Cosa vedere a Stoccolma

Credo che chi mi conosce sappia che nella mia classifica delle più belle d’Europa, Berlino occupa il primo posto. Ma la città europa che ho considerato la più bella di tutte fino a prima che mi recassi nella capitale tedesca è sempre stata lei, Stoccolma, capitale svedese a misura d’uomo, o forse è meglio dire di giovane. In questo post vi racconto cosa vedere a Stoccolma.

Ci arriviamo una sera di fine aprile, verso mezzanotte. In Italia durante il giorno si sfiorano i 30 gradi e la sera si sta relativemente bene, qui il vento proveniente dal Polo Nord taglia le orecchie e secca le labbra costringendo ad indossare i giubbotti nonostante di giorno si giri in maniche corte. Le luci notturne ci incantano fin dall’arrivo e decidiamo che vogliamo vedere il più possibile di una città che già ci ha colpiti, dovessimo finire per camminare scalzi dopo aver consumato le suole delle scarpe.

Per quattro giorni cammineremo in lungo e in largo attraverso i parchi sconfinati e le strade della città. Iniziamo la nostra scoperta andando dal Sondermalm verso Gamla Stan, la città vecchia, il cuore della capitale, dove è sorta e cresciuta Stoccolma. O meglio, ci proviamo, perché riusciamo a perderci dopo cento metri sbagliando totalmente strada. Ma a parte questo, devo dire che Stoccolma ci ha incantati, innanzitutto per la sua architettura: tantissimi sono i tetti a punta e le guglie che servono a far scivolare la neve che nei mesi più freddi copre la città come una soffice coperta bianca. Nei bar di Gamla Stan, i tavolini all’esterno dei bar consentono le consumazioni anche a chi vuole sfidare il freddo, con una coperta per ripararsi per ogni sedia.

Dopo aver girovagato e aver visto i palazzi più importanti, quelli del governo ma anche quelli dei re di Svezia, che visitiamo dall’esterno, decido che mi devo mettere alla prova. L’avevo visto fare in un noto programma di viaggi e io non devo essere da meno: devo percorrere la Marten Trotzigs Grand, la via più stretta della città, senza mettere piede sugli scalini ma aiutandomi solo con mani e piedi. Non è difficile e una volta arrivato in cima festeggio poi come avessi scalato l’Everest.

Altra cosa che ci è piaciuta molto sono stati i parchi. Stoccolma è una città molto green: la gente usa ritrovarsi durante il giorno in questi parchi sterminati per fare un picnic, una corsa, una passeggiata, ma anche per portare il cane o giocare a frisbee o a calcio. Il senso civico qui è altissimo. Sembra impossibile, ma non c’è una carta o una lattina nel verde, e i cani non sporcano o quando lo fanno i padroni sono subito pronti a pulire. E l’anima verde di Stoccolma non si riflette solo nei parchi, ma anche nelle biciclette. Eppure per la prima volta durante un viaggio noto che ci sono delle biciclette a noleggio, legate a dei portabici. Purtroppo non ci sarà verso, non riusciamo a capire come si fa a noleggiarle. Chiediamo informazioni, ma sono tutti dei “non saprei” molto cordiali.

Credo che questo senso di civiltà venga tramandato da nonno in padre e da padre in figlio fin da piccoli: se c’è una cosa che mi ha particolarmente colpito nella società nordica, è che le differenze di mentalità sembrano non esistere. Non è raro vedere giovani coppie al di sotto dei trenta con uno o più figli, ma soprattutto vedere più generazioni passare lo stesso tempo assieme in attività che possono essere praticate solo da alcuni. L’emblema di questa situazione la vedo sotto al mio hotel: una pista da skateboard dove ragazzini dai sei anni in su condividono acrobazie con persone che potrebbero essere addirittura i loro genitori o i nonni. Tutt’intorno, uomini e donne che incitano quelli che sono i loro nipoti mentre un piccolo gruppo rock monta gli strumenti e improvvisa un concerto dal vivo. Se è tutto improvvisato, è un piccolo spettacolino di strada dove nonostante ci sia molta confusione e arrivi tutto alle case circostanti, nessuno si lamenta.

Se Gamla Stan si può considerare il cuore di Stoccolma, il luogo dove tutto ebbe inizio, Djurgården ne è il polmone verde. Ci passiamo una giornata. Dal Sondermalm ci facciamo quasi tutto il tragitto a piedi, una vera pazzia. Quando entriamo nell’isola di Djurgården non abbiamo preso un solo mezzo pubblico e siamo stanchi morti. Prima di tutto ci dedichiamo al Museo del Galeone Vasa, una delle poche navi al mondo affondata al suo viaggio inaugurale. Questa affondò per un errore di bilanciamento nel carico, dovuto ad un precedente errore nella progettazione: fu il Re a ordinare delle modifiche allo scafo e nessuno osò fare appunti sulle possibili conseguenze, per salvare la propria testa. Il risultato fu che alla seconda folata di vento in mare aperto, il carico sbilanciò la nave facendola affondare. Recuperata dopo tre secoli, ora viene esposta nel museo dedicato, del quale porta il nome. La maestosità e l’imponenza della nave rimangono intatti. Dentro al museo si può vedere la storia del galeone, ma anche dell’Impero di Svezia del 1600.

Terminata la visita facciamo una passeggiata tra le poche case dell’isola-parco, poi ci addentriamo tra la vegetazione. Djurgården risulta selvaggia e incontaminata, ma anche ben tenuta. Raggiungiamo la punta estrema fino a vedere le navi da crociera che entrano nel porto di Stoccolma e decidiamo di tornare indietro, stavolta usando la metro.

Una città che ci ha saputo stupire e accogliere con calore, nonostante la latitudine. Noi la salutiamo al tramonto alle dieci di sera, quando qui a fine aprile il sole scende.

Foto di copertina: Magnus Johansson

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