraviglioso paesaggio, per creare clientele. Mentre il reale futuro di questo territorio è cultura, turismo, enogastronomia, paesaggi, bellezza ed accoglienza.”

Due i progetti annoverati dal presidente di Info Irpinia nell’ambito del recupero e del ripopolamento. Uno si svolge a Cairano (300 abitanti) ed è intitolato Recupera / Riabita. Si tratta di un piano per recuperare le abitazioni esistenti e attrarre nuovi residenti in un’ottica di armonia con il paesaggio circostante. Ogni anno il paese riapre per pochi giorni le case abbandonate dagli emigranti per accogliere pellegrini, studiosi, artisti, contadini e viaggiatori.

A Bisaccia invece gli amministratori locali hanno fatto loro un’iniziativa partita dai comuni di Carrega Ligure, in provincia di Alessandria, di Gangi, in provincia di Palermo e di Salemi, in provincia di Trapani. Il 30 settembre 2014 il consiglio comunale di Bisaccia, provincia di Avellino, ha messo in vendita l’intero centro storico del paese, con il vincolo per l’acquirente di ristrutturare interamente l’abitazione e metterla in sicurezza. Un modo per porre rimedio allo stato di abbandono in cui versava parte del paese sin dal 1980, anno del terribile sisma che ha sconvolto l’Irpinia.

Riscoprire, rinnovare, riabitare. Il territorio italiano è disseminato di tesori urbanistici abbandonati la cui memoria rischia di perdersi se non interveniamo. Ma soprattutto si tratta di borghi che potrebbero offrire ancora molto per la loro peculiare collocazione e la loro unicità architettonica. Un tesoro che rischia di andare in briciole.

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