Impressioni e consigli su Marrakech

Il nostro viaggio verso la città rossa è iniziato lunedì mattina prestissimo, alle 10 eravamo già nella Medina e si è concluso con il volo Marrakech-Malpensa delle 9.50 del giovedì. Tre giornate piene, tre giornate intense, tre giornate contrastanti. Da qui il titolo, gioie e dolori a Marrakech. Già, perché la città rossa – così inebriante, viva e carica di entusiasmo – è stata in grado di farci vivere tre giornate di emozioni forti e a volte conflittuali.


Il primo giorno è stato una centrifuga sensoriale. Colori, rumori, profumi che ti assalgono… il senso dell’orientamento, completamente spiazzato, usa tutte le sue energie per riprendere un minimo di controllo, giusto ciò che serve per fissare dei punti fermi: ok la piazza – Jemaa el-Fnaa, ma tutti la chiamano semplicemente “la piazza” – è di là, il nostro riad invece? Ah sì, è dall’altra parte. Gli occhi e le orecchie si riempiono di stimoli e il tempo si dilata. Un’ora passata tra le strette vie dei suq è percepita come fossero almeno due.

Jemaa el-Fnaa è il centro nevralgico della città, dalla mattina fino a tarda sera è animata con un susseguirsi di svariate attività per attrarre, intrattenere e – ebbene sì – spennare i turisti: dalle bancarelle con frutta secca, spremuta d’arancia, datteri, dolci, lumache, alle donne che decorano le mani di altre donne con l’henné, da chi vende lanterne a chi incanta i serpenti, da chi ti offre di trattare una cifra per scattarti una foto con la scimmia sulla spalla a chi ti chiama a gran voce per portarti nel tal ristorante o chi invece ti passa accanto e ti sussurra sottovoce “hashish?”.

L’impatto è forte, addirittura violento se non si è abituati alla baraonda. Il rumore è forte, confuso, diffuso, caotico, così come il traffico di taxi e motorini che, imprevedibili, sfrecciano attraversando la piazza incuranti dei pedoni.


E poi ci sono i ristoranti all’aperto che prendono posto sulla piazza all’ora di cena, ognuno ha il suo numero, ognuno ha il suo posto stabilito, ognuno ha il suo “tiradentro”. E ogni tiradentro ha il suo stile: dal simpatico e brillante che fa battute in tutte le lingue – a uno di loro abbiamo insegnato a dire ai turisti italiani “bella lì raga!” – a quello più pacato che ti elenca i piatti con estrema precisione, fino a quello che gioca sporco e ti dice che gli altri non sono buoni, che carne e pesce non sono freschi come da lui…

Non mi sento di decantare le meraviglie di questi ristoranti, su tre giorni di soggiorno pranzare qui è un’esperienza da fare ma non più di una volta, così come nei tanti bar-ristoranti turistici disseminati in tutte le zone più calde della Medina, che si riconoscono dai cartelli apposti fuori riportanti le immagini dei piatti e dall’immancabile ragazzo tiradentro. Con un minimo di ricerca e scostandoci di poche vie dalle maggiori attrazioni come la piazza o i palazzi abbiamo trovato dei ristoranti non turistici – e quindi frequentati dalla gente del posto – che offrono cibo di qualità migliore con porzioni decisamente superiori ma allo stesso prezzo.


Devo però ammettere che quella di Marrakech non è la mia cucina ideale. Amo molto il cibo speziato, il cous cous, i piatti con verdure miste e all’occorrenza non disdegno neanche le pietanze a base di carne. Tuttavia prediligo il sapore molto più intenso e avvolgente della cucina asiatica e indiana.

Accanto alle gioie della tavola emerge un dolore che per noi ha avuto una rilevanza consistente: l’inquinamento dell’aria e l’odore pungente prodotto dagli innumerevoli motorini che hanno accesso a praticamente tutte le strade della Medina, compresi i vicoli più stretti dei suq, anche quelli che riportano una copertura di teli o di giunchi e che pertanto si trasformano in tunnel dove respirare aria pulita diventa pressocché impossibile e il mal di testa molto probabile.

Eppure Marrakech è una città pulita, la piazza viene costantemente spazzata da rifiuti vari e anche le vie che si diramano dal centro fino alle bab – le porte d’ingresso alla Medina – sono tutto sommato più pulite di alcune zone della nostra bella Milano, ad esempio.

Una grande gioia la si può riscontrare nella bellezza e nella sontuosità dei palazzi, dei giardini e delle costruzioni in generale. Una visita al Palazzo El Bahia – nel quartiere ebraio Mellah – è fortemente consigliata sia per godere dell’immensa pace che regna nel giardino antestante l’ingresso del palazzo (ad accesso libero) che per ammirare le decorazioni di stucchi, piastrelle in ceramica e legno di cedro impeccabilmente intagliato delle stanze del palazzo (ingresso un euro a persona).

Ci sono voluti quasi 50’anni, il susseguirsi di due uomini – padre e figlio – al servizio del sultano e un numero elevato di artigiani provenienti da tutto il Nord Africa e dall’Andalusia per realizzare il palazzo così come lo vediamo adesso, e il risultato è davvero notevole. Si dice che il numero di stanze e il loro posizionamento quasi labirintico sia stato realizzato appositamente per evitare che le tante mogli e concubine del sultano si potessero incontrare.

