Il Museo del Giocattolo di Monaco di Baviera

Ho sempre amato i giocattoli. Per le mie bambole avevo una vera e propria venerazione. Le accudivo come se fossero delle sorelline minori e ancora oggi, a distanza di qualche decennio, la maggior parte di loro “vive” ancora con me. Se non fosse per i loro vestiti e le loro acconciature oramai fuori moda sembrerebbero nuove. Per questo motivo quando ho deciso di visitare Monaco di Baviera ho messo subito nella mia lista delle priorità lo Spielzeugmuseum o, più semplicemente, il Museo del Giocattolo.

Raggiungerlo è semplicissimo. Si trova in Marienplatz, la piazza principale della città, nella torre gotica del vecchio municipio, un luogo che ben si presterebbe a fare da sfondo a una favola. Magari con protagonista una bella principessa capace di animare i suoi molteplici balocchi.

La fantasia viaggia a briglie sciolte mentre si salgono le scale, piano dopo piano. Bambole antiche, navi, automobiline e trenini sembrano accompagnarti in un immaginario paese delle meraviglie che riesce ad incantare anche i visitatori più scettici, quelli che sostenevano di essere entrati nel museo “per forza”, con la sola intenzione di accompagnare i figli piccoli e senza alcun apparente interesse. Osservando quei giocattoli si vorrebbe tornare bambini, inventare nuove storie, vivere avventure popolate di eroi. Questa piacevole evasione dalla vita quotidiana la si deve a Ivan Steiger, produttore e caricaturista di Praga, che ha saputo mettere insieme una meravigliosa collezione di giocattoli storici europei e americani.

Non ho potuto fare a meno di dilungarmi a contemplare e a fotografare le bambole. I loro visetti buffi, i loro occhioni espressivi mi sorridevano e mi impedivano di staccare il mio sguardo da loro. Deliziosi anche i piccoli giocattoli detti “penny” per indicare che i bambini potevano comprarseli con la loro paghetta senza chiedere nulla ai genitori.

I giocattoli sono oggetti che meglio di tanti altri raccontano l’evoluzione del costume, il cambiamento delle abitudini, l’avvento di nuove mode. Come non restare affascinati dai trenini e dai mezzi di trasporto che riproducono in miniature perfettamente funzionanti quelli reali che hanno supportato i soldati nell’arco di due guerre mondiali? O dai robot di latta e dalle astronavi che hanno ispirato film e romanzi? E poi ci sono i giocattoli che impersonano leggende come il golem di argilla che vigilava sul ghetto di Praga, e i miti incrollabili come la Barbie con il suo guardaroba da fare invidia alle stelle di Hollywood. Graziosissimi gli orsacchiotti, i teddy bear che hanno accompagnato il sonno e i sogni dei bambini di epoche diverse.

Molte delle foto che ho scattato all’interno del museo sono diventate dei piccoli quadri che ho appeso in casa nel locale che ho adibito a studio dove spesso lavoro e aiuto mia figlia nei compiti. Quando l’ispirazione non vuole arrivare o gli argomenti da trattare mi sembrano complessi alzo gli occhi per guardare le “mie” bambole e per ricevere il loro incoraggiamento.

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