Delusione in Indonesia: Monte Bromo, il trekking che non è un trekking

Adoro il trekking. È una di quelle cose che non mi stanco mai di fare. Mi piace la sensazione di fatica fisica che mi provoca. Non mi disturbano i dolori muscolari che inevitabilmente arrivano il giorno dopo un trekking. Godo della sensazione di libertà, di vicinanza alla natura e respiro a pieni polmoni l’aria fresca e pulita man mano che mi faccio strada verso la cima, in attesa della meravigliosa vista che si aprirà davanti ai miei occhi.

Adoro anche i vulcani. Forse è perché in Sardegna, la mia terra, non ce ne sono. Forse è il brivido e la scarica di adrenalina al pensare che potrebbero eruttare da un momento all’altro. Forse è il paesaggio unico – vegetazione fitta e terreno fertile ai piedi, e deserto man mano che ci si avvicina al cratere. Potrebbe anche essere l’alone di mistero che li circonda. Non mi va di pensarci troppo: i vulcani mi piacciono e basta.

Fare un trekking su un vulcano si avvicina decisamente alla mia idea di giornata perfetta. Il preludio di un giorno fantastico. È facile allora immaginare come fossi contenta quando ho scoperto, che, durante il mio viaggio in Indonesia lo scorso ottobre avrei fatto anche un trekking sul Monte Bromo, un vulcano attivo considerato una delle attrazioni turistiche migliori del Paese.

Secondo gli esperti, una delle cose più interessanti da fare in Indonesia è vedere l’alba sul Monte Bromo. Suona proprio come un’attività fantastica. Memore del brivido provato quando, alla fine del mio Cammino Inca, dopo una sveglia che fuori ancora faceva buio e una camminata di un paio di ore, ho finalmente visto il sole sorgere sul sito, ho accettato l’idea di buon grado. Pazienza se avrei dormito giusto poche ore: ero pronta alla mia scarica di adrenalina!

Come spiagato dagli organizzatori a me e agli altri partecipanti al viaggio, visto che saremmo capitati sul Bromo di domenica, ci sarebbe stata un po’ più gente del solito. Si tratta di un’attrazione turistica molto popolare tra gli indonesiani, che l’hanno eletta a loro meta preferita durante il fine settimana. Saremmo partiti ancor più presto del previsto per arrivare prima della folla. Buona idea, ho pensato.

La raccomandazione è di vestirsi adeguatamente per combattere il freddo – una novità in un Paese dove il caldo è incessante e soffocante – e di indossare scarpe da trekking per la camminata. Alle 2.30 di domenica, mentre fuori era ancora buio e noi eravamo completamente impastati dal sonno, abbiamo incontrato gli organizzatori che ci hanno passato prontamente delle maschere – “perché?”, mi domandoavo, “a cosa servono?” –  e ci hanno indicato i fuoristrada su cui montare per raggiungere il luogo più vicino al punto di osservazione da dove si può ammirare l’alba sul Monte Bromo.

L’inferno è cominciato nell’esatto momento in cui le macchine sono partite. Centinaia di auto scassate – motori vecchi, esalazioni e fumo che bloccano la vista e rendono impossibile respirare… ecco allora spiegate le mascherine! – si sono lanciate in una gara che nemmeno la Parigi-Dakar, sorpassandosi da tutti i lati, correndo in maniera irragionevole e  imboccando curve a tutta velocità quando il buio e la nebbia fitta non permettevano di vedere a un palmo dal naso. Me ne son fatta una ragione: ero in Indonesia, qui la guida è sportiva e tutti si credono un po’ Schumacher. E se non altro la paura mi ha fatto svegliare una volta per tutte.

Improvvisamente, l’autista si è fermato e ci ha detto di scendere. In quel traffico non riusciva a proseguire, come ci ha spiegato in un inglese piuttosto precario. Da quel momento in poi, dobbiamo dovevamo farcela a piedi sino al punto di osservazione. Lui ci avrebbe aspettato lì.

E così è iniziato quello che sarebbe dovuto essere il nostro trekking. E certo, era difficile e faticoso, ma non perché la salita fosse dura e l’aria frizzante. Era buio pesto, jeep parcheggiate ovunque e orde di altre jeep che sfrecciavano da tutti i lati. E come se non fosse stato abbastanza, è iniziata anche la corsa delle moto: servizi di taxi che ad ogni passo minacciavano di venirci addosso, solo per offrirci un passaggio sino alla cima per appena 10.000 Rupie.

Ero spaventata. Questa non è proprio la mia idea di divertimento, e di certo non è la mia idea di trekking tra paesaggi mozzafiato respirando aria pura. Nemmeno la mascherina che indossavo mi proteggeva dal fumo dei tubi di scappamento.

Questo non è per niente un trekking.

