The Floating Piers: quando l’arte diventa la più riuscita campagna di marketing territoriale

I numeri sono stati da capogiro: un milione e duecento mila persone hanno visitato (e calpestato) la più grande opera di land art degli ultimi anni realizzata in Italia. Code chilometriche – io stessa in coda dalle 6 del mattino di sabato sono salita solo alle 10 – e meme virali sul web, hanno fatto di questo evento di due settimane una delle più riuscite campagne di marketing territoriale che una destinazione potesse mettere in pratica. Non solo perché con questa attività si è entrati ufficialmente nella storia dell’arte contemporanea, ma perché si è portata all’attenzione del pubblico internazionale la destinazione del lago di Iseo, fino ad oggi appannaggio di pochi tedeschi e di un turismo di prossimità.

The Floating Piers

L’arte deve essere un’esperienza condivisa e questa è stata una delle opere partecipate più riuscite, in grado di arrivare a milioni di persone, anche a chi prima di due settimane fa, non aveva mai sentito parlare degli artisti Christo e Jeanne-Claude.

L’opera The Floating Piers è stata concepita nel 1970 ma ha trovato realizzazione solo oggi, dopo 46 anni, sul lago d’Iseo. Un progetto immenso e finanziato totalmente dall’artista, attraverso la vendita delle sue opere – bozzetti e disegni ovviamente. Un’opera composta da pontili galleggianti, ricoperti di tessuto, che si estendevano per tre chilometri di lunghezza attraversando le acque del Lago d’Iseo, proseguendo lungo 2,5 chilometri di percorso pedonale a Sulzano e Peschiera Maraglio.

The Floating Piers

La sensazione è quella di camminare sull’acqua ma anche godere dell’impatto cromatico di questo lungo pontile che sotto la luce l’illuminava di sfumature dorate, quasi a sembrare un squarcio di luce nel verde-blu scurissimo del lago. Uno degli aspetti più importanti di questo progetto è stata senz’altro la sua temporaneità. Forse è proprio per questo suo aspetto di brevità che l’evento ha catalizzato un’attenzione mediatica enorme che, se gestita correttamente dagli operatori del turismo del territorio, potrà essere un volano invidiabile per il futuro, anche se nessuna traccia “fisica” rimarrà di quest’opera. Tutti materiali, infatti, verranno completamente rimossi nell’arco di tre mesi; il tessuto tessile verrà riconvertito per la produzione di nuovi prodotti, i duecento ancoraggi in cemento armato verranno polverizzati per diventare materiale di riempimento di impiego industriale e i pontili galleggianti saranno reimpiegati nell’ambito dell’industria delle materie plastiche.

Una nota personale: il fatto di non aver adeguatamente informato le persone che si stava partecipando ad un’opera d’arte è stata una lacuna. Un velo di tristezza mi ha attraversata quando Christo è passato accanto alla passerella per il suo controllo giornaliero ed è partito, solo da una manciata di persone, un timido applauso di riconoscimento. Peccato, poteva essere davvero una bella lezione di arte contemporanea per tutti.

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