Una Roma romana: alla ricerca di una bellezza inascoltata tra i quartieri della capitale

 

Sono una voce fuori coro lo ammetto ma, a volte senti che una qualcosa palesemente apprezzato e ricercato per qualche motivo più o meno condivisibile, non ti appartiene. Dunque ora la dico grossa, anzi la scrivo grossa: a me Roma non piace.

La prima volta che ci andai avevo undici anni ed ero in gita scolastica. Da allora diverse le occasioni, ogni volta un pezzettino. Eppure nonostante l’oggettiva bellezza e ricchezza, io e la capitale non abbiamo mai avuto un grande feeling: nonostante riconosca la grandiosa bellezza di monumenti e quartieri, per me Roma non si può leggere Amor.

Detto ciò, anche nell’intento di darmi più occasioni possibili per cambiare idea, ho trascorso un fine settimana in questa città, complice anche la comodità che ora offre la linea alta velocità verso la capitale. E una cosa di Roma l’ho sempre apprezzata: la vita di quartiere.

Si può essere a Trastevere come a Piazza Navona: giri l’angolo e fra le strade la gente – quella vera, non i politici, non i ricconi di Via Condotti, ma i romani – vivono la loro città come fosse un paese. Tutto fra loro è conviviale, a volte persino naïf… diciamo cosi!

Ho provato così a stare a Roma pensandola come una città dai tanti quartieri, oltre che chiese e monumenti, con il desiderio di vedere solo la l’urbe dei romani, ed evitando quella dei turisti, sempre tanti, troppi dentro le solite strade, davanti alle solite fontane alla ricerca di un selfie. Che cosa ho scelto di vedere e che cosa consiglio per una Roma romana? Ora ve lo dico.

Coppedè - Roma, quartieri

Ho camminato a lungo alternando le mie gambe ai mezzi pubblici e ho scelto come prima tappa il quartiere Coppedè. Prende il nome dal suo architetto questo elegante quartiere che non finiresti mai di ammirare. Dai palazzi con la portinaia e il giardino interno, alle piazze ordinate, ai magnifici fregi, i mascheroni e le facciate liberty, Coppedè è un quartiere degli anni Venti che sembra quasi uscito da una favola grazie alle sue allegorie. L’obiettivo per chi lo percorre è camminare spiando i cortili borghesi, sognando di viverci, scendendo tutte le mattine a prendere il giornale ed il latte nel negozio con la scritta vintage sotto casa e raggiungere poi Piazza Mincio, dove ammirare i palazzi più belli e l’adiacente arco di ingresso. Qui nessun turista o quasi. ho incontrato solo i romani, quelli che di sabato mattina si godono i piccoli riti della mattina.

Dalla Bocca della Verità assalita dai turisti, girando l’angolo una piacevole salita porta all’Aventino, colle su cui è stato costruito l’omonimo quartiere tanto noto per la sua storia quanto apprezzabile per gli scorci su Roma.

Fra giardini e chiese che raccontano storie di santi e martiri, anche qualche turista, ma pochi. Il panorama su Roma sembra poter essere la colonna visiva delle canzoni che cantano il suo profilo. Nel passeggiare sulla cima dell’Aventino gli unici turisti in fila li trovi davanti a un portone, il Palazzo dei Templari. Chi mi ha indicato questo posto non mi ha detto perché dovevo recarmi e fare la fila, e ciò ha aumentato la mia voglia di conoscere il motivo per cui tanta gente sostava come me. Tutti davanti ad uno spioncino, da cui, complice la primavera, Roma diventa grande come una pupilla e profuma di lillà.

Dall’Aventino, sempre camminando e ammirando i palazzi color ambra, si può raggiungere la Piramide Cesta davanti alla stazione Ostiense. La piramide fu costruita in soli 330 giorni, forse anche meno, e voluta da Gaio Cestio come suo sepolcro. La suggestione del monumento, bianco immacolato, dalle linee essenziali, nel caos dell’incrocio limitrofo, si sposa con un luogo delicato e intimo quale il cimitero acattolico limitrofo. Qui molti personaggi stranieri e non, famosi e non, hanno deciso di avere il loro meritato riposo. Tra di loro anche Gramsci.

Nel cimitero si può entrare, ammirare le tombe monumentali, fare un’offerta. Al di là della bellezza e del sentimento laico che sovviene mentre si è qui, il giardino adiacente ha il sapore di un luogo pubblico ma privato allo stesso tempo, in cui poter recuperare un po’ di forze, leggere o rilassarsi guardando i pasciuti gatti dell’oasi felina. È uno di quei posti in cui è piacevole stare anche solo per osservare quello che fa la gente.

Il MAXXI, Museo nazionale delle arti del XXI secolo, ha come vocazione la promozione della creatività contemporanea, nel quartiere Flaminio. Esso è un luogo di conservazione ed esposizione del patrimonio artistico, ma anche e soprattutto un laboratorio di sperimentazione e innovazione culturale, di studio, ricerca e produzione di contenuti estetici del nostro tempo. L’opera architettonica, dalle forme innovative e spettacolari, è stata progettata da Zaha Hadid, architetto e designer irachena scomparsa proprio lo scorso 31 marzo. Negli spazi adiacenti, le istallazioni abbelliscono uno spazio pubblico amato da bambini e famiglie.

Se poi non si resiste al fascino della Roma turistica, si può fare un salto nel salotto di Piazza Navona. Rinnovato lo stupore per le sue linee perfette, andate in cerca di Pasquino, una famosa statua parlante. Nei secoli passati Pasquino era la voce di dissidenti e anticlericali che speravano di illuminare il popolo contro il pontefice. Oggi le contestazioni trovano canali differenti, ma Pasquino non smette di essere loquace.

Pasquino - Piazza Navona, Roma

Foto di copertina: Dean Walliss

 

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