Infastiditi dal caos che ci circondava, siamo proseguiti imperterriti, convinti che lo spettacolo dell’alba sul Bromo ci avrebbe ripagato per tutti i nostri sforzi e che ben presto ci avremmo dimenticato di questo trekking infernale. Arrivati in cima, dove le auto per fortuna non possono entrare, abbiamo trovato una folla immensa di persone che ci aveva battuto nella corsa al posto in prima fila. Loro sì che avevano avuto una buona idea: hanno campeggiato là la notte prima. E hanno pensato bene di piazzare una fila di selfie stick, tutti in direzione di Mount Bromo. Presumibilmente, visto che al buio è impossibile vederlo.

Ormai decisi a scattare almeno la foto iconica del vulcano, ci siamo fatti largo tra la folla e abbiamo trovato un posticino dove sistemarci in attesa dell’alba. Battendo i denti, ci stringevamo per scacciare il freddo. Il tempo passava, il sole sorgeva, ma uno spesso strato di nebbia copriva il Monte Bromo e ne bloccava la vista. Dopo il trekking infernale, non siamo nemmeno stati ripagati dall’alba. Ma se potevamo lamentarci per la folla che spargeva rifiuti e urlava rompendo il silenzio di quello che potrebbe essere un posto magico, se potevamo prendercela con le inquinanti jeep e le moto che minacciavano di investirci, non potevamo certo lamentarci per un fenomeno naturale che ci impediva la visione. L’unica nota positiva è che, nella gara a scendere, abbiamo potuto godere di una magnifica vista del vulcano.

Ma c’è una cosa di cui, in effetti, possiamo – anzi, dobbiamo – lamentarci. Si tratta del fatto che un’attrazione fantastica è gestita in maniera del tutto irresponsabile, senza cura alcuna per il delicato equilibrio naturale del posto. E se sulla carta l’escursione a Monte Bromo è promettente, l’esperienza in realtà si allontana molto dalla promessa.

Non è un trekking. Non c’è aria pulita, non c’è pace, non c’è senso di libertà e c’è ben poca natura. Ovunque vedevo orde di gente avida e totalmente incurante del danno che stava arrecando all’ambiente e alle generazioni future. Il Monte Bromo potrebbe davvero essere un’attrazione turistica eccezionale, e proprio per questo andrebbe protetta e gestita in maniera responsabile.

Molti paesi – sviluppati e in via di sviluppo – hanno adottato politiche di protezione delle loro attrazioni naturali, consci del fatto che invece di sfruttarle nel breve termine, la protezione può generare entrate a lungo termine. Così, il Cammino Inca in Perù è aperto ad appena 180 turisti al giorno e l’Oasi di Bidderosa in Sardegna ha un tetto massimo di 140 auto.

Mount Bromo è uno di quei posti dove l’accesso dovrebbe essere limitato, per il suo bene.

7 commenti su “Delusione in Indonesia: Monte Bromo, il trekking che non è un trekking”

  1. Ciao Claudia, grazie mille per l’articolo! uno dei più chiari che ho trovato. Domani andremo verso il Bromo e arriveremo a Ceworo Lawang . Vorremmo o campeggiare dentro la riserva naturale oppure partire verso l’una di notte e salire a piedi senza jeep. Potresti darci qualche consiglio su come affrontare la situazione? Sai se si paga l’ingresso per il parco naturale?

    Graazie mille per l’aiuto,
    Andrea.

  2. La cosa da fare è visitare il Bromo con più tempo e andare al cratere nel pomeriggio, quando non c’è nessuno, ed è veramente spettacolare. La mattina si sale al punto panoramico, che pure ad un certo punto si svuota perché tutti corrono al cratere.

  3. Ciao io andrò in vacanza in Indonesia tra qualche mese ed il monte bromo era una tappa che non volevo perdere, stavo cercando informazioni sui prezzi di questi tour guidati ma non trovo nulla. Tu hai un idea di quanto costi? Grazie mille 🙂

  4. Quello che ha descritto è la mera realtà. Certo è che i javanesi sanno pubblicizzare molto bene il sito.

  5. Cara Claudia, spero che a me possa andare un po’ meglio: sono in attesa di un pick-up da una jeep a Malang, alle 00.00 (sì, hai letto bene, mezzanotte) per un “giro” sul monte Bromo. E a leggerti, mi sono venute le palpitazioni…. Se posso darti un suggerimento, da quello che leggo potresti trovare notevole appagamento in Aotearoa (e cosa sarà mai?), e provare una delle sue “great walks” che offre, tutte A NUMERO RIGOROSAMENTE CHIUSO. In particolare, ti suggerisco Milford Track, Kepler Track, Routeburn Track, e se vuoi provare qualcosa di meno spettacolare ma decisamente insolito, “Tuatapere Hump Ridge Track”. Buona ricerca e buon divertimento…

  6. Ciao Caludia, ho apprezzato molto il tuo articolo, neanche io sopporto la troppa gente. Per fare un vero trekking sul Bromo in fai da te senza Jeep e turisti è necessario arrivare a Seruni Point e da lì salire fino a Kingkong hill viewpoint: quello si che è un trekking. Si trova 100 m più in basso del monte Penanjakan dove le jeep portano i turisti ma è più riservato.

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