A Possagno il Tempio e il Museo di Antonio Canova

Arrivare a Possagno significa lasciarsi alle spalle la pianura veneta per inoltrarsi tra le colline, un po’ come se anche la morfologia della Terra volesse creare una sorta di distacco dal resto del mondo, quasi definendo un ingresso su una lingua di terra pianeggiante che indirizza lo sguardo verso l’alto sotto il Massiccio del Grappa facendo ammirare quello che sembra un tempio greco.

La sua immagine e la sua posizione così in alto rimanda alla mente immagini appartenenti all’Acropoli di Atene in Grecia, ai maestosi e stupendi edifici classici che non siamo abituati a vedere così a nord. 

Avvicinandosi alla città il tempio sembra scomparire e nascondersi dietro gli edifici che avanzano, ma appena si raggiunge il centro di Possagno un’imponente strada in salita consente al tempio di ergersi sopra ogni edificio.

Si parcheggia l’auto e letteralmente ci si arrampica per questa salita molto ripida e lunga, tanto che sembra non terminare mai, ma forse il tempio posto così in alto serve a marcare la sua importanza e la salita così faticosa ricorda qualcosa che sa di pellegrinaggio, di scalata e quindi un percorso che possa servire a riflettere su se stessi, oppure la fatica che un’anima penitente deve fare per il raggiungimento della pace interiore, della luce, della divinità.

Arrivati sotto al tempio non si può che rimanere a bocca aperta per la bellezza delle forme e per il forte richiamo alla civiltà greca grazie al pronao dorico che sostiene il timpano triangolare. Stupenda è la vista che si gode dal portico verso il mondo esterno, le colonne scandiscono il panorama definendo scorci mozzafiato. Ritornando al tempio, si nota il fatto che la pianta sembra circolare il che collide con le forme dei templi greci e quindi ci spinge a curiosare all’interno.

Varcata la soglia dell’ingresso sembra di essere entrati all’interno del Pantheon a Roma, chiamando causa un’altra delle più grandi civiltà del mondo antico, i Romani. All’interno però il visitatore è orientato secondo un asse principale e uno secondario, strano trattandosi di una pianta circolare, tale fatto è accentuato dalla presenza di un abside che contiene l’altare maggiore a sua volta rialzato che richiama fortemente la tradizione cristiana.

In una delle cappelle laterali c’è il monumento funebre di Antonio Canova, finanziatore, progettista e costruttore del tempio per la comunità di Possagno.

Nel monumento è possibile distinguere due simboli, uno raffigurante uno scudo contenente le decorazioni di un bastone pastorale e di una mitra, forse ad indicare il suo rapporto con il papato e nell’altro lato uno scudo decorato con un serpente, simbolo del comune di Possagno, e una lira che simboleggia la poesia e l’armonia, forse ad indicare il rapporto di Antonio con la sua città Natale. Da qui è possibile poi salire in copertura fino in sommità della cupola costruita attraverso la sovrapposizione di scaglie in pietra bianca, una volta in cima ci si può godere di uno stupendo panorama che permette di vedere tutti i comuni vicini.

Conclusa la visita al tempio si discende il pendio trovandosi, alla fine di esso, proprio davanti all’ingresso della casa del Canova, ora diventata museo in suo onore nel quale sono raccolte tutte le opere presenti nel suo studio di Roma.

Il museo è contenuto nella dimora originale del Canova, cascina veneta settecentesca, con una corte adornata da un geometrico giardino, le scuderie, e la casa padronale.

All’interno del complesso c’è la famosa gipsoteca appena vi si entra, un’aria fresca accarezza la pelle del visitatore insieme ad una sensazione di purezza. L’ingresso con i gessi originali serve da preambolo alla galleria vera e propria, composta da tre sale continue coperte da una volta a botte, il tutto sui toni del bianco ma la cosa che lascia senza fiato sono le statue in marmo, che sembrano vive, esseri umani intrappolati sotto un velo di marmo, capaci di alterare le sensazioni dell’osservatore, piacevole ansia, piacere, tenerezza e ammirazione.

Proseguendo con il percorso si entra all’interno dell’ampliamento costruito dall’architetto veneziano Carlo Scarpa dove le sensazioni cambiano, sarà per la diversa tipologia di scultura ma forse anche il cambiamento dell’ambiente fa percepire lo spazio in modo diverso dal precedente. Diventa un’esposizione dove le opere d’arte non sono le uniche protagoniste ma assieme ad esse anche l’architettura contenitrice, che funge da teca e modella la luce entrante definendo lo spazio e regalando alle opere esposte delle sfumature diverse a seconda delle stagioni e degli orari della giornata.

Il resto del museo è incentrato sulla vita del Canova nella casa natale con un’ampia esposizioni di bozzetti e schizzi, ma la gipsoteca rimane il vero gioiello del museo e solo la visita a questa vale il prezzo del biglietto.

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