Escursione sull’Alta via di Forni fino ai paesaggi della Val Meluzzo

Sono appena tornato da un trekking di sei giorni e già sto scrivendo, perché tanta fretta? Perché la bellezza dell’Alta via di Forni, un anello tra le Dolomiti friulane e le Alpi Carniche, è stata una scoperta, anche se ho perso due chili.

Primo giorno

Partenza da Milano in mattinata con mio fratello e un amico, la meta è Forni di Sotto, nell’alta valle del Tagliamento. A Longarone, sotto la diga del Vajont, siamo in anticipo, perché non salire in macchina al Rifugio Padova per dare una prima occhiata a queste Dolomiti? Detto fatto, da Domegge di Cadore si sale al rifugio. Panorama superbo: prato verde chiaro, pineta verde scuro, corona di cime aguzze che si perdono nelle nuvole.

Al ritorno il patatrac: urtiamo un sasso sul bordo della strada forestale e il copertone anteriore scoppia, meno male che restiamo in strada. Le ruote sono in lega, non sono quelle originali, e la chiave in dotazione non va bene. Sei chilometri di discesa a piedi a Domegge, il meccanico non può lasciare l’officina ma sua moglie deve portare la suocera al rifugio, ci può dare un passaggio e la chiave giusta. E così ci troviamo in cinque su una Panda, davanti la giovane moglie del meccanico che guida come un pilota di rally, di fianco mio fratello piuttosto rigido, dietro noi due e la suocera in mezzo.

Prova e riprova la chiave non funziona: suocera al rifugio, moglie e fratello di nuovo giù in paese a prendere finalmente quella giusta. La ragazza non sente ragioni, lavora in officina dice, e smonta lei la gomma senza sporcarsi la camicetta bianca, tre maschi inutili e umiliati. Grazie, quanto le dobbiamo? Niente. Come niente? Niente, siamo a posto così, risale in Panda, ci saluta e se ne va.

Non è finita. A Forni di Sopra ci fermiamo dall’unico benzinaio-meccanico-gommista per vedere se può sostituirci il ruotino con la gomma giusta. Ci vogliono un paio di giorni per averla ma voi potete andare a fare il giro, lasciate qui la macchina e la ritirate domenica, se non ci sono io le chiavi le trovate nel bar qui di fianco. Quanto dobbiamo? Niente, la ruota la pagherete domenica.

Abbiamo prenotato all’Albergo Diffuso di Forni di Sotto. Diffuso vuol dire che c’è una reception centrale e le camere sono nelle case di chi partecipa all’iniziativa, noi finiamo in una casa ai margini dell’abitato con catasta di legna da ardere sotto la tettoia, orto rigoglioso e un appartamento tutto per noi.

Secondo giorno

Zaino in spalla, partenza da Forni di Sopra per il Rifugio Flaiban Pacherini (1587 metri). In alto un muro di cime chiude la valle, è là in mezzo che dobbiamo arrivare. Prima di passare il ponticello sul Tagliamento e iniziare la salita passiamo di fianco alla centrale comunale che fornisce il teleriscaldamento agli abitanti di Forni, sono avanti questi valligiani. Finché si sta nel bosco tutto bene ma non c’è visuale, quando si esce sui ghiaioni e tra i mugheti il panorama si apre ma il sole picchia e si suda.

Sulla destra le torri delle Cime Fantulina si perdono nella nebbia. La salita non è lunga, un paio d’ore e arriviamo al rifugio giusto in tempo per assistere a una discussione tra il giovane gestore e una un po’ meno giovane signora. Arriva da San Francisco, sembra voglia fare la GTA (Grande Traversata delle Alpi), ha uno zaino enorme, nessuna mappa e non sa bene dove deve andare. Il gestore spiega e rispiega la traversata per il Rifugio Pordenone, lei dice di non aver capito, fa una foto col cellulare alla mappa esposta nel rifugio e parte. Non hanno parlato di dispersi nei giorni seguenti per cui da qualche parte è arrivata.

Noi dopo un piatto di pasta saliamo verso il Passo del Mus per vedere il torrione Comici e la famosa ferrata Cassiopea. Il torrione emerge cupo dalle nuvole e incombe sulla valle, della famosa ferrata nessuna traccia, probabilmente sale dal lato opposto. A dare colore all’ambiente severo le fioriture tardive: robusti rododendri fucsia, graziose campanule azzurre e delicati garofanini rosa.