Un altro luogo che merita di essere visitato è il Museo di Marrakech, situato di fronte alla medersa di Ben Youssef. Anche qui il biglietto di ingresso costa un euro.

Antiche porte e finestre in legno intarsiato, tessuti ricamati, abiti tradizionali, selle di cuoio, armi da fuoco e coltelli… il museo racchiude innumerevoli esempi di artigianato berbero, arabo ed ebraico. Ospitato nel bellissimo palazzo Dar M’ Nebhi, la visita non può mancare di una rigenerante sosta nel giardino con alberi di banane carichi di frutti, datura in fiore e una lussureggiante vegetazione che accoglie specie di uccelli in grado di cinguettare in un modo a me finora sconosciuto.

Se l’arte di contrattare è una delle più apprezzate e pittoresche caratteristiche del popolo di questa città, l’incessante richiamo verso un ristorante o un negozio e la continua offerta di accompagnamento o di aiuto non richiesto a cui il turista viene costantemente sottoposto possono diventare profondamente seccanti. Questo “dolore” si acutizza nel momento in cui ci si rende conto che, passata l’ora di punta dei ristoranti o superato l’orario di visita di palazzi e musei, si diventa quasi invisibili agli occhi di coloro ai quali poco prima si risultava tanto importanti. Per me, che amo relazionarmi in modo incondizionato, è stato difficile da accettare ma di facile comprensione. Ho trovato tuttavia molta gioia nella disponibilità al sorriso e al saluto delle tante donne marocchine in abito tradizionale che si muovono a piedi per la città.

Un viaggio a Marrakech è un’esperienza unica nel suo genere e credo che la soggettività giochi un ruolo ancor più preponderante del solito. Quello che ci portiamo a casa, oltre a una valigia colmata con spezie, tè, profumi e tessuti, è il ricordo di una città molto bella e accogliente, ma che forse sta perdendo, poco alla volta, quella poesia e quella magia che nell’immaginario collettivo un po’ tutti noi le attribuiamo.

Informazioni utili:

Per il nostro soggiorno low cost abbiamo scelto il Riad Janat Salam, ottima posizione, camere pulite, ampio bagno e personale disponibile.

Se tajine e couscous stancano, un’ottima alternativa è pranzare al Roti D’or, per gustare un’ottima e abbondante quesadillas con pollo e altri piatti messicani con chiare e gradite influenze marocchine. Personale molto accogliente, locale giovane e pulito.

7 commenti su “Impressioni e consigli su Marrakech”

  1. Marrakech è VIVA … un incontro di popoli da secoli … l’hanno resa una “porta” pluralista in continuo movimento!
    Quello che vengono indicati come lati negativi sono appunto quelle cose che la caratterizzano.
    Quella, è l’imprensione che deve dare al turista al primo viaggio di 3 giorni … Marrakech è odio o amore, e chi avrà il coraggio,la necessità o il desiderio di ritornarci ne rimarrà “stregato” e ci vorrà tornare !
    E lo dice uno che ha fatto piu’ di 20 viaggi e ci ha vissuto 1 anno …
    E come mi piace dire, Marrakech è emozioni e sensazioni … non ti lascia indifferente e ognuno di noi porterà a casa al ritorno qualcosa di “lei”.

  2. Una città che mi ha ogni volta regalato emozioni! La amo proprio per il suo essere confusionaria ma anche perché i colori ed i profumi sono unici !

  3. Ciao Mirko,
    grazie per il tuo commento.
    Per come l’ho percepita in questi tre giorni, credo che Marrakech possa essere amore e odio allo stesso tempo. Le sensazioni che si vivono sono forti, così come sono forti gli odori di spezie e profumi, ed è proprio questo che la rende viva come dici tu.
    Ho titolato questo articolo con “gioie e dolori” per distinguere le sue caratteristiche. I “dolori” non li considero lati negativi, li considero caratteristiche esistenti nella loro oggettività, come ad come ad esempio la questione dei motorini; non è soggettiva, non è un giudizio, è un dato di fatto.
    Sono felice di esserci stata e sarò felice di tornarci!

  4. Vero! Mi sono innamorata delle rose scarlatte che coloravano i giardini che circondano il Palazzo Reale, immerse nel verde del prato e delle palme da dattero!

  5. Adoro perdermi nei vicoli di Marrakech, tappa fondamentale 2 volte all’anno prima di immergermi nel silenzio del deserto di Merzouga.

  6. Non so se il blog sia ancora attivo e se leggerai mai questo commento, ma ci tenevo a dirti che condivido il tuo pensiero. Dopo esser stato di recente a Marrakech ho voluto cercare se qualche blog/articolo online citasse il fatto dello smog nella Medina. E dopo una lunga ricerca il tuo è l’unico ad avere l’onestà di trattare questo lato negativo. Io l’ho patito davvero tanto, in un paio di occasioni mi è venuto da vomitare da quanto era forte lo smog. Puoi essere anche una città bellissima ma girare respirando piombo e pm10 non è bello, tanto meno sano.

  7. Ciao Simone, sono Marco fondatore del blog che non è stato mai così attivo, appunto perchè, come hai detto anche tu, si trovano articoli che rispecchiano la realtà di un posto e non solo “tutto meraviglioso e perfetto” come si vede sui social o altri siti. Grazie per il tuo commento..

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.