Terzo giorno

Pronti via e subito 600 metri di salita senza un metro di riposo verso Forcella Fantulina Alta (2175 metri). Giornata splendida, sole pieno e aria fresca, me la godo tutta da solo perché gli altri due mi mollano subito. Poi mi superano due tedesche, madre e figlia, pazienza, sono ancora giovani. Arrivano e mi salutano due sposini bergamaschi, vabbè, hanno premura. Infine due uomini e due ragazzi mi raggiungono e mi lasciano sul posto, loro chiacchierano tranquilli, io sono senza fiato, stanno provando il percorso della Sky-Race delle Dolomiti Friulane che si correrà a fine agosto, 21 chilometri, 1600 metri di dislivello, tempo massimo sei ore. E meno male che il sentiero è poco frequentato.

Sbuchi in cima finalmente e il panorama ti ridà il respiro: davanti la lunga Val di Guerra si perde in fondo a una curva, le pinete si sfilacciano nei ghiaioni che scendono dalle cime circostanti, sulla sinistra, dietro la Cima di Val di Guerra, la tozza mole del Pramaggiore aspetta le prime nebbie. Se ti giri a guardare la strada fatta respiri ancora più a fondo, oltre la valle di Forni catene di monti azzurri si perdono all’orizzonte, le Alpi Carniche poi i monti della Carinzia.

L’idea era quella di fare una deviazione verso la Forcella del Mus dove il giorno prima una coppia di Garmisch incontrata al rifugio aveva fotografato uno stambecco dalle corna enormi, ma uno sguardo alla traccia di sentiero e uno a quanto ci manca per arrivare al Rifugio Giaf ci portano a più miti consigli. La Forcella dell’Inferno (2230 metri) è a duecento metri e bastano questi duecento metri per entrare nel cuore delle Dolomiti: lo sguardo scende verso valle superando lunghi ghiaioni, vasti mugheti e scampoli di lariceto, e risale verso una splendida bastionata di creste dentellate e picchi aguzzi che scompaiono nelle nuvole, è la Val di Brica chiusa all’orizzonte dalle vette dei Monfalconi.

Mi perdo nella bellezza lontana ma vengo subito riportato alla realtà più vicina da cenni silenziosi dei miei due compagni, uno stambecco è sbucato dalle rocce a una decina di metri da noi, è una femmina, immobile aspetta il cucciolo che titubante e sospettoso scende dalle rocce e di nuovo vi scompare con la madre. Più in giù sul ghiaione un’altra femmina bruca tranquilla i radi fiori e si sposta solo quando arrivo lungo il sentiero a non più di cinque-sei metri.

Altra forcella, quella di Val di Brica (2088 metri) e altro magnifico panorama: in basso splende il verde dei prati della piana del Campuros circondata da lariceti che le ombre rendono più cupi. Pausa nel verde del pianoro per ammirare la Cima Urtisiel e i Monfalconi sullo sfondo ma ormai a questa bellezza abbiamo fatto l’abitudine. Convinti che il più è fatto scendiamo alla Casera Valmenon. Ragazze in pantaloncini e ragazzi dalle facce bruciate dal sole, sono americani, si preparano a passare la notte alla casera, noi tra poco riposeremo al Giaf.

Forse ci vorrà un po’ di più, il sentiero che corre in costa verso la Forcella Urtisiel (1990 metri) non finisce mai. Ma regala sguardi interminabili verso la lunga Val Meluzzo e il coro di montagne che la circondano, siamo davvero nel mondo delle Dolomiti. L’ultima rampa è facile, un sentiero che attraversa radi mughi, poi arrivi in cima e il sentiero finisce. Con calma ci portiamo due metri più avanti e rivediamo il sentiero: una striscia di ghiaia franosa che precipita a zigzag nella valle del Giaf, laggiù in fondo.

Rassicuro mio fratello, sulla cartina è segnato con trattini rossi e non con puntini rossi quindi vuol dire che non è difficile ma tra il dire e il fare c’è di mezzo un quarto d’ora di discesa in religioso silenzio. Poi ritorna normale, cioè pieno di sassi che rotolano ogni volta che ci posi il piede e di gradoni spacca gambe, di fronte un nuovo muro di pareti grigio rosa che salgono verso la Cridola, continuo a fermarmi a fare foto per riposare un po’.

Dalla Forcella Urtisiel al Rifugio Giaf (1400 metri) ci sono 800 metri di dislivello, due giri di pista per chi se la tira facendo running, i miei due compagni impiegano un’ora abbondante, io di più, il più matto di quelli che fanno la Sky-Race delle Dolomiti ha impiegato poco più di dieci minuti.

Venerdì prossimo con il racconto prosegue verso le Alpi Carniche con il racconto delle ultime tre giornate!

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